Nacque bella, luminosa ed intrigante. I tanti di allora ne rimasero affascinati e, tutti, nessuno escluso, coltivavano nel loro cuore un desiderio incontenibile di guardarla. Il tempo passava e il suo splendore era tale da offuscare la luce del sole. Presto, tutti gli uomini del mondo, poterono vederla e l’umanità se ne innamorò. I suoi modi e le sue maniere erano irreprensibili, e la sua grazia, disarmante. Aveva ricevuto un’educazione severa ma, priva di imposizioni, così da non prevaricare mai i limiti del buon senso. La sua voce era sommessa e rincuorante, e il suo dire era così chiaro e netto, da non dare luogo ad interpretazioni diverse da ciò che aveva in animo. Il suo cuore era trasparente, e il suo sorriso conciliante. La sua vita trascorreva serena. Amava parlare con tutti, del presente e del passato; prevedeva il futuro e lo descriveva con tanta dovizia di particolari, da lasciare tutti a bocca aperta. L’umanità tutta la acclamò come una dea mandata dal cielo, portatrice di speranza, di gioia e di fratellanza. La giovane Dea cantava, rideva, e faceva sognare. La solitudine del mondo sembrava essere stata sconfitta e, oblio e spensieratezza, riempivano i vuoti dell’umana esistenza. Il padre padrone, era alquanto fiero della sua preziosa creatura, certo del suo rigore morale, in virtù di tutti i principi e valori umani, che le erano stati trasmessi, dopo una vita passata a lottare per la libertà.
Con il trascorrere del tempo, la piccola Dea divenne donna, e la sua magnificenza fu totale. Fu proprio allora, che il padre si ammalò gravemente, lasciando la figlia, nel più profondo smarrimento. Un giorno, un piccolo frate dalle grandi orecchie e dall’atteggiamento alquanto curioso, venne a far visita al moribondo che, nel frattempo, aveva perso il lume della ragione.
"Se sono ridotto in questo stato, è solo colpa tua.” diceva alla figlia" Per la tua vanità hai distrutto la mia vita. Vattene per sempre, che io possa così ritornare a vivere. Che il cielo ti maledica.”
Il frate si affrettò a calmarlo, e promise al vecchio padre che si sarebbe preso cura della bellissima figlia. Sotto le vesti di quello strano servitore di Dio si nascondeva, aihmé, un ricco mercante, analfabeta e senza scrupoli che, in breve tempo, trasformò la casta donna, in una femmina volgare, bugiarda e senza vergogna. Ogni valore, ogni principio, ogni barlume di dignità, erano stati per sempre cancellati dal cuore e dall’anima di quella donna, un tempo Dea.
“Ecco la mia creatura!” gridava alla gente il piccolo impostore.
“Io le ho donato la ragione, la preveggenza e il potere; se cercavate la libertà, la felicità, il piacere, eccovi accontentati, lei vi darà tutto questo, e niente in cambio chiederà. Guardatela, ammiratela, amatela, lei veglierà su di voi, e darà vita ai vostri sogni.”
La platea ammutolì; per un istante infinito, il tempo, sembrava essersi fermato. Poi, fra le schiere dei più miserabili, qualcuno gridò a gran voce:
“Siiiii, facci sognare. Nuda! Nuda! Nuda! Nuda!”
Al grido di “Nuda! Nuda” si unirono le fila degli ignoranti, e poi quelle dei vagabondi, dei cornuti e degli usurai e poi le fila dei borghesi benpensanti, dei mercanti, dei religiosi, dei servi e degli schiavi.
E alla fine tutti, in una sorta di delirio perverso, come le anime perse di un girone infernale, in un corale e disgustoso vociare, fra schiamazzi, turpitudini, sghignazzi e battiti di mano, alla fine tutti consacrarono la nuova Dea all’invocazione di “Nuda! Nuda!”.
Lei, molto lentamente, si liberò delle poche vesti che avvolgevano il suo splendido, avvenente corpo e, quando fu completamente nuda, si concesse alle turpi voglie della folla farneticante.
Il giorno seguente, il mondo non era più lo stesso, e tutto divenne follia. La TV commerciale, aveva così per sempre scalzato la democrazia, schiacciando l’umanità sotto il peso del suo potere, necrofilo ed assoluto.