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Quella mattina il cielo era grigio. Tutto era coperto da uno spesso strato di nebbia.
Salendo in metropolitana, Cassie non poteva fare a meno di pensare che quel cielo si intonava perfettamente al suo stato d’animo.
Osservò il cielo. Di una cosa era certa quel giorno. Il sole non si sarebbe visto. Poi il suo sguardo vagò oltre i passeggeri della metro. Nessuno parlava. Tutti erano indaffarati in qualcosa. Chi ripeteva per qualche esame imminente, chi leggeva un libro, chi aveva lo sguardo chino sul proprio cellulare. Quel giorno Cassie non potè fare a meno di pensare alla sua vita, vita che ben si rifletteva con il cielo grigio della città. Si trovava a Londra da poche settimane per lavoro ed era stata subito inghiottita dal frenetico mondo della metropoli. Lavoro, lavoro, lavoro. Solo lavoro. Lei aveva bisogno di tempo per pensare, per riflettere su quanto la sua vita fosse cambiata negli ultimi mesi. Non che si lamentasse. Il lavoro andava a gonfie vele. Tutti i colleghi pendevano dalle sue labbra. Lei però si sentiva sola. Ogni mattina si guardava allo specchio e notava i suoi occhi spegnersi sempre di più. La sua vita sembrava un vecchio film già visto. Il peggiore dei film già visti. Proveniva da una famiglia agiata, aveva conseguito ottimi risultati nelle migliori scuole, un ottimo fidanzato, e bla bla bla. Eppure lei odiava quel mondo di falsi diamanti in cui lei viveva. Tutto programmato, tutto già scritto, come il finale banale di un qualsiasi romanzo d’amore. Lei voleva vivere, voleva provare il gusto di fumare marijuana, di prendersi una sbronza infernale, di innamorarsi di un operaio qualsiasi di una qualsiasi azienda di un qualsiasi paese. Voleva liberarsi di tutto quel mondo di finte apparenze. Voleva avere amiche vere, non quelle Ricche Von Ricchelis che si ritrovava. Voleva avere un’amica vera, un’amica con cui ridere fino a scompisciarsi, un’amica con cui parlare di tutto, senza convenzioni, senza etichette sociali. Cassie si domandava, però, se lei potesse veramente essere in grado di abbandonare quella sua gabbia di cristallo per una vita più vera. Non fraintendiamoci, a lei quella vita piaceva nonostante le stesse stretta. Voleva solo provare un surrogato di emozioni vere, voleva sorridere per davvero e non perché c’era un qualunque Dirigente Von Dirigentis di una qualsiasi multinazionale a una qualunque cena d’affari a casa sua. Il primo passo per rinascere, pensò Cassie, è liberarmi del mio passato. Smettere di essere ciò che ero e iniziare a pensare a ciò che sarò. Aveva architettato tutto. Inscenare un finto suicidio. Se poi fosse morta davvero, sperava solo di finire all’inferno. Ricominciare da zero. Con il suo operaio qualsiasi e regalarsi una vita vera. Una famiglia vera che l’amasse per davvero, non come gli stupidi dei suoi genitori che l’avevano sempre sfoggiata come una bellissima bambola, oltretutto straordinaria perché provvista di intelligenza. No. Cassie sarebbe rinata. C’era solo una cosa da fare: scendere dalla metro e buttarsi dal ponte.
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Utente Anonimo
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