Quando ero bambino
camminavo sui prati,
rincorrevo grilli d’estate
e spesso ingenuamente inciampavo.
Mi riallacciavo le scarpette,
quelle rosse
che mia madre mi fece scegliere in una rovente mattina di Agosto
nel più bel negozio della città.
Respiravo profumi, vivevo di suoni, camminavo alla scoperta del mondo.
Poi ho perso la strada.
Perché il dolore ti fa cadere e spesso i lacci delle scarpe si usurano,
si attorcigliano formando un incastro perfetto,
un enigma da risolvere,
Una via da trovare.
E così la bellezza lascia il posto al disincanto.
Ti ritrovi coi tuoi anni
e quel tuo irrefrenabile impulso a rimandare.
Tanto... c’è tempo.
Si, c’è tempo e abbiam bisogno di questo ottimismo,
di credere che Domani sia il giorno giusto,
che domani splenderà il sole e
sarà lui a illuminere il nostro viso sorridente
come in quei lunedì che partono male,
dove non ti aspetti niente,
Ma poi ti sorprendono.
Ti dico il mio segreto e so che saprai comprenderlo:
Fratello mio,
Non aspettare.
Tu esisti,
Tu insisti,
perchè non c’è giorno che vada lasciato andare.
Adesso è il momento giusto,
È il momento del coraggio,
È il momento di dare ascolto a quell’istinto
che scalpita sulla linea di partenza
di una pista da percorrere.
Tu fatti sentire,
chiedi il conto a ogni fermata e poi riparti da zero,
come se non lo avessi pagato mai.
Chiedi in prestito alla vita un giorno per fare bene
E lei te ne darà cento.
Si muore a stare seduti comodi nel mezzo.
Io, invece, voglio un posto accanto al finestrino,
Un raggio di sole,
Una canzone
E un viaggio che non sa aspettare.