Negli anni 70/80 alle elezioni comunali sono stato un presidente di seggio rigoroso, a partire dall'identificazione degli elettori, e uno di questi, un po' bullo, volle darmene atto a modo suo.
Strizzato nei jeans super scoloriti, e nella maglietta due taglie di meno, con le rotondità ben evidenziate, camminando “alla Borgatara”, con andatura come fosse Ninetto Davoli, il ricetto pasoliniano e perfetto Andreuccio boccacciano, entrò nella cabina centrale, la n. 2 dove, ce ne accorgemmo tutti, si stava trattenendo più degli altri.
Chiesi ad alta voce se si sentisse male, se avesse bisogno di qualcosa, se potevamo fare qualcosa per lui.
Rispose dall’interno con un mugugno, uscì lesto dalla cabina, quasi un coatto alla Carlo Verdone, e volle deporre lui stesso la scheda nell'urna stringendola forte fra le dita, comprimendola quasi che la feritoia fosse troppo stretta, riconsegnò la preziosa matita copiativa, ritirò il proprio documento di identità tutto sbrindellato e si diresse verso l'uscita. Sulla soglia della porta si voltò verso di noi rivolgendoci uno sguardo quasi sprezzante, rigirando verso l’alto le palle degli occhi e regalandoci un sorriso prima enigmatico e poi disdegnoso.
Al momento dello spoglio capimmo tutto: una scheda, un po' panciuta, quadrotta come un toast alla borgatara, conteneva una succosa fetta di salame casereccio e sulla scheda campeggiava una frase in stampatello assai incerto e irregolare, scritta con la matita copiativa:
E QUESTA FETTA È PER IL PRESIDENTE!
Uno sguardo d'intesa fra me e la vice presidente, una signorina attempata e arcigna, un mio cenno del capo verso la cabina mentre il segretario mi guarda smarrito pensando al verbale, e lei si alza subito, entra lesta nella cabina n. 2, ne esce immediatamente e comunica a tutti, indispettita:
«A terra è pieno di briciole di pane, casereccio, come quel salame. C'è anche qualche filo di buccia. Se non stavo attenta scivolavo».
Un’altra componente del seggio, incuriosita, volle verificare di persona, seguita dal giovane segretario che secondo me quella biondina l’avrebbe seguita ovunque.
«Lo sospettavo, quel simpaticone ha fatto comodamente merenda prima di annullare il proprio voto», commentai io, dicendo poi al segretario: «Verbalizza: NULLA! E basta con questo alzarsi e sedersi».
Il piantone incuriosito dall’andirivieni si affacciò sulla soglia...
… nel seggio accanto al nostro non capirono il perché di quella fragorosa e liberatoria risata collettiva...