Camminavo a piedi nudi in quei giorni assolati di primavera - non ero che un bambino. Attraversavo quell’infinito campo profumato di viole, saltando fossati di acqua immacolata, fino ai margini della fattoria - e un profumo di stalla, di latte e di fieno si mescolava come fragranza all’odore dell’erba appena tagliata. Dentro quell’atmosfera tersa da ogni contaminazione, tutto era bellezza, e pace, e armonia. Il mio piccolo cuore pompava goloso l’immensità del cielo e ogni emozione, bagliore e suono si facevano estasi e trascendenza.
E poi arrivarono le fabbriche… e niente fu più come prima. Rumori di ferraglia, di magli e di catene, profanarono quel silenzio perfetto e tutti avevano qualcosa da dire… tutti avevano qualcosa da dire… tutti avevano sempre qualcosa da dire.
Così, un chiacchierio assordante avvolse il mio piccolo paese per sempre.
Il Nulla avanzava divorando e fagocitando ogni cosa! Il mio infinito prato di viole scomparve sotto un grande centro commerciale, e così il fossato e la fattoria. I canti crepuscolari delle donne furono messi a tacere per sempre, mentre la televisione, imperturbabile, dettava le sue condizioni.
Frigoriferi e lavatrici invasero le cucine, e mobili di truciolato spodestarono i tavoli e le madie di castagno.
E con la TV arrivò la spazzatura, e poi le scorie tossiche, i rifiuti speciali e la discarica, e mentre tutti avevano sempre qualcosa da dire, la bruttezza sferrava il suo colpo finale pianificando e approvando l’idea di un grande inceneritore. Così il mio piccolo paese era sparito, devastato e stuprato dalla stupidità umana – sterminato di ogni sua bellezza e magia, trasformato in un lugubre cimitero di zombi parlanti, incapaci di amare, di pregare e di gioire.
E presto, le mani degli uomini, furono incatenate alle ragioni del profitto e del potere, asservite alle logiche di una catena di montaggio; mani, umiliate dalla loro funzione primigenia, e degradate ad ammennicolo, costrette a produrre orrore, rifiuti e distruzione - loro, le mani, espressione della nostra volontà, estensione dei nostri desideri, corpo e sostanza dei nostri bisogni, e dei nostri sogni.
Oggi, uno spettacolo agghiacciante di scempio e di bruttezza, scandisce la nostra quotidianità, e un’inconscia e persistente paura, tradisce ogni sentimento di felicità e di amore.
Non troveremo pace in un mondo affollato di mostruosità e di vergogna, né la gioia e l’amore, potranno mai davvero abitare il nostro cuore.