Continuo a fare ancora lo stesso gioco da sempre, quando sono in macchina e fuori è già buio.
Da piccola mi riusciva meglio perché dal sedile del passeggero era più facile spostare lo sguardo dalla strada e tenere la faccia incollata al finestrino, adesso è meglio restare concentrata sulla guida.
Già guido poco e mal volentieri quindi meglio evitare distrazioni.
Lo faccio solo ai semafori, ma qui ormai hanno costruito solo rotatorie quindi ho un gioco in meno da fare.
Odio i grandi quando mi rubano i giochi.
Anche i passaggi a livello, spariti, eppure li trovavo terribilmente romantici. Aspettavo il treno e fantasticavo sulle persone che mi sfrecciavano davanti velocissime. Chissà da dove tornavano, chissà dove andavano, chissà se avevano avuto una buona giornata, dicevo.
La vita dentro le case degli altri.
Mi piaceva immaginare, guardando le luci accese dietro le tende, storie di ordinarie quotidianità. Storie di famiglia, la mamma che prepara la cena, i compiti da finire. Chissà se in quella casa c'è un cane?
Avrei sempre voluto avere un cane. Non ho mai avuto un cane.
Le luci blu erano le mie preferite. Erano le luci delle tv accese, quando ancora si stava tutti insieme nella stessa stanza e il papà decideva il programma da guardare. I bambini a letto presto, svelti a lavarsi i denti, preparare la cartella, una favola, il bacio della buonanotte, una lucetta scacciamostri accesa sul comodino, quelle che magari proiettano stelline sul muro.
Chissà se esistono ancora queste storie?!
Ma intanto sono arrivata a casa.
Ciao gatto.Hai fame? Io no. Spengo le luci e vado a dormire. Dietro le mie tende non ci sono storie da raccontare.