-Cosa c'è?
- Niente.
-Niente! Se non c'è niente perché hai quella faccia lì?
- Ma niente, sono annoiata, mi piacerebbe andare da qualche parte. Perché non andiamo al lago,
oggi è giorno di mercato, c'è il sole, facciamo un giro tra le bancarelle, c'è quella signora che ha libri vecchi, ci sono quei due o tre ambulanti che hanno cose antiche, beh, antiche, vecchie, ecco. Lo sai, quei piccoli bicchieri da liquore, da rosolio, magari ho fortuna e ne trovo qualcuno interessante, sai, anni trenta... Mi piacciono così tanto quei vetri così sottili, è tutto più buono nel bicchiere adatto. Le cose vecchie sono evocative, ti portano in un altro tempo...
-Al mercato al lago? Di sabato mattina? Ci sarà il mondo, al mercato, no no, vengono fuori tutti i milanesi, la coda sulla superstrada poi, no, grazie.
- Già, hai ragione...Potremmo fare un giro nel bosco, trovare qualche fungo che è sfuggito ai razziatori della mattina presto...
-Sarà tutto bagnato, ci sporchiamo di fango poi sporchiamo la macchina, tutto da pulire... per due funghi...
-Ma dai, lo sai che poi troviamo sempre qualcosa di bello da vedere... e quando torniamo ci facciamo un tè, stiamo al calduccio sotto una coperta. Poi facciamo il risotto con i funghi!
-A dire il vero, pensavo di andare a vedere un paio di automobili, oggi. Mi piacerebbe vedere quel modello nuovo, sai, quello che ho visto in giro ieri.
(Da un concessionario di sabato pomeriggio? Ancora? La tua auto ha solo due anni, poi. Un'altra volta no... tre ore mentre tu parli con un venditore di prestazioni, di prezzi, di quotazione della tua auto e condizioni, io che fingo interesse tenendo gli occhi incollati al culo di un'auto nuova per non guardarti e lasciarti capire che non me ne frega un cazzo, per non farti indisporre, cazzo, un pomeriggio sprecato!)
-Ma sì, potremmo. Ok, andiamo a vedere quella macchina (c'è il sole, non fa ancora freddo, i funghi, le castagne, il mercatino; invece, un altro cazzo di concessionario o un altro cazzo di caffé da uno dei tuoi parenti, no...).
-Cosa c'è?
-Niente.
Silenzio.
Arriviamo dal concessionario, tu hai messo il muso perché non parlo (sai benissimo perché sto zitta) e torni indietro, non scendiamo neppure dall'auto.
-Perché torni indietro?- ti chiedo.
Silenzio.
Torniamo a casa tua, non parli. Ci sediamo al tavolo in cucina, accendiamo una sigaretta. Silenzio.
Arrivano le cinque, le sei, un paio di programmi idioti in tv, un pomeriggio sprecato, uno dei tanti, troppi pomeriggi sprecati.
All'ora di cena mi dici:
-Andiamo al supermercato? Il nostro, quello piccolino che ha tante cose buone, potremmo prendere
quei ravioli freschi, quelli con i funghi, eh?
-Sì, andiamoci. Io scelgo il vino- rispondo, sollevata da quelle due parole che hai tanto faticato a tirar fuori.
Dopo il vino passa tutto. Anche il pensiero che sarebbe stato più bello raccogliere noi i funghi, fare i ravioli e cucinarli dopo un bel pomeriggio nel bosco, che sarebbero stati più buoni.
Passa anche il pensiero del mercato, dei bei libri e dei piccoli e allegri bicchierini di una volta che non ho potuto vedere né acquistare.
Dopo il vino, la tv, un divano a testa, tu ti addormenti subito e rimango da sola a guardare un fim che visto in due sarebbe stato più bello.
-Cosa c'è? -mi chiedi.
-Niente, non c'è proprio niente...