Io non so mentire, non so neppure nascondere i pensieri, se ne volano in giro, disegnano un'espressione sulla mia faccia, mi balenano negli occhi ed ecco che l'altro intuisce che avrei cose da dire ma mi sto trattenendo; per quieto vivere sto zitta, ma viene interpretato come un atteggiamento giudicante, un giudizio silenzioso, il tipo più odioso.
Se percepisco una bugia o più bugie, per un po' fingo di non aver intuito, cerco di comprendere e, se mi sta bene, almeno per un po' di tempo sto zitta. Ma mi allontano, a volte lentamente, più spesso bruscamente, mi raffreddo e mi spengo, come fanno le stelle quando muoiono.
Non è un risultato da nulla, visto che sono paranoide e, di fatto, non mi fido di nessuno, riuscire a sopportare qualche bugia.
Tempo fa e più di una volta ho voluto perfino mentire a me stessa, dirmi che sì, provavo qualcosa, un sentimento che invece non provo più da decenni, l'innamoramento.
Penso che sia tutto funzionale al mio bisogno di capire me stessa. Credo, almeno altrimenti non me lo spiego questo raffreddamento del cuore e dei sensi. Le bugie causano sempre problemi, come nella mia famiglia, come nelle relazioni. Sì certo, esistono le bugie bianche, innocue, per non far del male o per trovare un po' di tempo per se stessi, il silenzio, una serata con me e basta, sì. Ma le bugie vere, gli inganni, portano solo guai e lontananza.
Essere ingannata per me equivale a ricevere una coltellata tra le scapole e se l'inganno è esposto a tutti è ancora peggio, è una presa per il culo.
Io non lo faccio, tutto viene a galla prima o poi ma non è questo il motivo che mi fa essere sempre sincera: io non posso farne a meno.
Ho finto ancora una volta di credere, sono stata al gioco, i vantaggi erano indubbi, lei era bella e, beh, malata quanto me, per nulla spaventata dalle mie fantasie morbose, cercava proprio quelle e io anche.
Ma l'ultima bugia è stata così stupida da essere offensiva. Non c'è da stupirsi se abbia messo da parte anche lei, come un giocattolo rotto. Lo era, in effetti. Troppo bisogno, io disprezzo il bisogno. Il bisogno e le ossessioni sono corrosivi, portano una persona a mentire sempre, come un tossico o un alcolista o un giocatore d'azzardo. E quando mi sale dentro, il disprezzo, mi spengo.
L'anno scorso mi sono inventata un amore, mi ripetevo di provarne, ci volevo credere, ci ho scritto sopra. Ma la vocina che ho nella testa da sempre mi diceva che era un inganno. Bello per un po', ma me la raccontavo.
Aprile. Ad aprile ho visto per l'ultima volta mia madre ancora in vita, ad aprile lei, ancora un'altra lei, mi ha detto quella bugia di troppo, ad aprile, la mia stella ha iniziato a raffreddarsi e sono di nuovo morta dentro.
Non sono neppure il tipo di persona che schiacci un chiodo con un altro chiodo, mi pare falso e squallido, non è davvero da me.
Potrei raccontare di ciò che facevamo, di come lo facevamo, della profondità della tana del Bianconiglio dove siamo riuscite ad arrivare ma non ne ho voglia, tanto sono ferma. Ci vorrebbe un'esplosione nucleare o un Big Bang, adesso, per rimettere in moto i nuclei di nuove stelle e farle bruciare.
Avrei ancora tanto da esplorare, tanto da assaggiare, tanto da sezionare per guardarci dentro. Aspetterò un Big Bang o una lieve reazione chimica? Non lo so.
Le bugie che ho ascoltato nella mia vita sono state così tante, quante ancora ne sopporterei?
Mia madre mi ha detto una sola cosa buona, da madre, in tutti questi anni: "non dare tutto il cuore, tienine un po' per te."
Mamma, non ce n'era bisogno, ho imparato sin da bambina a tenere il mio cuore al sicuro, tanto bene che continua a battere anche senza di te, di loro, di tutti. È triste? Sì, lo è, profondamente, come tutto ciò che mi muove. Mi muovo grazie a forze che stanno ben sotto alla superficie, con lentezza, senza soste. Perfino da morta mi sto muovendo. Ora sono un enorme pianeta ghiacciato, ho giornate lunghe anni, rivoluzioni lunghe secoli, attraggo milioni di meteoriti ma non possono che scheggiarmi solo il ghiaccio della crosta al suolo. E posso resistere anche al Sole.