Non c’è una sola cosa, una sola, di tutto questo seducente Luna Park tecnologico che possa equivalere o essere equiparata alla straordinaria potenzialità e forza creatrice trascendente delle nostre mani.
Quell’enorme, immenso e inestimabile patrimonio di bellezza e di cultura che, ancora oggi, dopo millenni di storia noi abbiamo il privilegio di ammirare e di godere, è l’opera sublime delle mani dell’uomo, che concentravano in loro la forza, la sapienza, la saggezza, la creatività e la passione, per plasmare e dare forma all’immagine del divino che è in noi. Mani che scolpiscono, che dipingono. Mani che modellano, che forgiano e impastano. Mani che impugnano, si difendono e combattono, mani che scavano, che arginano, che dissodano, che seminano, e che raccolgono. Mani che mungono, che intarsiano e che ricamano. Mani che annodano, che intrecciano. Mani che bevono alla sorgente eterna, per dissetare la sete di bellezza e di armonia. Mani che pregano!
E poi arrivarono le fabbriche e niente fu più come prima. Rumori di ferraglia, di magli e di catene profanarono quel silenzio perfetto e tutti avevano qualcosa da dire… tutti avevano qualcosa da dire... tutti avevano sempre qualcosa da dire.
Così, un chiacchierio assordante avvolse il mio piccolo paese per sempre.
Il Nulla avanzava divorando e fagocitando ogni cosa! Il mio infinito prato di viole scomparve sotto un grande centro commerciale e così il fossato e la fattoria. I canti crepuscolari delle donne furono messi a tacere per sempre mentre la televisione, imperturbabile, dettava le sue condizioni.
Frigoriferi e lavatrici invasero le cucine e mobili di truciolato spodestarono i tavoli e le madie di castagno.
E con la TV arrivò la spazzatura, e poi le scorie tossiche, i rifiuti speciali e la discarica, e mentre tutti avevano sempre qualcosa da dire la bruttezza sferrava il suo colpo finale pianificando e approvando l’idea di un grande inceneritore. Così il mio piccolo paese era sparito, devastato e stuprato dalla stupidità umana. Sterminato di ogni sua bellezza e magia, trasformato in un lugubre cimitero di zombi parlanti, incapaci di amare, di pregare e di gioire.
E presto le mani degli uomini furono incatenate alle ragioni del profitto e del potere, asservite alle logiche di una catena di montaggio. Mani umiliate dalla loro funzione primigenia e degradate ad ammennicolo, costrette a produrre orrore, rifiuti e distruzione, loro, le mani, espressione della nostra volontà, estensione dei nostri desideri, corpo e sostanza dei nostri bisogni e dei nostri sogni.
Oggi uno spettacolo agghiacciante di scempio e di bruttezza scandisce la nostra quotidianità e un’inconscia e persistente paura tradisce ogni sentimento di felicità e di amore.
Non troveremo pace in un mondo affollato di mostruosità e di vergogna, né la gioia e l’amore, potranno mai davvero abitare il nostro cuore.
Gianni Tirelli