Hanno soppresso il buon sapere delle querce e
dei tronchi robusti lungo la strada.
Alberi immobili e pensanti.
Hanno visto passare
uomini e donne
nei loro vestiti tutte le stagioni,
e hanno visto passare me
in bici
col cuore spezzato e il dopo sbronza.
C'erano anche la scorsa notte quando la pioggia ha distrutto il canaio di cavi in gomena
e nemmeno una parola
da parte loro.
Malgrado si possa pensare
di fare a meno degli alberi
e non dell'elettricità.
Ora stanno lavorando a quello che rimane della corteccia.
Tre grossi uomini e
un grosso albero
smantellato alla bell'é meglio
da tre grossi uomini
che non sanno cos'è il sapere.
Così
avresti voglia di buttarti via
già lo sai.
Qualcosa ti tiene ancora su,
intanto bevi la tua birra
tra poco passerai al whisky,
devi fare un solo buono e inutile discorso,
a te stesso;
ancora una volta.
Fuori é freddo,
non sai più dov'è casa.
Hai pianto,
non sei sorpreso.
Alzati,
prendi in mano il tuo destino.
Racconta delle notti
in cui avevi l'audacia di un leone
e al bar sorridevi a tutti,
e le ragazze ti sorridevano.
Racconta di lei
che hai tanto amato;
di' che ti piaceva la sua bocca,
il colore dei suoi capelli,
il suono della sua voce.
Non importa se é andata via
ricorda,
perché tu c'eri,
sai com'è stato.
Quando siamo andati
siamo stati in tanti posti:
alcuni interessanti,
altri strani.
Abbiamo visto figure,
tramonti, strade.
Non abbiamo riconosciuto nessuna di queste cose
perché i nostri occhi
erano protesi,
pronti ad accoglierci.
Non sarà
il calore del tuo maglione
col collo alto sulle calze nere.
Non sarà
la voce tua sul mio petto,
i capelli sul cuscino,
il vino che versavi nei calici
che si rompevano,
e ricompravamo
una Domenica pomeriggio.
Nemmeno il vetro sul pavimento.
Non saranno
le passeggiate,
le guance arrossate,
le giacche di velluto,
le sigarette fumate con la porta aperta,
la musica classica,
i vetri inumiditi nei giri in auto.
Soltanto stagioni che muoiono
e ricominciano.
Avevamo il bere,
eravamo giovani e innamorati.
Avevamo la strada,
le scarpe consumate
la pella bruciata dal sole.
C'erano gli anni,
e quelli avanti ancora migliori;
le stelle dalla nostra parte,
gli dei avrebbero scommesso volentieri su di noi
se non avessimo rovinato l'alba.
Ho guardato
per scorgere meglio
con la speranza di incontrati
un milione di volte.
Ti ho cercata
in tanti posti,
non c'eri:
nemmeno sapresti di esserci già stata.
Eri alle mie spalle:
le gambe incrociate al solito,
la sciarpa rossa fino ai piedi.
Tua sorella piangeva,
speravo fossi tu.
Non so cosa mi piaceva di te.
Del tempo in cui ridevamo
e i nostri occhi si cercavano
per tutta la stanza.
A te leggevo
parole di
un libro dimenticato
che non sapevi riempire di significato.
Non mi manchi come un tempo.
Quel tempo distante,
denso come il sangue.
Non mi manchi come un tempo,
ma io ti penso ancora.
Avremmo un'altra ora
se non ci fossimo persi.
Berremo al sole di pomeriggio
fino a notte fonda.
La luna ci bacerà,
il vento
danzerà sulle nostre spalle.
Guarderemo le barche approdare
al nostro piccolo regno
fatto di piccole cose,
e le sterne stagnarsi sull'acqua.
Guarderemo i colori
e il tramonto
ci troverà senza presunzione.
Ci guarderemo negli occhi
pensandoci
al passato.