Zaccaria dorme quasi sempre, ma riesce a mangiare tutti i giorni, nonostante non lavori.
Vive alla giornata e non ha un problema. Anzi, ne ha solo uno. Il suo unico problema è che mena.
Ognuno di noi nel corso della propria vita si è forse trovato, almeno una volta, suo malgrado nell’inevitabile condizione di dover menar le mani. Zaccaria non occorre neanche provocarlo. Lui dà botte e basta.
Mena tutti i giorni, e a voler essere precisi più volte al giorno.
Poi senza alcun livido se ne ritorna a dormire, si sveglia e mangia, quindi, se è bello sazio, controlla i suoi istinti e torna a dormire.
La sua vita ha strani orari; può capitare che tiri pugni per un giorno intero per poi dormire tutta la notte. Ma può capitare anche l’inverso: Zaccaria dorme tutto il giorno e poi nel bel mezzo della notte ricomincia la zuffa.
Strano, perché tutti amano Zaccaria, perfino chi non lo conosce di persona. Perché in realtà lui non è cattivo. È solo un lottatore, un incredibile gancio destro da far paura.
Lo sa bene sua madre. Come quella volta che tutto sembrava tranquillo. La cena era appena finita, quando improvvisamente suo figlio, l’adorato figlio, gli aveva piazzato un gancio destro dritto sulla bocca dello stomaco. Il fiato della donna allora si fermò per un istante ma Zaccaria non sembrò preoccuparsene e, quando suo padre parve intervenire, lui si era già immediatamente calmato.
Non agiva con cattiveria. A Zaccaria non si può dubitare questo. Ma quando decideva di colpire nessuno poteva fermarlo.
Certe volte suo fratello Lazzaro si arrabbiava con lui, ma si limitava a dirgli: “Cattivo! Cattivo! Cattivo!”. Ma niente.
L’altra sera, riuniti al caldo e confortante focolare della stufa a gas, mamma e papà comodi sul divano assaggiavano dei pasticcini svizzeri imbevendoli di tanto in tanto nel vin santo. Il fratello di Zac era già a letto. Alla televisione davano uno sceneggiato. Suona il campanello di casa. Sono i nonni! Che sorpresa! Che bella sorpresa! Addio sceneggiato!
“E Lazzaro?”, chiedono i nonni.
“È a letto!”, dice la mamma.
“E Zaccaria?”
“Credo stia dormendo anche lui!”
“La mamma dovrebbe sapere che Zac non dorme mai veramente!”, dice il marito offrendo un bicchiere di vino al suocero. “La nonna prende uno sherry?”, chiede poi alla suocera.
“Un dito volentieri!”, risponde lei.
“Tutto bene?”, chiede il nonno.
“Zaccaria sembra calmo oggi!”, dice la mamma.
“Andiamo a salutare Zaccaria allora!”, propone la nonna.
I due nonni si avvicinano. Sono a un passo dal nipote.
“Tutto bene Zaccaria?”
“Non svegliarlo Mamma!”
Ma in quell’attimo Zaccaria si desta di colpo dal suo sonno atavico e comincia a menare pugni alla cieca. Il padre subito si avvicina alla moglie. Il nonno esterrefatto
non agisce e guarda la nonna che non può far nulla.
Zaccaria non prova alcun rimorso per quello che fa. Quel che è certo è che non ama essere svegliato così all’improvviso. E via che si scatena con i pugni!
Qualcuno pensa che Zac sia così bellicoso perché in questo periodo la sua testa è sproporzionata rispetto al suo corpo.
“Forse è il nome!”, l’aveva buttata lì il nonno al pranzo di Natale: “Zaccaria mena perché ha un nome biblico! Troppo impegnativo!”, aveva detto.
La nonna lo aveva guardato di traverso e non lo aveva degnato di una risposta.
“Zaccaria è un bel nome. No! Il problema non è il nome!”, aveva detto il papà.
“È colpa della luna piena!” aveva poi aggiunto la mamma guardando fuori della finestra.
Le feste poi sono finite. Come anche gli ultimi petardi dormienti, umidi e silenziosi, dilaniati da esplosioni ebbre. Il Natale è ormai un ricordo riposto sullo scaffale di “cose che si aspettano al più presto”.
Zaccaria picchia ancora e nonostante tutto è ancora amato.
Sua madre lo ama al punto da far passare in secondo piano anche certi dolori.
Arrivò però il giorno n cui la cosa si fece insostenibile.
La mamma di Zaccaria era in cucina a preparare il pranzo. Era sola quel giorno, ma di lì a poco sarebbe arrivato il suo amato Zac. Ma era ancora presto, così la donna si gode quei pochi attimi di serenità.
Ma ecco che Zaccaria invece arriva proprio in quell’istante, in leggero anticipo, senza imbarazzo e rimorsi, e sembra furente.
La mamma è a casa da sola. I nonni sono al mercato. Il padre in ufficio e Lazzaro, il fratello maggiore, è all’asilo.
Il panico assale la donna. Zaccaria sta arrivando e lei è sola. Prova a raggiungere il telefono appeso al muro. Ma Zaccaria è là ed è agitato; più sua madre mostra di soffrire e più lui continua a colpire. Malgrado sua madre ora stia gridando, lui non si preoccupa e come posseduto da una furia colpisce senza guardare in faccia nessuno.
La disperata donna non sfugge alle percosse del figlio, ma riesce finalmente a raggiungere il telefono; prende la cornetta e decide alla fine che forse è meglio chiamare subito l’ambulanza.
Ed eccolo Zaccaria, che mentre sua madre parla al telefono con l’ospedale, si sente pronto ad abbandonare quel misterioso sogno oscuro. Spinge Zac! Ora vuole proprio uscire! Si sbraccia infine a vuoto e non colpisce nulla.
Non ci vede ma è sicuro di esserci, in quell’istante eterno che può essere solo degno di una madre.
Ecco le luci. Ecco l’ambulanza. Arriva e corrono tutti, ma Zaccaria è già nato.
Il medico che per primo lo soccorse si beccò un deciso gancio destro sulla mandibola.
fine