Ieri sera, dopo quasi vent'anni, sono stato al cinema. Il Balzac, uno dei pochi sopravvissuti allo tsunami digitale, non è cambiato affatto se non nell'evidente stato di fatiscenza. La poltroncina, rossa come allora ma alquanto lisa, mi accoglie scricchiolando alla seduta, come a volermi dare il ben tornato. Oltre me, in sala, solo una decina di spettatori solitari, congruenti con l'ambiente. Vecchi o disperati che anelano ad un paio d'ore di totale oblio. Il feuilleton che proiettano, una saga familiare che si articola in tre generazioni nell'arco temporale di 40 anni, è garbato e ben fatto. Soprattutto è, sorprendentemente, senza scene di sesso e violenze di sorta, una vera rarità dunque. Sarà forse anche per questo che la sala è deserta ?

Le due ore della proiezione trascorrono veloci, anche se ogni tanto infastiditi dai tentativi d'intrusione dei millemila pensieri che s'agitano in sottofondo. E che sfondano, incarogniti, quella effimera evasione non appena iniziano a scorrere i titoli di coda. Fuori fa freddo, e pioviggina. Mi avvio, mani nelle tasche del cappotto e bavero alzato, verso casa dove non mi aspetta nessuno, per fortuna, se non le carte dell'enigma Mireille. Un caso insolito, in verità, dacché il committente ha 79 anni e la presunta fedifraga 77. Mireille, a dire del marito, è scomparsa nel nulla da una settimana, dopo mesi di comportamenti sospetti e indizi incontrovertibili  di una relazione extraconiugale. 

Gli impetuosi progressi scientifici e tecnologici dei nostri giorni hanno cambiato o modificato molte cose, in talune circostanze anche radicalmente.   Tranne la vecchiaia e le sue conseguenze. Lo sa anche, e bene, chi pensa di farla franca semplicemente camuffandosi da adolescente o affidando al bisturi e alla chimica l'illusione di poter fottere il tempo. Ovvero chi pensa che sopraggiunga e discrepi, oggi come oggi, ben oltre quanto dichiari l’anagrafe. Motivo per cui non può meravigliare se ci sono donne che hanno figli a 60 anni e rotti oppure uomini appassiti che si aggrappano al sildenafil,  nel tentativo di "rinnovare all'erba il suo splendore, e che riviva il fiore" (1). Nessuno più, quindi, che si arrenda all'ineluttabilità, nessuno più che accolga la verità con serenità, nessuno più che si rassegni e si convinca che il sesso, ad una certa età, non piò che essere mera distinzione di genere.

Mireille, dunque, in questo contesto non è certo un'eccezione, anzi forse un esempio. Un esempio da seguire e imitare. Inizio, così, la mia indagine animato da grande curiosità, cominciando a studiare le foto e gli indizi che mi sono stati consegnati dalla parte cosiddetta lesa; e poi mi tuffo nelle strade, alla ricerca dell'usta. Ad istinto penso che non sarà difficile ritrovare la fuggiasca e il suo cavaliere che, ad onor del vero, immagino intorno ai 50 anni e determinato a circonvenire un'incapace. Perché Mireille, e questo ho omesso di dirlo, non è affatto povera. 

Lui, il terzo incomodo, non c'è quando finalmente, mi ritrovo faccia a faccia con Mireille, incartapecorita  e impettita nella sua divisa da teen ager, e coi capelli e le labbra rosso fuoco. È fuori per commissioni, mi dice pacatamente seduta con le mani in grembo, guardandomi fisso negli occhi senza mai abbassare lo sguardo. Dica a mio marito che ormai il dado è tratto, che sto bene e che indietro non torno. Yves mi ha fatto scoprire cos'è il vero amore, cos'è la passione, il sesso senza alcun limite e tabù. Yves, nel frattempo sopraggiunto, si piazza alle sue spalle e mi osserva sornione dall'alto dei suoi 85 anni o giù di lì. Agghindato esageratamente a tema seconda adolescenza, gongola senza rendersi conto, forse, che in realtà rimanda  un'immagine di mestizia.

La pioggia mi assesta due ceffoni non appena rimetto piede in strada. Cammino spedito verso casa del tradito, per informarlo dei fatti e riscuotere il compenso. Chissà come la prenderà. Illustri pensatori in varie occasioni hanno affermato che la vecchiaia va considerata come una opportunità. Per quanti sforzi faccia non riesco a intravederla, questa opportunità. A meno che non intendano quel sentore di vera libertà che dona la pensione, e che in ogni caso sa più di beffa giunto com'è fuori tempo massimo. Constato invece il susseguirsi, giorno dopo giorno, di acciacchi e sintomi, malesseri e impedimenti, come i titoli di coda di uno spettacolo prima della parola fine.

 

 

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