Tornai a casa da un faticoso viaggio ad Istanbul, aprii la porta di casa e, senza neanche riporre lo zaino, accesi una sigaretta e un bastoncino di incenso regalatomi da Tharihr.
"Accendilo quando nel vento saprai che qualcuno ti chiama, perché quello è il momento in cui il ricordo soffia sulle ceneri, e quel qualcuno è proprio accanto a te"
Era quello il momento, sentivo tutte le anime da me conosciute nella brezza aurica della sera. I racconti, le voci e la moschea blu, imperiosa e vivida.
Tharihr un giorno, mi portò in una strada di Istanbul chiamata 'la via delle finestre illuminate' e iniziò a sciogliere tutti i nodi della sua vita.
Mi indicò una finestra dalle ante di legno usurate dal tempo, raccontandomi che quella era la casa dove aveva vissuto sua madre Sabra, morta un anno prima in circostanze che non aveva voluto chiarirmi.
Anche Tharihr era uno sconosciuto per me, ma anche per se stesso. Viveva come se avesse tatuato addosso un arcano da risolvere, a ogni passo, a ogni incontro.
"Silenzio", mi disse.
"Siediti qui."
Assistemmo allo spettacolo quotidiano di luci accese e poi spente.
I passaggi di vita di esseri umani che come saltimbanchi attraversavano una stanza all'altra. Qualcuno leggeva, altri abbracciavano le proprie ombre alla finestra e facevano l'amore. I bambini giocavano sui pavimenti che scricchiolavano allo strusciare di giochi e piedini scalzi.
Solo la finestra della casa di Tharihr restava sigillata. L'uomo non aveva potuto nulla contro quel fatale passaggio di vita. Dovevo essere malinconica osservando quelle ante perché Tharihr mi carezzò una spalla, come a rincuorarmi, suggerendomi di accettare quel buio.
"Vedi" mi disse,
"dovrò riabituarmi a un nuovo bagliore in quella casa. Altri prenderanno il mio posto e quello di mia madre. Qualche famiglia ci ricostruirà un nido sicuro e quello sarà solo un passaggio. Sarà una nuova luce."
Così è la nostra anima, pensai. Viene risucchiata da un buio pesto nutrito di silenzio e noi ci ribelliamo a quella condizione. Ma non c'erano guerre sul volto di Tharihr, perché sapeva che una casa sottoposta a tempeste, all'inevitabile silenzio della morte, sarebbe ritornata folgorante un giorno.
Avrebbe di nuovo illuminato la via.