28 febbraio
Il teatro e pieno di donne più o meno giovani accorse per vedere l’attore del momento. Una signora, intenzionata a filmare l'evento con il telefonino, si sposta dall'ultima fila al posto accanto a noi, si siede senza chiedere niente, io le regalo un'occhiataccia, lei, presa dall'eccitazione, non se ne accorge nemmeno, quindi non demorde, resta seduta. Arriva Sferry e, con molto garbo, reclama il suo posto. L'abusiva ce la ritroveremo, lei e la figlia, nei posti lasciati vuoti davanti a noi. Sferry si toglie il soprabito, noto che appuntato al bavero del tailleur ha un badge identificativo. Preziosa occasione per acquisire, senza compromettermi, risposte alle mie curiosità. Non riconosco il logo aziendale e, benché la vista non mi difetti, non faccio in tempo a leggere il nome riportato e neanche quello della società prima che lei lo tolga e lo riponga in borsa. Un'ulteriore informazione si aggiunge: “lavora”. Ma anche nuove domande. Quale lavoro si svolge anche di sabato sera? E soprattutto “dove”? Mentre macino questi interrogativi vengo interrotto; la Sferruzzatrice, rivolgendosi a noi, chiede: << Scusate sapete dov’è il bagno?>>
Noi, benché impreparati sull'argomento, abbozziamo un'improvvisata risposta.
Al suo ritorno Sferry riprende posto. Incrociando il suo sguardo, come fossero trascorsi quindici minuti e non quasi quindici giorni dalla chiacchierata sul teatro Cilea, le chiedo: <<È interessante il cartellone del Teatro Cilea?>>
Immediatamente scatta la mano “da guardia” di Marina che fino a quel momento era a riposo. Lei senza indugio inizia a descrivere sinteticamente, ma in modo esaustivo, tutti gli spettacoli visti. Termina la relazione con la promessa che la prossima volta ci porterà il programma.
Inizio dello spettacolo. Spettacolo bello. Niente altro da segnalare sul fronte Sferry, salvo che mi sono guardato bene anche dal poggiare la mano sul bracciolo a sinistra. Ovviamente, ricambio un educato saluto quando, indossato il soprabito e il baschetto bianco, se ne va.
3 marzo
Sferry arriva mentre si stanno spegnendo le luci. Un gesto di saluto con la mano a me e a Marina accompagnato da un sorriso. Esperta di galateo da teatro, ha già tolto il soprabito per non disturbare. Indossa un abitino leggermente elegante e ancora il baschetto bianco. Lo spettacolo scorre veloce, lo spettatore davanti è in preda al ballo di San Vito e ci costringe a un moto perpetuo.
Io sono un po' mesto perché è l'ultimo spettacolo. Tra un tempo e l'altro vado al botteghino per comprare il libro da cui è tratta la commedia. Torno al mio posto, Marina ha un'aria strana.
<< Cosa è successo?>>, le chiedo
<< Dopo ti racconto.>>, mi bisbiglia
Lo spettacolo riprende. La seconda parte dura meno della prima. Spesso Sferry controlla l'orologio e a spettacolo finito, ancora prima che gli applausi sono terminati, va via augurandoci buonasera.
Indossiamo i soprabiti e ci incanaliamo nel flusso degli spettatori diretti all’uscita.
Fuori, ci accoglie una piacevole aria fresca.
<<Allora cosa è successo?>>, insisto incuriosito.
<<Quella ragazza seduta accanto a noi, mi ha dato il programma del teatro e mi ha detto: “Ho segnato il mio numero di telefono... mi piacerebbe conoscerti… magari, se ti va, potremmo vederci, senza il tuo compagno. Io mi chiamo Arianna, Chiamami”.>>
Resto perplesso: <<E tu cosa le hai detto?>>
<<Niente, le ho detto che non sapevo… che sono molto impegnata>>
<< Bene, sei una che piace a tutti, senza distinzione di genere>>
<< Non sfottere!>>
Ci incamminiamo verso il ristorante, è ormai ora di cena e ho un certo appetito.