“Londra, 2 Maggio 2015
Carissima Melissa,
mi spiace rispondere così in ritardo alla tua ultima, ma sono state per me settimane di riflessione e di una certa e sconosciuta inquietudine. Non ho novità da comunicarti, la mia vita scorre lungo binari regolari e senza sussulti, nonostante l’attività degli umani, più che mai frenetica e senza sosta in questa grande capitale che è ormai diventata la mia seconda patria. A proposito, come va nei vecchi e cari Carpazi? Ho nostalgia della primavera come si presenta nei nostri luoghi ancora in parte selvaggi, molto diversa da qui, dove praticamente riesci a vederla solo nei giardini delle villette dei sobborghi, oppure nei parchi. Per quel poco che riesco, naturalmente, data la mia - e nostra - natura notturna. Noi creature superiori viviamo più in base a odori che ad immagini, e qui gli odori sono costantemente coperti da un orrendo puzzo di smog. Ho voglia di aria pura e di boscaglie, di cime e di dirupi scoscesi, non di grattacieli. Ma mi tocca vivere in questi luoghi, da quando quell’idiota saccente e bigotto di Van Helsing ha distrutto la mia antica casa. Sono passati ormai quasi duecento anni da quel giorno maledetto, ma ancora il dolore è cocente. L’unica soddisfazione è stato fargli credere di aver distrutto anche me, come se bastasse un ridicolo pezzetto di legno infilzato nel cuore per uccidere quelli come noi, stirpe antica che vive sulla terra da quando la razza umana era ancora in embrione. Intanto, lui è polvere nella polvere ormai da tanto, mentre io sono ancora qui.
Non è però un gran motivo di gioia, sai? Ti parlavo prima di inquietudine: ebbene, non sono più tanto convinto che questa vita eterna valga la pena di essere vissuta … Non so, troppa pesantezza, troppe contraddizioni, troppi pregiudizi nei nostri confronti. Infiniti giorni uno uguale all’altro, nascondersi e poi risorgere di notte. E non c’è più nobiltà nella notte, almeno qui in città. Più traffico che di giorno, ubriachi, malfattori, prostitute e lenoni, turisti in avanscoperta, gaudenti senza meta, pseudo-celebrità in cerca d’esposizione e code di paparazzi in agguato; non c’è un attimo di pace, credimi. Chi cerca silenzio e meditazione non le trova più nelle strade deserte, devi chiuderti in casa oppure vagare nei cimiteri, come faccio ogni tanto. Vado a trovare Lucy Westenra, ti ricordi di lei? E’ stata la mia prima discepola (gli umani dicono “prima vittima”, beata ignoranza!) al mio arrivo a Londra, tanti anni fa. La trovo un po’ depressa, forse ancora più di me. I primi anni non smetteva di ringraziarmi per averle donato la vita oltre la vita, adesso sembra quasi che mi odi per questo. O forse sono io che mi sto chiudendo in un cerchio malinconico e ottuso, vedo tutto in negativo.
Sta di fatto, cara Melissa, che qualche tempo fa avevo seriamente deciso di mettere fine ai miei giorni. Non preoccuparti, ormai quell’impulso è passato, non stare in pensiero per me. Anche perché – e questo fa veramente ridere! – non ho trovato il modo per farlo. Sono arrivato persino a frequentare sale cinematografiche e a leggere assurdi romanzi (sembra che da qualche anno sia nato un nuovo filone giovanil-letterario che si occupa di noi e della nostra specie, gli umani non finiscono mai di stupire nella loro infinita scempiaggine …), per apprendere e imparare, ma le soluzioni immaginate dagli autori di queste insulse opere erano veramente ridicole. Sembra che noialtri si sia condannati a vivere per l’eternità, senza scampo; in quei giorni bui mi è parso un destino atroce, poi ho guardato la meschina vita di alcuni (o tanti) esemplari umani che ci circondano, e ho concluso che loro stanno ancora peggio, anche se, nella Sua infinita bontà, la Natura non li ha dotati della giusta sapienza per rendersene conto.
Ora come ora, mi sembra che la strada migliore per mettere fine alle mie angustie sia quella di tornare a vivere nei miei luoghi d’origine. Penso ti faccia piacere sentire questo. Sono un po’ timoroso, manco ormai da secoli, e ho paura di trovare troppi cambiamenti. Penso che rivedrei con dolore la cima della collina dove una volta si alzavano, imponenti ma amichevoli, le mura dell’antica dimora mia e dei miei padri. Mi basterebbe poco, una casetta nei boschi, lontano dalle strade. Tu potresti venirmi a trovare dopo il tramonto, insieme potremmo nutrirci e poi passare piacevoli serate giocando a scacchi (ricordo benissimo quanto eri brava e come riuscivi a mettermi in difficoltà, nonostante io sia stato il tuo maestro). Più ci penso e più mi sembra bello da fare e da sperare; ti ragguaglierò sulle mie decisioni nella prossima lettera.
Nel frattempo, conservati bene nella tua graziosa cripta, e vivi sempre “al dente”, se mi perdoni la battuta.
A risentirci presto.
Con immutato affetto, tuo
Vlad”