Virus arrivò senza preavviso. Così, di punto in bianco. In realtà era già qui da diverso tempo ma nessuno se ne era accorto. Invisibile, con la sua corona in testa, aveva un aspetto terribile: il viso cosparso di crateri purulenti, orecchie a tubicino, grasso, pingue, rotolava su sé stesso per camminare. Invisibile. L'invisibilità era proprio la sua prerogativa: magia!
Aveva una corona in testa, si era autoproclamato signore del mondo ma, nessuno poteva vedere la sua corona.
Arrivò borioso e strafottente. Nessuno sapeva da dove provenisse e cosa volesse, si sapeva solo che era qui e la guerra ebbe inizio.
Iniziò a colpire un paese lontano, in Oriente. Iniziarono a ridere di lui.
Qualcuno si accorse, provò ad avvisare, non riuscì.
Virus, incontrastato, si insinuò ovunque. Viaggiò: per mare, su strada, in volo; fino a raggiungere tutto il mondo.
Quando si accorsero di lui era già troppo tardi.
Venne mandato in campo un esercito vestito di bianco. L’esercito si armò di maschere, di occhiali, di strani vestiti di carta.
Incessantemente lottava, per salvare il genere umano dal mostro.
Tutti chiusi in casa. Porte e finestre sbarrate. Strade deserte. Solo il canto degli uccelli, il guaire dei cani, il miagolio dei gatti, il gracidare delle rane si udiva. Si udiva il vento sibilare e il mare infrangersi sulla riva. Da lontano, chiuso nelle loro case, il genere umano ascoltava questi rumori che, fino a quel momento, non erano mai stati uditi.
Troppo indaffarato per godere le bellezze della natura, il mondo si era dovuto fermare: tutto!
“Perderemo il mondo?” Si domandava la gente attonita.
Anche lo smog se n’era andato: i cieli limpidi, così limpidi e puliti che non ci si ricordava di aver respirato aria tanto fina.
Proprio per questo Virus toglieva il fiato. Impediva di respirare. Bastava abbracciare qualcuno, dargli un bacio, stringergli solamente la mano che Virus colpiva. Giù, dritto, fino in fondo.
L’esercito combatteva ma iniziava ad essere stanco, sfinito, scarseggiavano le munizioni, le idee, le medicine, i viveri.
Virus sembrava aver colpito nel suo intento.
Un giorno, un bambino, lo incontrò.
Nel parco, sotto alle fronde di un albero, Virus si materializzò. Aveva in testa la sua corona scintillante, tutto rosso in volto, grassoccio e rotolante, faceva proprio ridere.
“Chi sei?” Chiese il bambino.
“Sono il terribile Virus. Non hai mai sentito parlare di me?”
Il bambino sorrise: “Certo. Ti conosco bene. So anche che a me non potrai fare nulla.”
“Come puoi essere così sicuro?” Domandò Virus dubbioso.
Il bambino sorrise: “Io so perché sei venuto.”
“Tu sai?”
“Ho capito che la colpa non è tua ma nostra. In tutti questi secoli l’umanità è progredita, abbiamo tutta la tecnologia necessaria, siamo in grado di viaggiare nello spazio, di comunicare fino a distanze incredibili, corriamo come pazzi tutti i giorni e ci siamo dimenticati.”
“Vi siete dimenticati di cosa?” Chiese Virus.
“Di noi.” Rispose il bambino candidamente “Ci siamo dimenticati di quanto bello sia il nostro mondo. Eravamo così impegnati a valorizzare noi stessi che ci siamo persi la parte migliore. Quasi, quasi mi viene voglia di dirti grazie!”
“Come grazie!? Io sono il terribile sterminatore! Dovresti avere paura ed inchinarti davanti a me!”
Il bambino sorrise: “Grazie a te, Virus, d’ora in poi capiremo tutti l’importanza di ciò che abbiamo. La gioia di un abbraccio, l’amore dei nostri cari, le meraviglie del creato. È vero, siamo più poveri, il mondo dovrà faticare a rialzarsi ma, quando ci riuscirà e, ci riuscirà, guarderemo tutto con occhi diversi. Saremo più buoni, più felici, apprezzeremo le cose che prima ci sembravano scontate. Per questo io ti dico grazie!”
Virus divenne pallido. Il suo tipico rossore fatto di pustole rosse sbiancò. Le orecchie a tubicino si piegarono indietro e iniziò a rotolare più lentamente. Lui, che era arrivato con l’intenzione di distruggere il mondo, non aveva capito che lo stava rafforzando. Che senso aveva? Era venuto a portare discordia ed era arrivata umanità; era venuto a portare guerra e gli uomini si aiutavano tra loro; era venuto a portare il male e aveva seminato il bene. Come era stato possibile tutto ciò?
Forse la sua missione era quella? Non era possibile che il genere umano l’avesse compreso, troppo preso dalla frenesia quotidiana di guadagnare soldi, gli uomini non potevano essere così… umani!
“Si, caro Virus” proseguì il bambino, come se gli leggesse nella mente “Tu ci hai sottovalutato, è vero, ci dimentichiamo spesso di quello che ci è stato donato, lo maltrattiamo e lo distruggiamo, proprio come fai tu. Quello che non sai è che noi abbiamo un cuore. Un cuore grande, generoso, che ci fa affrontare le difficoltà con forza, che trasforma il male in bene. La tua missione è fallita.”
Virus non avrebbe mai immaginato che un bambino potesse essere così saggio. Si fece piccolo piccolo e iniziò a perdere la sua arroganza e l’entusiasmo iniziale che aveva dato inizio a tutto.
Il cielo restò azzurro, il mare si infranse ancora sulla riva, gli uccelli continuarono il loro canto, i cani scodinzolarono, i gatti miagolarono, le rane gracidarono e gli umani continuarono a vivere felici.