Ma le cose, si sa, non sempre prendono la piega attesa. Una mattina in cui, tanto per cambiare, Anna e Rosa erano in duomo per la funzione, le loro preghiere furono interrotte da una suora che gestiva l’asilo infantile dove la giovane Iris lavorava come maestra giardiniera.
“Signora Rosa, sua figlia si è sentita male”. La signora Mandipietra, allarmatissima, seguì la religiosa nel piccolo asilo dove Iris, sdraiata su un materassino e pallidissima, sembrava Biancaneve circondata dai nani, dato che i piccoli allievi le si erano fatti intorno, chi piangendo, chi chiamando a gran voce “Signorina Iris!”, chi, come una dolce bambina bionda, carezzando la mano della giovane maestra.
“Iris, tesoro di mamma, ma che succede? Fiorellino mio, che scherzi fai?”. La ragazza si era un po’ ripresa, ma non sorrideva, cosa strana per lei. Pare che, prima di svenire, avesse anche vomitato. Anna ebbe subito un dubbio che le passò veloce nella mente per essere immediatamente scacciato. No, no, non poteva essere… Erano cose che succedevano a ragazze di campagna, non a personcine raffinate e floreali…
Per una decina di giorni, la signora Rosa sparì dalla circolazione e così pure Iris. Pare fossero a Roma dai parenti, almeno così diceva la portinaia.
Poi, una mattina, la signora Anna sentì suonare il campanello ed era la sua amica, molto meno arzilla del solito, per la prima volta con le spalle curve.
“Rosa, che succede, come sta Iris? Niente di grave, spero”.
La signora Mandipietra scoppiò a piangere e, raccomandando la riservatezza, rivelò tra le lacrime che Iris era incinta e, oltretutto, non voleva dire a nessun costo chi fosse il padre.
Anna era davvero una persona affidabile e non parlò con nessuno della spiacevole situazione in cui si era venuta a trovare la famiglia dei vicini: una figlia sposata che non rimaneva incinta, una figlia signorina, neppure fidanzata, ma gravida. Davvero un bel pasticcio.
Solo Arrigo, il marito di Anna, si accorse del turbamento della moglie, solitamente allegra e invece, in quell’autunno, improvvisamente pensosa. “Nannina, ma che ti succede, c’è qualche problema con le bimbe?” “no, no, sono anche troppo brave. Il fatto è…” E così raccontò della gravidanza di Iris. Lui, persona amabile e molto pratica, dopo un attimo di sbigottimento, commentò: “Secondo me, avete pregato male”. “Ma che dici, Arrigo?”
“Sì, tutti questi rosari e poi, addirittura il Divino Amore. La Madonna ha capito male e ha fatto la grazia alla figlia sbagliata”. Accennò un sorrisetto ironico, ma la moglie lo fulminò con lo sguardo. “c’è poco da ridere. Pensa se fosse capitato alle nostre figlie”.
Iris scomparve dalla circolazione, era rimasta a Roma, si diceva. La signora Rosa era distrutta e anche Gigliola non usciva più di casa. Il ragionier Mandipietra, già poco cordiale di natura, era ammutolito completamente, fino a che, il giorno di Natale, fu colpito da un infarto e passò rapidamente a miglior vita, a soli cinquantatré anni.
La signora Rosa, dopo poco, si trasferì a Roma dalla madre e anche Gigliola e il marito scomparvero. Per molti anni non si seppe più niente di loro fino a che …
Trascorsero molti anni. Non c’erano social e anche il telefono non era poi così diffuso.
Spesso Anna si chiedeva che fine avessero fatto Rosa e le sue figlie, ma se ne erano perse del tutto le tracce. Arrigo, poi, dopo un po’, disse che questa storia gli era venuta a noia, non era sua abitudine farsi gli affari altrui. Era rimasta famosa una sua frase quando si udivano liti furibonde di una coppia al piano sottostante. “Potrete andare a scuriosare – aveva detto calmo, ma fermo- quando il sangue salirà per le scale”.
Dunque, tenendo fermo il principio di cui sopra, non c’era stato alcun tentativo di riprendere i contatti con ciò che restava della famiglia Mandipietra e delle sue un po’ sfiorite componenti.
Poi il tempo passò. Accaddero tante cose di portata mondiale (la guerra, la caduta del fascismo, l’avvento della repubblica) ed altre di carattere familiare, quali la malattia di Arrigo, la laurea di Eufemia e il suo matrimonio. E, infine, il matrimonio di Maria e la nascita della sua bambina, amatissima nipote di Anna.
Maria, però, appassionata di storie e curiosa della natura umana, ogni tanto ricordava Iris e Gigliola e la loro madre così immanente ed ipertrofica. E poi c’era il punto interrogativo dell'inattesa gravidanza… Chissà che fine aveva fatto quel bambino di padre ignoto.
L’unica a cui la questione non interessava (non era stata amica delle ragazze floreali e non tollerava le chiacchiere di Rosa) era Eufemia.
E invece, fu proprio lei, per un capriccio del destino, a conoscere per prima il prosieguo della storia.
Nell’estate del 1956 (erano passati vent’anni!), in qualità di insegnante di francese e anche un po’ di istitutrice, accompagnò un piccolo gruppo di ragazze grossetane in Francia.
Un caldo pomeriggio d’agosto, lei e le sue allieve erano sedute in un caffè nel centro di Parigi. Nel tavolo accanto al loro, sedevano due uomini e tre donne, vestiti di scuro e piuttosto stravaganti.
(continua)