Una cosa cominciò però a preoccuparmi presto: la nostalgia di Deuxippo che era comune a quella degli altri. Non tanto la nostalgia dei luoghi di origine ma quella della vita militare, l’unica vita che quegli uomini conoscevano e alla quale erano stati abituati sin da bambini. Così avvezzi alla disciplina, che i sottoposti del mio sposo non cessarono di considerarlo come loro comandante neanche quando ognuno era stato lasciato libero. Tutti infatti avevano deciso di rimanere lì, dove era il loro capo.

Passò un altro anno ed io ero felice ma un giorno un uomo sbarcò da una nave. Era greco e venne a trovarci a casa. Deuxippo volle parlare con lui da solo ed io capii che il momento di affrontare le mie paure era giunto. Al termine di quel colloquio, non rispose alle mie domande ma mandò a chiamare gli altri otto, si sarebbero incontrati in casa di Militiadis.

Fremei finché non tornò.

“Partiremo, mi disse.”

“ E per dove, e a fare cosa?”

“ Ci hanno proposto una missione, se tutto andrà bene torneremo con molte ricchezze, l’ingaggio è ottimo”.

Quell’uomo veniva da Sparta. In gran segreto stavano raggruppando tutti gli uomini di quello che fu il loro grande esercito per affiancare un potente re straniero in una guerra che doveva essere breve e dalla vittoria scontata, visto il grande spiegamento di forze e la perizia del contingente spartano che aveva la fama di essere invincibile.

Lo supplicai di non andare ma nei suoi occhi leggevo che ogni mio sforzo di trattenerlo sarebbe stato inutile. Anche gli altri parevano galvanizzati dall’idea di partire. L’unica vita che conoscevano, l’organismo si era di nuovo riunito e l’unico cuore comune di tutti quegli uomini aveva ricominciato a battere all’unisono.

Aneitha ed io salutammo i nostri sposi in una tiepida mattina d’estate, al molo. Forse se mi fossi accorta prima di essere incinta, Deuxippo non sarebbe partito ma gli dei non vollero che fosse così o forse, più semplicemente, sarebbe partito lo stesso. Passò un anno e mio padre, tornato da uno dei suoi viaggi, ci informò che la guerra che aveva coinvolto gli Spartani aveva avuto un epilogo imprevisto e tutto quel grande esercito si stava ritirando. Si dice fossero partiti al soldo di Ciro che voleva conquistare l’impero persiano sottraendolo al fratello maggiore ma la missione era segreta e non si sapeva se ciò fosse vero o meno. Quindi, Deuxippo e gli altri sarebbero tornati presto, se erano sopravvissuti! Non so quante volte ci recammo al porto io e quell’altra disgraziata, sperando di scorgere da qualche nave in lontananza una capigliatura rossa o bionda o entrambe! Avevo timore che alla gioia di una avesse potuto coincidere la disperazione dell’altra, e se fosse tornato solo uno dei due?

Erano passati più di due anni dalla partenza. Era una mattina di settembre quando un ragazzetto venne a bussarmi alla porta dicendomi che qualcuno di quegli stranieri era tornato, lasciai il mio bimbo alla serva e mi precipitati a chiamare Aneitha, corremmo a più non posso per la discesa che portava al porto e all’improvviso vedemmo un soldato dal mantello porpora salire dalla direzione contraria, era solo uno ed aveva i capelli rossi. Militiadis era l’unico sopravvissuto di quel gruppo di dieci. Mi portò del mio amore solo una ciocca di capelli e la sua spada. Queste furono le uniche cose che mi rimasero di Deuxippo, a parte te, figlio mio che sei il suo ritratto.

Ecco, con questo racconto ho risposto alla tua domanda su chi fosse tuo padre: un guerriero valoroso e l’unico uomo che abbia mai amato. Sono sicura che sarebbe stato anche un buon padre per te se solo la sorte ci avesse assistito. Per questo, ti dico, oh figlio, non ti lagnare se i tuoi compagni ti chiamano “il figlio di Apollo”. E’ solo perché i tuoi capelli sono biondi come il sole e ti invidiano perché nessun altro li ha come i tuoi, almeno in questi lidi. Adesso li accarezzo ed è come se accarezzassi i suoi, lui rivive in te, non piangere, devi essere orgoglioso se ti paragonano ad un dio luminoso!

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    bello davvero.
    Complimenti Riccardo!

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