13)
Quasi che la scrittura mi fa male,
perché valvola di sfogo, poverina,
m’ha sempre sostenuto
in ogni attimo il veleno.
Almeno è servito, certo,
a non farmi affondare,
in una vita diversa, triste
di nubi cupe coperto.
Però penso,
ora che galleggio,
traballo, trezzico,
sarà forse che esagero?
Voglio dire, quel veleno,
tossico, serve a farmi cambiare,
a dirmi: “We! Datti da fare!".
E quindi se lo espello,
totalmente,
libero,
leggero,
non è che poi mi blocco,
e mi fermo come sono?
Che di cambiamenti ce ne servono,
e il veleno è il mio compare.
come la scrittura:
due figli in mezzo al cuore,
si può scegliere a chi più voler bene?
14)
Sapido destino
alla foce d’un fiume:
cascata.
Sapido destino,
alla fine d’un fiume
che precipita:
cascata.
Fiuma, alla foce
destino imperversa,
precipita cascata.
Destino fiume,
alla foce precipita:
cascata.
Destino in fiume
che foce in cascata,
precipita.
Come foglia s’un fiume,
alla foce
in cascata.
15)
Eufemico spazio,
in cui bloccato sta
il me bambino.
Si perde nel verde
lento spettro,
d’una foglia,
che balla in veglia verso ‘l declino.
Nella curva, sapida,
d’un giovane fiume
che nella foce
ha ultimo barlume.
Precipita cascata,
li lega in comunione,
e la vita, di fiume e foglia
s’è innamorata.
Eufemico tempo: io bambino
la foglia, il fiume
e il nostro destino.
16)
Ogni tanto penso,
che mentre il mio,
battono miliardi di cuori.
Non ha senso,
sentirne uno,
e perdersi negli altri.