Ed io lo baciai. Lui, mio marito e padre dei miei figli.
"Baciami se mi stai dicendo la verità, altrimenti vattene!” mi aveva intimato.
Avevo appena scosso forte la testa: “Ti sbagli, non è successo niente tra tuo fratello e me” scongiuravo. "Ci siamo visti a un bar del centro solo per organizzare la sorpresa per Susy: tuo fratello è innamorato di lei e vuole dichiararsi, è troppo tempo che tentenna”.
Sei ore prima al tavolino del bar di Piazza San Carlo eravamo io e mio cognato davanti a due biglietti per Parigi intestati a noi. Nonostante il locale fosse pieno di gente, godevo di quella vicinanza e ridevo rumorosamente fantasticando sui giorni a venire della nostra vie en rose. Le sue mani erano così decise, strette sulle mie. Erano simili a quelle di mio marito, ma c’era più determinazione in loro.
Due fratelli dal temperamento agli antipodi, seppur così somiglianti fisicamente! Da troppo tempo mi rifugiavo nei suoi abbracci protettivi; passavo minuti che speravo eterni, dopo aver fatto l’amore, nell’incavo della sua spalla, lasciandomi trasportare dalle pulsazioni del suo cuore, sicure e tranquillizzanti.
L’avevo chiamato alle otto di mattina e prima di uscire avevo messo in borsa le chiavi del nostro appartamento. Ormai da cinque anni avevamo preso in affitto un monolocale in Borgo San Paolo.
Aveva passato numerose relazioni, sempre finite male. Non mi capacitavo di come potessero farselo scappare, le donne, uno come lui: bello, forte, intelligente. Quando lo conobbi al Battesimo di mio figlio maggiore capii subito che prima o poi avrei ceduto.
Sono Giuda, lo ammetto, ma lo faccio per i figli. Se non ci fossero loro da proteggere, da non deludere, avrei scelto lui. Lui e me. I ragazzi non avrebbero sopportato la distruzione della nostra famiglia, sì perché li avrei persi, qualora avessi confessato a mio marito che portavo in grembo suo nipote.