Il Commissario Rosario Busti Corsetti era felice come dopo aver trovato una sorpresa pasquale nei giorni natalizi. La notizia gli era giunta come un fulmine a ciel sereno: LA PENSIONE!!! Aveva atteso quel giorno per oltre 42 anni. Anni in cui ne aveva viste di tutti i colori: omicidi, rapimenti, furti con scasso, furti senza scasso, pestaggi, liti coniugali; ne aveva piene le tasche, voleva godersi il meritato riposo fantasticando di essere spaparanzato al sole con la sua irascibile mogliettina. Più che altro il suo lavoro consisteva nell’esaminare dalla scrivania le brutture quotidiane, visionava scartoffie, firmava documenti, impartiva ordini, il resto toccava a Calamaretti e al suo seguito di pochi agenti fidati. Non si immaginò neppure per un momento che proprio il vice ispettore avrebbe tratto beneficio da quel suo agognato pensionamento. Festa, salatini, pasticcini, torte fatte dalla moglie Carmela, spumante Asti a fiumi. Che giornata memorabile! Il giorno successivo la sveglia non avrebbe trillato, non avrebbe sfidato intemperie o sole cocente e avrebbe fatto il cavolo che gli pareva. Proprio in quel fatidico giorno arrivò la notizia che il vice ispettore Giovanni Calamaretti, James per gli amici, da vice sarebbe diventato ispettore a tutti gli effetti. James aveva atteso quella promozione per 20 anni e ora, che di anni ne aveva quasi 41, pensò che sarebbe riuscito a realizzare i suoi sogni. Sposare la dottoressa Jennifer Lorenzi era in cima alla lista. Quella donna gli aveva preso il cuore, l’anima, lo aveva travolto con passione modificando, senza che lui se ne rendesse conto, le sue piccole e insignificanti manie. Non tutte certo, l’ipocondria era rimasta ma, avere accanto un medico, gli infondeva una sicurezza che mai prima d’ora aveva conosciuta. Stipendio più alto! Oh, non sarebbe più arrivato alla fine del mese con qualche misero spicciolo in tasca e non avrebbe dovuto più rinunciare alla pizza bianca che tanto gli piaceva durante il fine settimana. Avrebbe lasciato quel tugurio di appartamento, triste e fatiscente, pieno di vicini curiosi e impiccioni. Jenny abitava in un quartiere moderno, immerso nel verde, accanto ad un laghetto artificiale dove la gente pedalava sulla pista ciclabile costruita attorno. Poche indispensabili cose che sognava da tutta la vita. Nel mentre il non più vice ispettore James sognava ad occhi aperti la sua vita futura rosea e felice, il telefono trillò.
“Pronto, Commissariato.” Rispose il neo ispettore.
“Presto, fate presto, mio marito vuole uccidermi!!” Una voce di donna concitata e terrorizzata si infilò con prepotenza dentro all’orecchio di James, infrangendo all’istante i suoi sogni.
“Si calmi, signora e mi dica dove si trova.”
“Via Dei Mille Garibaldini partiti da Quarto, numero 7 interno 6.”
James posò il telefono, chiamò l’appuntato Gargiulo e, a sirena spiegata, raggiunsero il luogo.
Il quartiere di Via Dei Mille Garibaldini partiti da Quarto era uno dei più malfamati della zona: palazzoni grigi dall’intonaco scrostato, terrazze di misure spaiate da cui penzolavano abiti e biancheria multicolore sbiadita come fossero bandierine di un campeggio. Dalle finestre aperte uscivano urla di gente che, chiaramente, avvertiva il disagio di vivere in un luogo simile: madri contro figli, mariti contro mogli, amanti contro amanti. Calamaretti, sguardo rivolto insù, sembrò cercare, tra tutti i balconi, la voce della donna che aveva chiamato in Commissariato.
“Ispettore” lo interruppe Gargiulo “Numero 7 interno 6. Venga, è da questa parte.” James lo seguì con l’ansia che gli saliva a mille e l’ernia iatale che iniziò un Charlestone.
Entrarono nell’androne, vetri rotti a terra, cassette della posta sfasciate, pianti di neonati e strilla di bambini, ascensore rotto. Per fortuna l’interno 6 era al secondo piano.
Toc, toc. “Ispettore Calamaretti! Aprite!”
Singhiozzi.
“Aprite!” Intimò James.
Gargiulo spinse la porta con la punta del piede, lo scricchiolio li avvisò che era aperta. La donna era stesa a terra sotto al tavolo della cucina in un lago di sangue. Semi nuda, occhi sbarrati a fissare il vuoto. Gargiulo tastò il polso e scosse la testa. Morta.
“Porca puzzola!” esclamò James, rammaricandosi di non essere arrivato in tempo. Un rumore di suole striscianti lo destò dai suoi pensieri rabbiosi; estrasse la pistola dalla fondina e fece segno all’appuntato di prendere posto al suo fianco. Con un salto a due piedi entrarono nella stanza da dove proveniva il rumore di suole sfreganti, pistole in pugno, adrenalina in circolo, ernia danzante: “Si salvi chi può” Fu il pensiero di Calamaretti, in realtà disse: “Fermi tutti, mani in alto!”
L’uomo non mise le mani in alto, dato che le aveva entrambe impegnate a cercare di estrarre un coltellaccio da macellaio dalla sua natica.
“Non sono stato io! Non è come sembra!” Si espresse immediatamente.
“Perché? Come sembra?” Chiese il neo ispettore “A me sembra palese, ovvio, lapalissiano.”
“Eh?” Fece quello con lo spadone ancora nel deretano.
“Hai ucciso quella donna, eh? Brutto porco di un porco.”
“E’ stato un incidente.” Balbettò il presunto colpevole “Ha iniziato lei. Guardi qua…” Proseguì indicando la natica rossa e sanguinolenta.
“Vorresti farci credere che ti ha pugnalato il culo e poi si è accoltellata con… a occhio e croce… 12 coltellate?”
“15.”
“15 cosa?”
“Coltellate. Sono 15, le ho contate.”
“Reo confesso!”
“Reo che?”
“Hai confessato! Bando alle ciance, ti dichiaro in arresto per l’omicidio di… Di?”
“Olga Babulova. La spogliarellista della Bettola di Ungaretti.”
“O porca vacca di una vacca!” Esclamò Calamaretti “La Bettola? La famigerata Bettola? Proprio lei?”
L’uomo annuì.
“Gargiulo, chiama l’ambulanza.” Poi rivolto all’assassino “Appena ti avranno tolto il coltellaccio dal sedere ti prenderò a calci io, figlio di una donna di facili costumi.”
“Eh?”
“Figlio di puttana!” Tradusse Gargiulo.
James tornò in cucina, si abbassò accanto al giovane cadavere e chiuse quegli occhi oramai inespressivi poi, con grande e immensa tenerezza, accarezzò il pallido viso con il dorso della mano: “Addio, dolce Olga… la terra ti sia lieve.”