I “banditi” non sembravano affatto preoccupati. Ma non appena tornarono a velocità subsonica, ebbero un brivido gelido lungo la schiena!
“Ma che roba è!”
La linea era stranissima. Carlinga ed ala sembravano un tutt’uno. Una linea che nessun pilota avrebbe potuto controllare. Non capivano inoltre dove fosse la cellula di pilotaggio.
“Ma davvero i Russi hanno roba del genere?”
“Boh. Very cool ma… passiamo ai fatti: vediamo come volano. Portiamoci in coda!”
La spinta dei turbofan fu un calcio alla schiena. Un mezzo tonneau e una virata stretta per portarsi alle spalle dei Russi, le cui livree tuttavia erano stranissime. Un tridente dorato troneggiava al centro di quelle stranissime cellule in cui la carlinga sfumava nell’ala, che terminava con un perimetro ellittico. Sembrava simmetrica su ogni asse, e apparentemente non aveva ugelli di uscita. Avevano dubbi sulla possibile efficacia dei sidewinder, che avevano bisogno di una fonte di calore per colpire. Il terrore nel chiudere la virata in meno di 200 piedi e … non trovarli più lì!
“SONO A ORE 6! SONO A ORE 6!”
“Come cazzo fanno ad essere lì! Ma che hanno! Pronti con i missili. Manovra di evasione!”
I quattro Phantom impennarono come stalloni imbizzarriti. Erano quattro veri manici! Malati di acrobazia aerea, impossibili da intercettare. Sin dalle scuole di volo si erano rivelati svelti come serpenti, anche nei voli di addestramento con i T33. E il Vietnam era stata un’ulteriore scuola, ma era chiaro che da lì sarebbero usciti solamente tirando fuori l’impossibile dai loro F4.
“Red Two, Strike one!”
Come per magia, il sidewinder si separò con eleganza dall’ala. Una fiammata e iniziò il suo volo. Pochi istanti e un lampo sembrò dissolverlo come un cerino in un bicchier d’acqua.
Il velivolo nemico assisteva imperturbabile. E soprattutto, intonso.
“È impossibile! Red One, Strike one”
Il secondo sidewinder si lanciò contro l’obiettivo. Ma la sua determinazione non sortì esito diverso. “Non sono russi! È impossibile! Solo venti anni fa nemmeno sapevano produrre acciaio decente!”
I velivoli nemici si spostavano come volevano. Il loro moto prescindeva dalle leggi della fisica. Sembravano essere dove volevano, quando volevano.
Le due wings si erano portate a quote diverse. I due misteriosi velivoli giocavano al gatto con il topo, e in quel momento erano tra le due coppie da combattimento.
La wing in basso eseguì una manovra da prima guerra mondiale: una perfetta “Himmelmann”: mezzo looping con un tonneau a fine manovra per tornare in volo orizzontale. Praticamente inutile nel volo a reazione, ma fu la manovra che per un attimo li portò in visuale della zona di comando, ove individuarono i piloti di quelle strane macchine.
Avevano spesso incrociato lo sguardo con i piloti russi. Non era frequente, ma accadeva. Mick, in particolare, aveva scortato un Mig precedentemente abbattuto, ma inesploso, durante la caduta. Aveva incrociato lo sguardo terrorizzato del pilota russo che tentava disperatamente di uscire dal velivolo prima dell’impatto “Dio benedica Martin Baker!” esclamava spesso. Il seggiolino eiettabile
era una benedizione. Anche il Mig 17 lo aveva, ma a volte era un traditore. A gesti aveva rassicurato quel pilota dal viso da adolescente. “Fai di tutto per uscire, hombre! Non ti sparerò”
Il ragazzo si era lanciato, e lui lo aveva scortato fino a terra. Quando vide che era in piedi sano e salvo, aveva effettuato un rollio di saluto ed era tornato in quota. “In fondo” diceva sempre “la guerra la dichiarano i generali, ma la combattono i giovani”. Se qualcuno si salva, Dio non può che renderne merito.
Ma quello sguardo era strano. Si trattava di esseri umani. Ma equipaggiati in maniera stranissima. All’avanguardia di un progresso che non sembrava essere il loro.
Knight riuscì ad accorciare la distanza più degli altri. Il suo velivolo si bloccò a mezz’aria, come se una mano divina avesse annullato tutta la potenza del suo velivolo, sospendendolo in un’assurda bolla spazio temporale. Potevano vederlo, ma sembrava non appartenere più al loro mondo.
Si aprirono a ventaglio, senza azzardarsi ad aprire il fuoco.
Knight venne espulso dalla bolla, uscendo come per magia ad un miglio di distanza.
Si ritrovarono nuovamente in formazione da quattro. Gli strani velivoli erano sospesi alle loro spalle e sembravano scortarli con lo sguardo.
Il cumulonembo si impadronì nuovamente di loro, come fossero gusci di noce in una tempesta dell’oceano.
Pochi secondi ancora, e il rassicurante cielo sereno del Vietnam del nord tornò ad accoglierli. Con i suoi familiari paesaggi a terra.
Il cumulonembo avrebbe dovuto essere alle loro spalle. Ma sembrava essersi dissolto.
“Che cosa è successo? C’eravate pure voi, vero?”
Le parole di Joe Carter erano coraggiose! Ciascuno di loro stava meditando per decidere se essere stato vittima di un’allucinazione, o testimone di qualcosa di eccezionale.
“Io c’ero” rispose Knight. “Anche io” risposero in momenti successivi gli altri due.
“Che cosa era quella roba? Cosa è successo?”
“Non lo so. Forse è meglio se lo teniamo per noi”
“Abbiamo sganciato i subalari e lanciato due sidewinder”
“Ok. Abbiamo intercettato una squadriglia di Mig, che per la fifa si è nascosta nella perturbazione. Che però non c'è. Torniamo a casa, ragazzi. L’ultimo che atterra paga le birre”
Il centro di archeologia sperimentale era in festa. Gli equipaggi delle due “spy ships” erano sani e salvi. I primi dopo tanti tentativi, dopo la perdita di tantissimi eroici pionieri di quella frontiera misteriosa e densa di pericoli quale era l’avventura dei viaggi spazio temporali.
“I nostri antenati di ventimila anni fa volavano ancora con mezzi a direttrice longitudinale. Vi è l’evidenza dell’alimentazione ad idrocarburi. Abbiamo inglobato una macchina a scopo di analisi, ed è risultato evidente l’impiego di combustibile fossile derivato da raffinazione di olio minerale. Abbiamo dunque intercettato quel brevissimo periodo della storia umana in cui l’industria era alimentata da risorse risalenti alle ere geologiche precedenti”
“Possibile?” Argomentò il saggio Duryakis, luminare dell’Accademia dei sette saggi “Significherebbe aver colpito una mosca a cento tansec con gli occhi bendati”
“Riteniamo proprio di sì, saggio Duryakis. Nessun’arma ad onde moventi, e nessuna propulsione a ioni di deuterio”
“Che strani, gli antichi! Ma è grazie a loro se oggi siamo quel che siamo”