In una coltre di fumo azzurrognolo, apparve nella mia camera da letto, proprio mentre l'orologio a pendolo appeso sul muro nel salone della reggia rintoccava la mezzanotte. Il suo nome era Dumitru. 
Quell'uomo – se così si poteva dire – dall'età indefinibile aveva i capelli corti e neri come il pelo di una pantera, dalle labbra cremisi appena socchiuse si intravedevano lunghi canini perlacei, per non parlare della carnagione pallida come se la pelle non fosse mai stata esposta al sole. Inoltre, indossava un abito nero con un gilet rosso che gli conferiva un look alquanto sofisticato. 
Lo sguardo di quella misteriosa figura rifulgeva di una luce arcana particolarmente invitante, al punto di provare un'attrazione indescrivibile. Nel frattempo, una moltitudine di pipistrelli stridenti svolazzavano in cerchio ravvivando le centinaia di fiammelle che danzavano sul pavimento. Tutto ciò sembrava una sorta di rituale. 
«Ti concederò l'immortalità, ma in cambio dovrai diventare la mia donna» disse con voce vibrante. 
Acconsentii con un cenno del capo e allargai le braccia, ormai mi aveva fatta sua. Grazie alle sue proverbiali abilità oscure, piombò con velocità e stupefacente grazia sul letto a baldacchino per mordermi, tenendomi saldamente per i fianchi. Avvertii un male lancinante che poi si tramutò in un piacere estremo e uno stato di estasi senza precedenti, suggellando così la nostra imperitura unione improntata sulla fedeltà. Da quel preciso istante, lo seguii in ogni dove, attraverso notturni "mordi e fuggi" che sapevano di sangue e adrenalina. 
Due secoli dopo, Dumitru, sentendosi braccato dalla Confraternita Desmodus, fece sì che fungessi da esca inconsapevole, lasciandomi da sola in uno dei vicoli bui di Bratislavia. 
Quel tradimento mi spezzò il cuore, ma il dolore non era assolutamente paragonabile al paletto di frassino che mi venne conficcato da un cacciatore di vampiri. 

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