C’era una volta una colonia di gatti che risiedeva in una piccola città di provincia. Ogni gatto aveva dei padroni e una propria casa. E il tempo sembrava passare sereno per loro. Per lo meno dal nostro punto di vista umano.
Ma vi descriverò la storia dal punto di vista di uno di questi gatti, quello che allora era un giovane micio.
Da quando è venuto al mondo, questo gattino ha sempre nutrito un forte impulso all’indipendenza e una propensione all’avventura.
Si è fatto conoscere nella colonia, prendendosi sempre del tempo per esplorare nuove zone abitative e non.
Dopo svariati anni passati in quel paesino dove conosceva tutti gli altri gatti, egli percepiva i segni di una rivoluzione imminente, tendendo l’orecchio ai discorsi che gli altri gatti miagolavano dai tetti delle case. I loro ritrovi segreti.
Una notte un gatto anziano sembrava essere al centro della discussione e aizzava la colonia che seduta stava ad ascoltarlo per ore.
I suoi discorsi erano del tipo: “non vi siete mai chiesti come mai gli unici che possiedono e controllano il cibo che viene dato a noi gatti sono gli esseri umani? Per possederci e di conseguenza controllarci! Hanno costruito tutto quello che ci sta attorno per questo, perché noi dipendessimo da loro. Non ti accorgi che non c’è più in giro nemmeno un topo? Colpa del loro ordine e costruzione edilizia.”
“Persino l’acqua ci hanno tolto. Dove una volta si formavano le pozze di acqua piovana, in cui ci si poteva dissetare senza ricorrere a loro, adesso c’è una strada asfaltata con i tombini che inghiottiscono tutta l’acqua piovana.
E quando hai la fortuna sfacciata di trovarla, una pozzanghera, arrivano gli umani che ti allontanano dicendoti che è inquinata. Ammesso che sia vero, chi la avrebbe inquinata? Di sicuro non noi gatti.”
“In questo modo, ripeto, noi dobbiamo dipendere da loro. Siamo costretti a una vita dettata dalle loro regole senza avere una minima scelta o possibilità di fuga. Per tutte le tigri bianche, cosa avremo mai fatto per ricevere questa punizione?”
Un gatto giovane risponde: “Io ho sentito che non lontano da qui c’è una radura popolata da topolini di campagna e vicino c’è anche uno stagno dove ci si può abbeverare a tutte le ore del giorno.”
E il gatto anziano ribattè: “Ma è lontano e senza trovare altro cibo lungo la strada è impossibile da raggiungere prima di stramazzare a terra esausti e con i crampi per la fame”.
Andarono avanti a miagolare questi discorsi tutta la notte. Fino a che si convinsero che l’unica soluzione possibile, per ottenere l’indipendenza tanto agognata, fosse quella di mettere in scena una rivolta.
La notizia della rivolta dei gatti si diffuse rapidamente nella città.
Gli umani, ignari di ciò che stava succedendo, continuavano ad andare avanti con le loro vite, inconsapevoli del pericolo imminente che si avvicinava.
Nel frattempo, i gatti si preparavano con attenzione, studiando le abitudini degli umani e pianificando come avrebbero svolto la loro ribellione.
Il giorno della ribellione arrivò.
I gatti si organizzarono in piccoli gruppi e presero qualche luogo strategico.
Come la piazza e i giardini.
Molti umani furono sorpresi nello scoprire che i loro adorati gatti domestici stavano prendendo parte alla ribellione.
Gli umani, presi alla sprovvista, non sapevano come affrontare questa ribellione inaspettata.
Dopo settimane interminabili di occupazioni e ronde feline, gli umani capirono che l’unica direzione possibile sarebbe stata una negoziazione della pace con i gatti.
Entrambe le specie comunicarono a gesti i termini della loro resa.
I gatti contrattarono di trasportare nella zona pianeggiante del paese, la parte di loro che erano decisi a incominciare una vita da animali selvatici.
I restanti che decisero di rimanere nella zona residenziale ottennero la costruzione di un posto all’aperto in cui si sarebbero potuti radunare. Con acqua e cibo sempre disponibili.
A prescindere da come finì la cosa, questa storia di ribellione dei gatti diventò leggendaria nel corso degli anni.