Ormai entrato di diritto nell’immaginario collettivo e nella cultura pop moderna, Arsenio Lupin ha segnato più di una generazione con le sue avventure da ladro gentiluomo.
Sorrisi gengivali. Gambe secche, bianco latte e con peli al naturale. Giacca rossa, ma che cambia colore a seconda delle “stagioni” del cartone animato.
Come se non bastasse vi sono anche l’inconfondibile cappello e sigaretta spiegazzata di Jigen. Il kimono e la katana di Ghemon. La femminilità prorompente di Fujiko.
Pensare che il trio si affermò quando Lupin fu sfidato dallo stesso Ghemon. Uno scontro finito alla pari in cui Ghemon riconobbe l’abilità di Lupin e si unì alla sua banda accettandolo come proprio capobanda.
Fujiko potrebbe essere considerata invece come una figura esterna che di volta in volta sceglie se partecipare ai colpi di Lupin. Collaborando per spartirsi la refurtiva.
Refurtiva che però Fujiko immancabilmente trafuga anche a Lupin e ai suoi complici stessi. Non contando le volte in cui il bottino non va smarrita in modi bislacchi o misteriosi.
Potrei citarvi molti degli episodi anche solo del cartone animato, senza andare a pescare nei tanti, più colorati e moderni film di animazione.
Tutti episodi in cui, per descriverli in maniera sommaria, solitamente il trio scorrazza con la propria cinquecento di una volta. Jigen spara proiettili in modo preciso senza che nessuno ci perda la vita. Ghemon usa la sua katana per tagliare i materiali più duri. Lupin scassina i lucchetti o le serrature più complesse.
Mentre alla ricerca della banda vi è l’immancabile famosissimo antagonista Ispettore Zenigata. Chiamato affettuosamente “Za-Za” dallo stesso protagonista.
Comunque, tra tutti questi episodi, scelgo quello in cui Lupin venne acciuffato dal rivale, o meglio si fece acciuffare per dimostrare di riuscire a vincere una sfida: riuscire ad evadere senza ricorrere ad alcuno strumento o aiuti esterni.
In questo episodio si vede Lupin passare molto tempo in prigione. Tanto al punto da far si che Zenigata, da euforico per la sua cattura, comincia a temere che il proprio rivale di sempre venga giustiziato.
Lupin continua a ostentare calma e passare il tempo fermo nella sua cella, in camicia di forza a fissare il vuoto.
È lui stesso a volere così tanto l’isolamento, da rifiutare persino gli venga rasata la barba e tagliate le unghie.
Il giorno dell’esecuzione i poliziotti passano a prelevare Lupin.
Ma in una scena contemporanea si vede Lupin libero, spiegare a Zenigata come quello che hanno preso per lui non è altro che una persona qualsiasi.
Così il ladro gentiluomo illustra a Zenigata in che modo, una volta che questa persona era entrata nella sua cella per assolvere i propri compiti, egli lo avesse minacciato con le unghie che aveva lasciato crescere e mano a mano affilato. La maniera in cui si era liberato dalla camicia di forza usando le stesse unghie taglienti. Così come per farsi la barba prima del suo arrivo. In modo tale da potersi servire di quella barba per camuffare il suo sostituto, prima di bendargli la bocca.
Senza pensarci due volte Zenigata corre ad avvisare i secondini dello scambio di persona e Lupin nel frattempo riesce a fuggire. Vincendo la propria sfida.