In questi giorni in cui a Napoli, presso la mostra d'oltremare, si svolge l'evento tradizionale del Pizza Village, e del Trofeo Caputo giunto alla sua 21esima edizione e sempre con grande successo mondiale, infatti molte sono le Nazioni che orgogliosamente vi partecipano, la mente corre subito a ritroso alle precedenti edizioni che portarono alla vittoria di Davide Civitiello, Vincenzo Capuano, Valentino libro, e del primo giapponese maestro Akinari “Pasquale” Makishima.
Un evento atteso sempre con immensa gioia, e che vede sempre una considerevole affluenza di gareggianti e di pubblico. La pizza è un richiamo sentito da tutti, e in nessuno resta inascoltato.
Il Trofeo Caputo è una gara di grande rilevanza, di grande impegno, e di alta serietà e professionalità.
Andando a ritroso nel tempo, ciò che ritorna subito alla mente, fu la grande vittoria di una donna campionessa del mondo: la donna che con la sua vittoria ha aperto la strada a tutte quelle colleghe le quali lavoravano in varie pizzerie ma non ricevevano attenzione e riconoscenza per il loro lavoro. Attenzione e riconoscenza riservata solo agli uomini. Mentre la prima e storica vittoria di una donna fu il trampolino di lancio, il volano, che come un terremoto sconvolse il mondo pizza, dando vita e strada ad una nuova era. Infatti da quella vittoria in poi si sono affacciate alla grande ribalta giovani pizzajole le quali hanno dimostrato di avere coraggio e di poter lavorare al pari dei colleghi, con serietà e impegno. Alcune hanno aperto propri locali, sono diventate imprenditrici, ed al pari degli uomini, svolgono quotidianamente la loro attività.
Il merito di tutto ciò, di questa immensa scalata delle donne nel mondo pizza, è di Teresa Iorio, prima campionessa del mondo,
nel 2015, e di tutti coloro che giudicarono, me compreso, (al mio primo impegno come giurato. Fui presentato al compianto Presidente della APN Sergio Miccù dal nostro comune amico Luigi Savino, fotografo della manifestazione, e dopo poco diventammo noi stessi amici, ed ogni anno sono stato chiamato, da Sergio, in qualità di giurato) positivamente il suo prodotto. Il celebre e storico mulino Caputo, in persona di Antimo Caputo, da questa vittoria seppe trarne giuste valutazioni. Guardare oltre, guardare al futuro ed individuare in Teresa le potenzialità lavorative ed umane, che fanno di un pizzajuolo o di una pizzajola, il cuore pulsante di ogni panetto, che lavorato, trasformato in una squisita pizza e portata in tavola fumante e profumata, rallegra gli occhi e lo spirito di colui o colei i quali, si apprestano a gustarla.
Teresa Iorio, maestra pizzaiola, orgogliosamente napoletana di pura razza napoletana, umile, generosa, semplice nei suoi gesti, nelle sue parole e grande ed impareggiabile professionista. Già, come detto, campionessa del mondo nel 2015 al mitico trofeo Caputo per la pizza STG (specialità tradizionale garantita) e nel 2017 sempre al trofeo Caputo per la pizza fritta. Medaglia d’onore del comune di Napoli. Diploma dell’Università Federico ll per meriti gastronomici. Fascia blu dei discepoli di Escoffier. Ambasciatrice per la pizza al DOC Italy nel 2022 e 2023. Nel 2024 è stata riconfermata per il terso anno consecutivo Ambasciatrice del Doc italy nel mondo quale maestra della pizza. Un altro meritato traguardo e successo per Teresa Iorio, che fa da sempre del suo lavoro, una missione di gusto e serietà professionale, utilizzando prodotti esclusivamente campani e di eccellenza, come la farina Caputo, prodotto che nobilità la preparazione della pizza e non solo. Quest'anno un altro sogno si è avverato per Teresa: l'apertura di una nuova pizzeria in Napoli alla via Foria 185, pizzeria sempre affollatissima.
A lei dedicai questa mia breve poesia, in lingua napoletana, che racchiude, in sintesi, la storia lavorativa, e la persona Teresa Iorio.
‘A Campiunessa
Già ‘a piccerelle steve ‘ncopp’’a nù bancone
Cù ‘e manelle pittate ‘e farine.
‘e panne prufumate ‘e nà pizza Margherita.
Chest’’e Teresa Iorio ‘a Campiunessa ‘e vita ‘e
prufessione.
S’e realizzate cù passione,
dolori, gioie ‘e sacrifici per se stessa e per
omaggiare i propri genitori, ai quali dedica ogni istante del suo duro lavoro.
Oramai conosciuta ed ammirata in tutto il mondo non dimentica le origini.
Nun s’è muntate ‘a cape, comm’’a cierte,
che se songhe ‘mbriacate e nun capiscene cchiù niente.
Non ama parlar di premi e riconoscimenti perché il premio più ambito sono i suoi clienti
i quali l’amano, l’applaudono e ritornano da lei sempre più contenti.
Pà pizza fritta lei è si rinomata pecchè oltre chè bbone cu chesta ha vinte n’atu campionate
‘e Femmene ‘e Fritte l’ha chiammate.
N’atu premio, quello più personale, l’ha vinte cu Pignataro
il celebre Luciano giornalista innamorato dà frittate ‘e maccarune,
ccà quanne a ffà Teresa se ferme ‘o tiempe
pecchè chella frittate è n’à vera cannunate,
isse ne parle sempe ‘e assaje ‘e nun s’à scorde maje!
Teresa Cara, tu si pe nuije nu premio cà ‘a vita cià regalate pe ce ffà felice
‘a tuttu quante quanne sentennete ‘e parlà ce miette ‘ncuolle l’emozione d’’o campà!
Ma soprattutto, quande ‘mpaste ‘a farine ‘e a dint’’o furne tire nà bella pizza Margherita
della quale si riggine laureata, ‘e addò ‘a dinte ce stà Ll’anema ‘o core, insomma… ’a vita toije!
Terè-
‘E mangiannele ce faije scorrere dint’’e vene tutte ll’ammore per il tuo lavoro.