Pietro, quarantenne, si era appena alzato dal tavolino del bar preferito, il Virgiliano, adiacente l'ingresso del palazzo dove aveva sede il suo ufficio amministrativo, del quale aveva il ruolo di vice Presidente, dopo avere bevuto un gustoso caffè Kremoso e consumato un cornetto al cioccolato, si sentì chiamare ad alza voce e con tono arrogante e minaccioso, da Mirella, sua ex moglie, che lo rimproverava di non averle inviato, a quattro giorni dalla scadenza contrattuale, quanto dovutole per il mantenimento suo e dei suoi due figli. Lui gentilmente si scusò. Cercò di calmarla mentre tentava di spiegarle che purtroppo erano sopraggiunti problemi contabili dovuti a tasse che forse, erroneamente, risultavano non pagate e che a breve, nel giro massimo, di alcuni giorni avrebbe provveduto.
Lei continuava ad infierire. A rimproverarlo per la sua condotta. Per la sua nuova compagna che aveva esigenze non indifferenti e che lui doveva soddisfare, ed a minacciare di denunciarlo qualora, entro la serata non avesse assolto ai suoi doveri-
Pietro a sua volta perse le staffe e rimproverò alla ex di avergli portato via tutto. Aveva dovuto iniziare daccapo ogni cosa e rifarsi una nuova vita da zero e con maggiori sacrifici di quanto aveva costruito precedentemente. Cosa voleva ancora portargli via? La vita stessa?
Data la situazione amministrativa negativa era impossibile tener fede agli accordi presi. Poteva fare quello che voleva. La discussione continuava sempre più aggressiva, fino a che il titolare del locale li invitò ad allontanarsi e non dare più spettacolo ai vari clienti. Mentre si apprestavano ad uscire, discutendo davanti a loro passò un cameriere con una fumante tazza di caffè su di un vassoio, estasiata dall'aroma, lei si calmò, si guardò intorno e disse a Pietro: "non mi offri un caffè?" "Certo" disse lui. E si accomodarono ad un tavolino posizionato vicino all'angolo pasticceria. Chiese a Mirella se voleva mangiare qualcosa ma lei rispose di no. Ordinò due caffè. Un silenzio discese tra i due.
Dopo poco giunse il cameriere con i due caffè. Lei alzò la tazza. Prima di bere la portò al naso per meglio deliziarsi del profumo che emanava. Iniziò a bere avvertendo un senso di pace, serenità, tranquillità. Gustava ogni sorso come la bevanda più preziosa e miracolosa.
Ancora un breve silenzio. Poi lei, tranquilla disse: "va bene! Comprendo e voglio venirti incontro. Non voglio darti una scadenza. Ma ti prego solamente di non dimenticarti. Cercherò di andare avanti alla meglio." Si alzò per andare via. Lui la ringraziò. Promettendole che si trattava solo di pochi giorni. Si diedero un bacio e tutto ritornò normale come se nulla fosse accaduto-
Ed ecco perché a Napoli per ogni cosa seria, difficile o banale che sia, si dice: "Pigliammece nù caffè" perché il caffè è l'unica bevanda che accomuna tutti, e risolve ogni problema. Quando si ha in mano la tazzina del caffè è come avere una bacchetta magica. Fa riflettere, ponderare, ragionare, gustare, rallegrare e tutto ritorna normale.
Nà tazz''e cafè pure si staije murenne te fa resuscità!