Porco Giuda! Da qui con la macchina non è possibile procedere. Dovrei incontrarmi con una persona all'esterno di una baita per discutere i dettagli per un lavoro stagionale. Provo a contattarlo per informarmi se l'abitazione è vicina o meno. Che iella, il segnale di rete del cellulare ha zero tacche.
O la va o la spacca, dai. Proseguo a piedi, seguendo l'indicazione di quel cartello in legno marcio su cui c'è scritto "Colle Osso," sperando che il percorso non sia impegnativo. Non ho voglia di una sfacchinata.
***
È da circa mezz'ora che percorro questo sentiero fangoso disseminato di sassi, tra saliscendi e svariati bivi ho perso l’orientamento. A peggiore la situazione l'assenza di segnaletiche, per non parlare di una cavolo nebbia che rende l'atmosfera particolarmente funesta.
Si dice che «La paura mette le ali ai piedi» e difatti inizio a correre, volgendo più volte lo sguardo all’indietro, inseguito da un'inspiegabile paranoia e oppressione. Il percorso diventa gradualmente pianeggiante, per di più noto una serie di impronte di scarpe sul terreno, le quali certamente confermano che qualcuno è appena passato. Mi sento leggermente sollevato.
La via è giunta al termine, dinanzi a me è piazzata una moltitudine di alberi. Aguzzando bene la vista, scorgo in lontananza un uomo, accovacciato al lato di un sovrastante faggio, che respira affannosamente. Avanzo veloce e gli tocco la spalla per far sì che sì accorga della mia presenza. Il tizio, alzandosi di scatto come una molla, mi fissa con gli occhi pieni di raccapriccio. Non ci posso credere! È identico a me, praticamente una goccia d'acqua, vestiti compresi. Sto impazzendo?
Sopraffatto dall’orrore, indietreggio. Raccolgo una pietra adagiata su una coltre di foglie secche e gliela scaglio con forza sul capo. L’altro me caccia un urlo e crolla al suolo in una pozza di sangue.
Ricomincio a correre inoltrandomi in un nuovo sentiero piano, come sempre coperto di fango e sassi, nonché avvolto da un manto nebbioso. Un angoscioso déjà vu mi pervade poiché il tratto finisce presto, riproponendomi i tanti alberi, tra cui un torreggiante faggio.
Sono sfinito, mi manca il fiato, ho bisogno di rannicchiarmi proprio lì. Di punto in bianco una mano si posa sulla mia spalla e d'istinto mi rialzo bruscamente. No! Di nuovo me, cioè lui! Lo fisso inorridito e l’altro io fa altrettanto. Quest'ultimo, arretrando a debita distanza, afferra una pietra in mezzo a uno strato di foglie e senza pietà me la tira addosso centrandomi la testa. Poi, assai dolorante, stramazzo a terra.
***
Mi sveglio di soprassalto, con il cuore che mi batte all’impazzata. Si è trattato di un maledetto incubo. Cerco di rilassarmi, ovattandomi nella quiete penombra della stanza.
All'improvviso il cellulare vibra sul comodino. Toh, mi è arrivato un messaggio. Il mittente è Giorgio Romero, il signore che qualche giorno fa aveva risposto a una mia e-mail. Apro l’SMS e lo leggo.
«Salve, mi scusi per l'ora. Mi spiace comunicarle che la sua candidatura per un impiego alla baita di Colle Osso è stata respinta in quanto abbiamo già provveduto. Le auguro una buona giornata.»
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