Se gli uomini fossero oggetti sarebbe tutto più semplice.
Se fossero una fotografia, una chiave, un foglio dimenticato in un cassetto, sarebbe più facile ritrovarli. Ma quando scompaiono, gli uomini, non ritornano mai più. Come mio padre.
Scolpito nella roccia da un Dio che ritenevo benigno, rappresentava la certezza nel mio mondo. Al pari dell’alternarsi delle stagioni, della deriva dei continenti.
Ombra protettiva della mia infanzia, sentivo che l’universo lo rispettava e non avrebbe mai osato irritarlo creandomi problemi. Era sovrano illuminato del regno in cui crescevo. Lo amministrava con saggezza e decisione. E, soprattutto, con allegria e ironia colorando le giornate di leggerezza e tranquillità.
Maestro e condottiero del bambino. Poi contrappeso saggio e vigilante degli entusiasmi dell’adolescente e anche bersaglio consenziente delle rabbie ormonali di quell’età. Sempre rassicurante esempio di misura e razionalità.
Sopraggiunta la mia maturità, abbandonò serenamente destriero e corona, confidando su condivisione e dialogo. Tenne l’ironia. Con quella mi aiutò spesso a scavare passaggi d’emergenza negli inevitabili ostacoli che la vita ci riservava.
Quando iniziò a scomparire non me ne avvidi.
Non ero pronto per qualcosa non contemplato nelle regole fondanti dell’universo. Lo fece con dignità e lentezza all’inizio. Non rientrava nelle possibilità e io non guardavo con attenzione, distratto dal percorso della mia vita che ormai era parallela alla sua. Vicina ma non più la medesima.
Una pausa leggermente più lunga prima di una risposta. Una frase bislacca al tavolo di un bar. Un’indecisione inaspettata. In principio furono spesso fonte di complice ilarità che sembrava consolidare il patto di alleanza ormai stretto negli anni.
Poi le piccole incrinature divennero crepacci minacciosi in agguato. Pericoli per ogni suo passo. E lui, inesorabilmente, si ritirò sempre più dentro di sé spaventato. Sempre più lontano, sempre più irraggiungibile fino, alla fine, a scomparire.
Al suo posto solo un simulacro indifeso teneramente disorientato. Dolorosamente fragile.
Se gli uomini fossero oggetti sarebbe tutto più semplice. Perché gli oggetti non scompaiono. Gli oggetti si perdono. Ti lasciano la possibilità di cercarli.
La speranza di ritrovarli.