Allontanarsi dalla linea gialla. Una linea che gialla non è più perché scolorita dal tempo e dalle intemperie. In effetti bisogna saperlo, intuirlo, che la linea gialla è proprio quella, l'unica che c'è forse. Ma è più un colore indefinito piuttosto che gialla. In ogni caso poco male, non ho intenzione di morire sotto la metropolitana perché non ho ascoltato l'altoparlante che mi dice di allontanarmi dalla linea intuibilmente gialla.
Ribadire ogni volta che un treno arriva, di allontanarsi da essa è un modo per togliersi ogni responsabilità di dosso, se per caso a qualcuno mancasse quel minimo di spirito di sopravvivenza che non ti fa avvicinare ad un treno in arrivo che potrebbe ucciderti.
Al contrario, se uno decidesse di voler morire proprio in quel contesto, di certo non farebbe caso nemmeno alla presenza della improbabile linea color giallo, tanto meno all'annuncio che ti avvisa
all'altoparlante. Non è abbastanza nitida da mandarti un chiaro messaggio di salvezza.
Un po' come il marciapiede quando affronti un attraversamento pedonale pericoloso, inventato, in curva, o in qualsiasi altro posto che attenti alla tua vita. Quando arrivi al marciapiede ti senti un po' come Superman quando si allontana dalla criptonite. La linea non è abbastanza accesa da dividere con decisione la vita dalla morte, questo è quanto.
Ma c'è da dire che uno deciso a morire al cento percento non farebbe caso nemmeno ad una linea illuminata o fluorescente.
Ehi, mentre scrivevo sul mio taccuino queste due righe deliranti sulla linea gialla un tipo mi ha
distratta. Ero seduta fuori la stazione Termini a Roma, e questo tipo voleva fregarmi.
Uno zingaro ben vestito. Cioè, vestito decentemente.Abbastanza da farmi dubitare per un attimo che fosse zingaro. L'ho guardato male, perché avevo talmente pochi spicci in tasca che ogni tentativo di derubarmi
risulterebbe deprimente per entrambi. Il forse-zingaro ha fatto una mossa che ha rimandato talmente tanto bene ad un discorso che facevo con una mia amica l'altro giorno, che ho quasi creduto alla Fortuna.
Il discorso era che sarebbe proprio una fortuna (appunto) se trovassimo qualche oggetto d'oro che qualche sfortunato aveva perso per strada. Lo squagli e hai risolto almeno un mese per campare. Lo squagli e improvvisamente, senza sforzo, senza aver fatto nulla, se non aver avuto Fortuna. Alla faccia di chi lo aveva perso, in fondo non avremmo mai potuto restituirlo anche volendo. Ma tanto non avremmo mai voluto.
Questo signore si avvicina a me, ma senza guardarmi. Poi si china ai miei piedi e mi fa vedere un enorme, pacchianissimo, anello d'oro e mi dice sfoderando il suo sorriso più sincero:
"Signora ha perso questo"
Per un attimo ho pensato: "Wow, che persona onesta. E come ho fatto a non vederlo?"
Un attimo dopo ho pensato che l'onestà è così rara da trovare che di certo non avrei potuto trovarla fuori la stazione Termini. Quindi, diffidente, ho cominciato a dire che doveva tenerlo lui perché l'ha trovato lui. Per quale motivo dovrei prenderlo io? Lui insiste, me lo mette tra le mani e dice:
"A me solo un euro per un caffè, mi serve."
Eh no, bello, non ci casco. Vuole rifilarmi un finto anello d'oro che se fosse vero varrebbe una fortuna, per un euro tra i pochissimi che ho in tasca. Astuto. Molto astuto. Congratulazioni.