Anno 2050.
Mi chiamo Matteo e sto portando fuori il mio cane. Potrebbe essere l’ultima volta che lo faccio.
La razza umana a breve sparirà. La vita sul pianeta terra è alla fine. L’inquinamento è arrivato a dei livelli catastrofici, l’acqua potabile scarseggia, sempre più specie viventi scompaiono nei mari, nei fiumi e sulla terra ferma.
Noi uomini abbiamo distrutto il nostro pianeta portandolo fino al collasso.
Non siamo riusciti ad amare abbastanza la nostra terra, quindi l’unica soluzione è stata trovare un pianeta alternativo: Kepler.
Gli abitanti di Kepler però non sono tanto d’accordo sul fatto di condividere il loro mondo con una razza inferiore come la nostra. Ci hanno lasciato credere che potevamo visitarlo a turni per abituarsi al loro vivere e al loro clima, ma una volta lì, hanno svuotato i nostri “gusci” dalla nostra memoria e ci hanno impiantato un loro cervello, rispedendoci poi a casa.
In questo modo si sono insediati sul nostro pianeta e hanno preso il sopravvento. Col tempo saremmo diventati i loro schiavi; il loro obiettivo era quello di conquistare mondi meno avanzati per espandere il loro dominio.
Io sono uno degli ultimi sopravvissuti di umani senza cervello artificiale. Sono riuscito a sfuggire ai loro controlli.
Ma non mi rimane molto da vivere: l’aria è irrespirabile e l’acqua potabile ormai è inesistente.
Devo fare l’indifferente, c’è l’esercito alieno che sta venendo verso di me. Si avvicinano, guardano me e il mio cane, ci oltrepassano, ma improvvisamente si fermano. Delle piccole antenne fuoriescono dalle loro teste e cominciano a suonare. Si voltano di scatto e impugnano l’arma puntandomela contro.
Senza riflettere comincio a correre quando all’improvviso mi sento prendere per un braccio e vengo violentemente scaraventato in un vicolo stretto e buio. Un gruppo di persone, uomini e donne, escono dal vicolo e cominciano a scaraventarsi sull’esercito alieno con semplici torce infuocate.
Il nemico comincia a fare versi striduli e più il fuoco si avvicina loro, più gli alieni vanno in tilt fino ad arrestarsi completamente. A quel punto i ribelli con le torce infuocate danno fuoco ai loro cervelli artificiali togliendosi così ogni dubbio che possano rialzarsi.
Esco dal vicolo impaurito e l’esercito dei ribelli mi viene incontro: “Ehi tu, tutto ok? Stai tranquillo, siamo un gruppo di uomini con il cervello ancora umano. Siamo sparsi un po’ ovunque e siamo riusciti a scappare ai controlli degli alieni. E’ sempre più difficile trovare un posto sicuro dove rifocillarsi e riposarsi, ma comunque abbiamo scoperto che il fuoco è il loro peggior nemico, li manda in tilt e la mia squadra con semplici torce ha già eliminato un sacco di quelle creature. Ti unisci a noi?”
Mi rendo finalmente conto di non essere più solo. Mi sento stanco e sporco; mi asciugo con il braccio la faccia imperlata di sudore, fischio al mio cane e mi unisco al gruppo.
“Ehi, non ci hai detto come ti chiami?” mi domanda l’uomo più anziano.
“Mi chiamo Matteo, Matteo Renzi, e sono uno degli ultimi politici sopravvissuti con ancora un cervello umano”.
I ribelli si guardano sbigottiti, prendono l’arma degli alieni stesi in terra col cervello bruciato e sparano freddamente a Matteo: “Non potevamo usare il fuoco, questo il cervello ce l’ha già bruciato dalla nascita!”
E rapidi e disinvolti se ne vanno verso nuove avventure aliene!
Intanto il corpo privo di vita di Matteo sta cambiando colore; delle piccole antenne fuoriescono dalla testa e cominciano a suonare, poi lentamente il suono si fa sempre più debole fino a interrompersi.
Un altro “alieno” per fortuna è tramontato!