Nel giro di due anni, scrissi un romanzo horror, dal titolo "incubo", in cui un telepate riesce, durante il sonno, a dominare le menti delle persone con cui entra in contatto. Nel 2013 riscrissi uno degli episodi come lo aveva vissuto una delle sue vittime per partecipare ad un concorso. sono risultato tra i vincitori e mi hanno inserito in una antologia sul tema "scarpette rosse"
Sta succedendo a me.
Mi ha fatta ubriacare, o drogata, non ricordo e mi ha portata qui. Non so dove sono, è troppo buio, freddo, vuoto.
Provo a divincolarmi, piango, supplico ma non serve, mi tiene schiacciata a terra e mi blocca le mani, ma non mi voglio arrendere, lotto ancora, lo mordo e riesco a coglierlo di sorpresa! Mi alzo e scappo ma... SIAMO IN UN BOSCO! Non vedo nulla, faccio pochi passi e inciampo, Sbatto la testa e il bruto mi è addosso. Mi fa voltare e mi schiaffeggia, mi sale addosso e stavolta si mette a cavalcioni per spogliarmi, non ho scampo.
Singhiozzo e chiudo gli occhi, mi sta strappando i vestiti, le sue mani dure e pesanti mi frugano e io non posso farci niente. Posso solo pregare che duri poco e non mi faccia del male!
NO!
Una voce mi rimbomba in testa, pesante e cattiva,
NO! DIFENDITI!
Abbaia più che parlare, ho una visione di zanne e bava alla bocca... mi si blocca il cuore e mi fischiano le orecchie. Il mio corpo non mi appartiene più neppure per soffrire la violenza ma, mi rendo conto di avere una mano libera, che il bruto su di me ha lasciato per penetrarmi e soffocare le mie grida di dolore e quindi la incuneo tra i nostri corpi, spingo, poi con un colpo del bacino faccio posto per raggiungere il pube, torco il polso e finalmente trovo i suoi testicoli!
La mia mano scatta come una tagliola, le unghie penetrano nella pelle, le dita stritolano
TIRA!
STRAPPAGLI LE PALLE A QUEL CANE!
La forza che uso non è la mia, la violenza della disperazione non mi appartiene mentre uno strattone dietro l'altro è amplificato dai sussulti del mio corpo.
Come una eco lontana mi giunge l'urlo del mostro, ancora più distante è il cozzo delle sue nocche sugli zigomi e sul cranio (il MIO cranio!) ma la voce nella testa è più forte, mi possiede e lotta finché alla fine ha la meglio.
Delle due invasioni che subisco, una è terminata, il bruto è rotolato di fianco e si lamenta. In mano ho qualcosa di molliccio e bagnato. La sua carne, il suo sangue.
Vorrei aprire gli occhi ma sono due grumi di dolore, mi volto a fatica su un fianco e vomito sul il sangue delle mie ferite.
ALZATI! AMMAZZALO!
AMMAZZALO ORA!!!
La voce che mi urla in testa ora trema ma non fa meno paura, vorrei fermarmi ma non posso: le mani cercano e trovo una pietra grande abbastanza da spaccare; mi metto lentamente carponi.
Non voglio uccidere, è una cosa orribile.
Non voglio ma non ho nessun potere sul mio corpo.
Mi alzo, fremendo, una fessura si apre ad un occhio per mirare e scaglio la mano con tutta la pietra, la seguo crollando a terra anche io.
Stranamente l'udito funziona perfettamente, sento il grido lamentoso del bruto dopo che il sasso ha fatto un tonfo secco sulla sua testa.
ANCORA!
Mi alzo lottando contro le forze che svaniscono, ubbidisco come un automa. Stavolta dopo la botta, la bestia non si lamenta più.
ANCORA!!!
Alzo il braccio soltanto e picchio, una volta, due, dieci, faccio poltiglia di quel cranio!
Intanto un'altra voce si insinua nei miei pensieri, un grido continuo, lamentoso, disperato: la mia voce, io che esprimo qualcosa di ciò che mi ferisce dentro, progressivamente quel mio grido prende il sopravvento e mi lascia sfinita, finché capisco di essere sola.
Il bruto è morto, la voce non mi possiede più, non sento il suo sapore acido nel mio respiro, il bosco è silenzioso.
Me ne devo andare, risalire la china del sentiero alla ricerca di una strada, di qualcuno a cui chiedere aiuto, devo allontanarmi anche per poter pensare... Tornerò a casa, brucerò gli stracci sporchi, guarirò dalle ferite, uno psicologo mi aiuterà a superare il trauma dello stupro, ma so già che il veleno malefico che quella voce mi ha vomitato addosso facendomi diventare una assassina,
Quella, non se ne andrà mai.