Sette settimane dopo l’ultimo incontro con Brian all’Old Duck, Alex era seduto a una scrivania ricoperta di foto e stava sorseggiando un mug di caffè nero. Digitò qualcosa sulla tastiera del computer e, subito dopo, iniziò una videochiamata.
«Ciao, Brian. Qui piove e fa freddo. Com’è il tempo a Bristol?».
«Esattamente come da te. Da me è quasi mezzogiorno, l’ora di uscire per il lunch. Da te devono essere le sei di mattina. Se mi stai chiamando a quest’ora, credo che abbiate un problema lì a Houston».
«Finalmente abbiamo le foto e i dati delle sonde. 2027 U1 è un cilindro con due emisferi sulle basi, perfettamente liscio, a parte piccole ammaccature, probabilmente dovute all’impatto con micrometoriti. È di oro, con tracce di rame. Oro a 18 carati, Brian! Sulla superficie c’è materiale organico, ovviamente congelato. Lo abbiamo analizzato: acqua, piridina, squalene, urea, acido acetico, acido lattico, alcoli, glicoli, chetoni, aldeidi. In più, ingrandendo al massimo, siamo riusciti a osservare cellule epiteliali di sfaldamento, emazie e leucociti, un migliaio di volte più grandi delle corrispondenti cellule umane, ma, dimensioni a parte, del tutto simili. Uno dei nostri biologi ha detto che potrebbe trattarsi di “una secrezione vaginale”».
«Cavolo, Alex! Se ricordo bene, l’asteroide è lungo 200 metri per 50 metri di diametro. Sembra tutto in scala. Un gigantesco dildo d’oro, per di più usato!»
«Vacci piano» disse Alex. «Avrebbe dovuto usarlo una gigantessa alta più di un kilometro… A proposito, ti ho mandato un file gif, una foto in alta risoluzione dell’asteroide. Guardalo».
Non appena ebbe aperto il file sul suo pc, Brian sobbalzò sulla poltrona e cadde rovinosamente all’indietro, trascinando con sé buona parte delle carte che si trovavano sulla sua scrivania. «Vedo, Alex, è fantastico!» disse quando riuscì a riprendersi e rialzarsi. «Sulla superficie dell’asteroide è inciso “EYRYDIKH”, Euridice, la nostra HRDK!».
«E che ci faceva con quel dildo?», chiese Alex.
«Forse le cose che si fanno di solito con un dildo…», rispose Brian. «Secondo il mito greco, Orfeo-RPH giurò che non avrebbe mai più guardato una donna che non fosse la sua Euridice. Avrà anche pensato che la sua amata da sola, così lontano, si sarebbe annoiata. Immagino che avrà pure trovato il modo per farle avere questo, o questi, dildo dorati, in modo che ella potesse ingannare il tempo e forse anche ricordarsi di lui».
«E le dimensioni?».
«Non ho spiegazioni, Alex. Ricordi: “Credo quia absurdum” con queste parole Tertulliano spiegava la sua fede. In molte opere d’arte che ritraggono insieme uomini e dèi, le divinità vengono raffigurate come fossero più grandi. Forse erano più grandi? Nella Genesi è scritto: “facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza”, ecco sembra proprio che noi siamo loro immagini in scala uno a mille!».