La cena si svolse nel modo previsto, tante chiacchiere accompagnate da abbondanti sorsate di birra; nessuna aveva toccato il tasto dell’improvvisa rottura tra Ambra e Antonio, aspettavano rispettosamente che fosse lei a introdurre l’argomento. Cosa che non avvenne. Ambra, infatti, non aveva la minima voglia di parlare delle ragioni che l’avevano spinta a prendere quella decisione, non le andava affatto di parlare di quanto si sentisse come l’ultimo legionario sopravvissuto sul campo di battaglia: ciò che desiderava era vivere un weekend speciale, svagarsi, avere l’illusione che tutto andasse come doveva andare.

Dopo essersi trasformate da diligenti studentesse universitarie in tanto aggressive quanto sexy discotecare, si ritrovarono in Piazza Verdi, tre puntini in mezzo a decine di ragazzi vogliosi di far baldoria. Ambra si era messa delle ballerine, una gonna a vita alta, top e giacca di pelle nera. Capelli castani, lisci, su un lato e una leggera riga di eye-liner sugli occhi. Francesca, invece, aveva un paio di jeans blu con qualche strappo sulle ginocchia, maglietta rossa e giacca verde scura. Completamente struccata, indossava un cappello nero alla Charlie Chaplin. Poi c’era Silvia, con stivaletti e vestito nero, semplice e disarmante allo stesso tempo. Niente trucco sugli occhi, sfoderava però labbra rosse rubino che la rendevano una calamita per ogni essere dotato di buona vista. Tre ragazze che di giorno leggevano le rime di Petrarca si apprestavano a diventare regine della notte.

“Ehi, ma.. guardate là!” Francesca indicò un gruppo di persone sedute per terra. “Mi sembrano Roberto, Davide e Nicola. Voi che dite?” Le altre due si voltarono subito seguendo l’indicazione di Francesca. Fu Silvia a rispondere: “Sì, direi che sono loro. Andiamo a salutarli!”

“A te sicuramente offriranno da bere, mentre e io e Ambra dovremmo pagarceli di tasca nostra!”

“Ahahah! Ma smettila di dire scemenze, su!”

Appena furono sufficientemente vicine, i tre ragazzi, tutti colleghi di corso conosciuti nelle ultime due settimane, rimasero visibilmente stupiti. “Ehi! Ma che sorpresa!” disse Davide. Alto, moro, con un po’ di barba. Non era una bellezza particolare, ma sapeva farci: spiritoso, con mille interessi, battuta pronta. Indubbiamente già ai piedi di Silvia.

“Il mondo è piccolo, raga.. che fate? Beviamo qualcosa insieme?” Ambra era felice di averli visti, aveva una buona opinione di tutti e tre, in particolare di Nicola. Poco più alto di lei, biondino, magro come un grissino, ma gentile e affidabile come pochi altri. Un tesoro di ragazzo, l’amico che chiunque vorrebbe.

“Ciao, Amy! Sì, certo, andiam di qua che c’è un bel localino.” Si incamminarono in una traversina; ovviamente Davide aveva già agganciato Silvia, mentre Nicola era in mezzo a Francesca e Ambra. Roberto, come al solito, sembrava assente, distante da tutto ciò che gli stava accadendo intorno. Era un ragazzo estremamente intelligente, perspicace e gentile, appassionato di musica classica e letteratura russa, sicuramente non sarebbe stato l’anima della festa, ma non era nemmeno un peso.

“Allora, donne, dove state andando? Al Matis?”

“Macché Matis, ci vogliono 15€ solo per entrare, manco ti danno la bevuta! No, no, andiamo al Garden; prendiamo il 20 e in cinque minuti siamo lì. Poca spesa, divertimento assicurato.”

“Solo per intenditrici insomma!” Nicola rise, continuando a guardare Francesca e il suo abbigliamento quantomeno buffo. Ad un tratto, dopo aver dato un tiro alla sigaretta, si voltò verso Ambra: il suo fare amichevole, ma pur sempre timido, quasi a voler mantenere una certa distanza, lo affascinava. Sembrava uscita da un libro di poesie con quel viso semplice e quegli abiti un po’ pretenziosi, quasi volessero dimostrare che chi li indossava avesse il controllo della situazione; un travestimento, per apparire più forte e più decisa.

“Voi che fate, invece? Venite con noi?”

“Mah”, intervenne Roberto, “pensavamo di andare a suonare a casa di Luca e poi vedere come si metteva la serata.”

Davide, che con un orecchio stava ascoltando la conversazione, si intromise: “Potremmo fargli uno squillo e dirgli di raggiungerci qua in centro mentre noi intanto continuiamo con qualche altro giro! Io al Garden non sono mai stato, quasi quasi sarebbe da provare...” Le sue intenzioni erano fin troppo chiare. I suoi amici non potevano far finta di non aver capito e a quel punto dovevano reggergli il gioco. Nicola telefonò a Luca e dopo qualche istante disse che si sarebbero incontrati al Nettuno tra trenta minuti. Ambra intanto si era avvicinata a Francesca e a bassa voce le aveva chiesto chi fosse costui. “E’ un loro amico, penso faccia il secondo anno di Filosofia insieme alla sorella di Nico. L’ho conosciuto sabato scorso quando siamo usciti tutti insieme. Mi è sembrato un po’ arrogante e saccente, ma devo dire che ha un sorriso che farebbe rivoltare il mondo intero.”

Dopo altri due giri, rispettivamente di rhum e vodka alla pesca, il gruppo si accorse che la mezz’ora era passata, quindi si avviarono verso Piazza Maggiore tra grida e risate. In lontananza un ragazzo piuttosto alto, con una giacca scura aperta e una sciarpa vistosa, si alzò dai gradini sui cui era seduto e incominciò a camminare lentamente verso di loro. “Ecco Luca con il suo solito sprint!” disse Davide con un tono di voce sufficientemente alto da farsi sentire anche dal diretto interessato.

“Dato che vi sto aspettando da più di un quarto d’ora, potresti avere anche la decenza di stare zitto.”

Boom. Luca aveva fatto il suo ingresso all’interno della compagnia. Indubbiamente non nel migliore dei modi, di sicuro incisivo.

“Eeeehi, scusa, vecchio! Abbiamo perso di vista l’orario.” Nicola, da bravo ragazzo qual era, stroncò sul nascere la possibile polemica e Davide rimase stizzito, visto che era già pronto a rispondere per le rime.

“Va bene, va bene. Allora dove andiamo?” Luca non aveva degnato né di un saluto, né di uno sguardo le ragazze, come se nemmeno fossero lì. Al contrario, loro avevano prestato molta attenzione a lui e nessuna lasciava trasparire simpatia nei suoi confronti.

“Pensavamo di andare al Garden con loro. A proposito, vi conoscete? Mi sa di no! Lei è Silvia, poi c’è Francesca e infine Ambra, lì vicino a Nico. Fanno tutte Lettere con noi!”

Luca si girò appena verso di loro, senza neanche sforzarsi di fare un sorriso. L’unica che guardò veramente fu Ambra. Si soffermò su di lei, fissandola con quegli occhi scuri e piegò leggermente il capo, a mo’ di reverenza. “Piacere.” Disse, sempre guardandola. Lei notò ogni gesto e, sembrandole strano, presa dall’imbarazzo girò lo sguardo altrove.

La piazza era meravigliosa così, senza nessuno, illuminata appena dai lampioni. Altro che Garden, sarebbe rimasta volentieri lì, da sola. Ma non era decisamente quello il momento per fare la persona poetica e asociale.

Stranamente Luca non fece storie per la scelta del locale e qualche minuto dopo salirono tutti sull’autobus per arrivare a destinazione. Francesca si sedette nel seggiolino dietro Ambra e senza esitare le si avvicinò all’orecchio. “Guarda che non sono cieca. Mr Simpatia ha un debole per te.” Istintivamente Ambra si voltò sgranando gli occhi verso l’amica, poi controllò che nessun altro avesse sentito quell’affermazione, specialmente lui. “So solo che ha fatto una cosa strana prima, chiamarlo debole mi sembra eccessivo. Poi già non lo sopporto, sai che mi frega!” Francesca fece un sorrisino e si appoggiò allo schienale.

“Sì, certo..sarà come dici tu.” E riprese a chiacchierare con gli altri. 

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