“Vada avanti, quando vede i primi ascensori non si fermi, vada avanti fino ai prossimi, sono tre, prende quello al centro, scende al piano terra, trova delle strisce colorate sul pavimento, segua quella gialla e arriva a radiologia”.
Fabio ringrazia, si avvia ripetendo a mente le indicazioni dell’usciere e dopo aver compiuto il percorso si trova proprio davanti a radiologia. Nel corridoio ci sono tre persone che aspettano sedute guardando il nulla. Una sedia è vuota, Fabio si siede ed assume lo stesso sguardo degli altri. Una porta si apre di colpo, un’infermiera domanda chi è arrivato e ritira il suo ticket.
Il giovane uomo muove nervosamente la gamba destra segnando un ritmo hardcore, adesso che è in quel posto, senza ormai alcun dubbio, si sente anche lui malato. Uno dopo l’altro entrano i pazienti fino al suo turno, lo chiama la stessa infermiera che aveva ritirato il ticket: “Fabiani!”, “Eccomi”, la donna non lo guarda, tiene aperta la porta con l’elica stampata sopra dicendo: “Prego”. Oltrepassata la porta, Fabio sente una voce maschile che da dietro un paravento gli dice: “Si tolga le scarpe e i pantaloni dentro lo spogliatoio”. Fabio esegue, poi apre la porta dello sgabuzzino color beige e come se fosse invitato a cena dice: “Posso? Eccomi”, “Venga, venga” risponde sicura la voce.
L’uomo avrà cinquanta anni scarsi, è robusto, villoso, capelli e barba brizzolati, ha la tipica divisa verde degli infermieri, maniche corte e cuffietta. Cammina come un bagnino, ha zoccoli bucherellati anch’essi verdi, si avvicina con un foglio in mano e si ferma a tre metri da Fabio. I suoi occhi sono azzurri, lo sguardo è quello de “il texano dagli occhi di ghiaccio”, gli manca il mozzicone di sigaro in bocca. Fabio è magro spelacchiato, in mutande e calzettoni non si sente proprio a suo agio, ha le gambe secche e lunghe, con un piede si gratta l’altro, imbarazzato. Il radiologo lo guarda, potrebbe sparare da un momento all’altro, invece: “Deve fare una radiografia al ginocchio e al femore perché ha avuto un trauma?”.
“Sì, ho dei dolori che vanno e vengono al ginocchio e poi, sa, al femore sono stato operato……. è tanto che non faccio un controllo….”.
L’uomo aggrotta le ciglia: “Quanto tempo fa l’hanno operato scusi?”, Fabio fa la faccia da bambino: “Bè, avevo sette anni circa…. venticinque anni fa…”, un ghigno sul volto dell’uomo: “Aaahh… ma guardi che se avesse avuto dei problemi seri in questo tempo sarebbe già morto”, Fabio insiste poco convinto: “….sì, ma al ginocchio ho dei doloretti che vanno, vengono….”.
Il bagnino poggia rapidamente l’impegnativa: “Doloretti? Lo vede questo ginocchio?”, si arrotola il pantalone e mostra la gamba destra, “Ho il menisco a pezzi, mi dovrei operare ma sopporto, i doloretti con l’età vengono, preferisco tenermeli che farmi operare”.
Fabio abbozza un sorriso, vorrebbe dirgli che però lui è un vecchio ma si trattiene, strofina le mani e i piedi, i peli delle gambe gli si stanno rizzando, “… e comunque..” insiste l’uomo “la radiografia non le serve a niente, se il trauma non è avvenuto di recente”
“Sì, ma un mio amico aveva mal di schiena, non gli passava, ha aspettato, poi si è deciso a fare una radiografia e…”, “ Mal di schiena?”, il verdone si gira di scatto, alza maglietta e canottiera e mostra la schiena pelosa. C’è una piccola cicatrice.
“Operato di ernia al disco!” Fabio inghiotte la saliva.
“E adesso sai come sto?”
“Presumo….”
“Come prima!! Di merda!”, lo sguardo adesso è quello folle di Jack Nicholson che al bancone dell’Overlook hotel parla con il barman immaginario.
Fabio vorrebbe recuperare le braghe. L’uomo zoccolando si avvicina rapidamente al lettone per le radiografie, sistema la striscia di carta dove si sdraiano i pazienti e tira verso di se la scatola metallica dei raggi x attaccata al braccio semovibile. Poi si ferma, tiene tra le mani la scatola metallica, con il palmo della mano da due sonore pacche sopra fissando Fabio negli occhi e dice: “La vede questa? La vede?”. Fabio con gli occhi sbarrati annuisce.
“Sa cosa c’è dentro? Ha presente Hiroshima e Nagasaki, la bomba atomica…. Migliaia di morti? E’ la stessa cosa, radiazioni nucleari, e se le becca tutte lei perché io sa, non ho mica problemi, lo vede quel muro là, ecco io sto là dietro, sono protetto, strucco il bottone e ZAP!”, Fabio è percorso da una scossa, “…e lei fa la sua radiografia, contento lei…. prego!” l’uomo rivolto al paziente con un movimento delle braccia elegantissimo lo invita a salire in carrozza. Fabio non si muove, ha negli occhi le immagini di funghi atomici, volti giapponesi deturpati dalle radiazioni, fumetti manga da leggere al contrario, Bruce Lee che urlando gli zompa addosso, nella stanza dell’elica, tutto ad un tratto, si è creata un’atmosfera da beffarda esecuzione, passano pochi istanti, l’infermiere immobile nella posizione di invito, Fabio ascelle sudate e ginocchia tremanti esita “…ma….e… se facessi una risonanza?”
Cinque minuti dopo è al bar, beve una birra doppio malto in mezzo a tavolini affollatissimi e rumorosi, è sollevato, sereno, quasi felice, non sente più il dolorino al ginocchio. Si è stufato di ascoltarlo.