Tre ore dopo aver beccato l’imperatore con tre nuove amanti, fu promulgato un editto che vietava l’uso del numero tre: il tre era
bandito dalla vita sociale e culturale del Paese.
Bisognò ristampare tutti i libri con le pagine così numerate: 1, 2, 2+1, 4, 5... e così via.
Vennero abolite le parole che contenevano il “tre”: treno, tremendo, trespolo, trekking, e così via.
Anche Paesi come Tripoli destavano un certo imbarazzo. Vennero istituite apposite pattuglie, le Anti-tre, incaricate di
sopprimere il manifestarsi di questo numero, in qualunque forma si presentasse. E così facendo, gli idioti, non si accorgevano
che stavano portando il tanto interdetto numero sulle divise, sui distintivi, sulle camionette e sulle insegne degli uffici atti al con-
trollo e alla repressione.
Inizialmente la gente si ribellò fondando movimenti di lotta chiamati Tre-sca, chiamati M, per la forma vagamente somigliante al numero in questione, o Ert, che conteneva le tre lettere del numero incriminato.
Di notte i sovversivi riempivano la città di enormi manifesti su cui campeggiava il numero 3, ma l’indomani le forze governative
li facevano rimuovere.
Dopo un paio d’anni però, l’accidia e la stanchezza presero il sopravvento.
- In fondo il 3 è una stupida convenzione - dicevano gli anziani.
- Basta abituarsi alla sua assenza e andrà a finire che non ci faremo più caso - confermavano i più giovani.
L’aritmetica insegna infatti che i numeri a disposizione sono infiniti.
Perché incaponirsi allora per uno stupido 3?