Il mondo da un cartone
Lo ricordo così da molto tempo
Da quando mi ritrovai scaraventato sulla strada
Un investimento sbagliato
Amicizie che non si rivelarono tali
E l’abbandono degli affetti
Così
Dalla terrazza del mio attico
Mi ritrovai su lunghi marciapiedi
Luci fioche al neon
Immagini colorate di scie di auto
Sirene spiegate in una corsa al tempo
Ruote che scuotevano i sanpietrini
Persone di corsa e curiosamente, altre molto lente
Rumori di sbuffi, imprecazioni, dicerie e confessioni
Odori di cucine di paesi lontani migliaia di chilometri
Fragori di pochi centesimi che volavano da mani, cascando nel vecchio berretto
Tutto attraverso un cartone
Quello che la era la mia casa
Dei fori all’altezza del viso
Che mi permettevano di vedere
E due ali con cui si chiudeva la porta
A volte l’umidità del fiume restava fuori
E faceva restare fuori tutti quei gatti
Ma la luna, con la sua magica luce
Il sole che scaldava le mie vecchie ossa
Sorrisi di bimbi non intimoriti dal mio aspetto
Quelli mi facevano andare avanti
Nessuna aspettativa
Ma il vecchio leone
In quella giungla non avrebbe mollato
Un uomo è un uomo, fino a quando non c’è chi ne dimostra il contrario
Lo aveva anche scritto Brecht