Hanno occhi di sale
e braccia di legno
i migranti contemporanei.
Per tutto simili a quelli del passato,
hanno il cuore strappato
ed il sorriso represso
dall'indifferenza e dalla fatica.
Non camminano solo fino a logorarsi i talloni
ma vengono assiepati nei barconi
come nella stiva delle navi di legno del passato,
( hanno il viso bruciato
dai solchi del sole e dalle pozze della disperazione)
ed in prossimità della riva
vengono gettati in mare
donne vecchi e bambini
uomini giovani ed infanti,
( hanno il viso bagnato
dalle onde del mare e dai crateri della morte).
Li chiamano migranti
come se emigrare vuol dire emarginarsi.
Non sanno che dentro ai loro occhi
i sogni fremono, i desideri s'arrovellano
per conquistar la libertà, la libertà.
E quando vedono terra
mentre i barconi solcano le onde
li vedi aprire il cuore
nella speranza di continuare ad amare
di riuscire ad amare
con altre condizioni
in altre situazioni.
Hanno negli occhi dell'anima
le atrocità della guerra, l'urlo della fame
che fremono e sono cicatrici
incancellabili, eterne.
Dammi una mano migrante,
aiutami ad aiutarti.
Perché per chi accoglierà i nostri fratelli
troverà aperte le porte del paradiso.
Hanno mani alzate al cielo
come a volerlo afferrare
e sognano di vivere fuori dalla violenza.
Essi vogliono amare, amare.
Lasciateli sognare, lasciateli approdare.