Se correre potessi come facevo un tempo
Obbligherei i miei piedi a rasentar l’asfalto
Puntando al centro preciso di Milano
Misurerei a falcate la piazza del mio Duomo
Visiterei La Rinascente col solito stupore
Come quando ero Alice in un mondo da scoprire
Arriverei di corsa in Porta Ticinese
Lo sguardo volto a dritta sul porto milanese
Odore marcio di decomposte chiatte
Ai bordi della Darsena come ciabatte piatte
Sull’acqua i piedi nudi al pari di piroghe
Godrei starnazzi d’anatre con schizzi tersi e fughe
Correndo sì veloce indietro nel mio tempo
A quel crocicchio strano arriverei in un lampo
E troverei amici, affetti e giochi in compagnia
Un mondo povero di cose, senza tecnologia
Bastava l’Oratorio, due stringhe e una gazzosa
Per rendere la vita frizzante e vaporosa
E se mi pena un po’ riprendere il respiro
Or che al traguardo del passato arrivo
Si scioglie la fatica nel ritrovato riso...
È ancora lì che nasco è ancora lì che vivo
© Cesare Ferrari