Se le storie raccontate e vissute potessero andare sempre come si vuole
E se la vita fosse sempre senza ostacoli
Quella del capitano non ebbe questa fortuna
E Dio scelse per lui
Quest’ultimo volle tenere con se la sua vista
Stringendola nelle sue enormi mani
In un progetto divino tutto suo
Mostrandola una sola volta da lassù, prima di allontanarsi
E quel bambino si mosse tra ombre scure e lampi doloranti
A volte molto pesanti da comprendere per lui e per gli altri
Giochi non colorati e rumori impercettibili
Occhiali scuri ed un bastone stretto nelle mani
E come tutti quelli, privati di quel bene, acuì altri sensi
Quando sbattette contro quella montagna di uomo stava pensando ad altro
Odorava il mare e sentiva il muoversi delle ali dei gabbiani
La montagna però, si piegò sulle ginocchia, per avvicinarsi a quel viso ormai di un ragazzo
Per sincerarsi di non avergli fatto del male e tirarlo su da terra
Capitano di un peschereccio, dopo avergli offerto un gelato al molo, gli raccontò della sua vita e della sua famiglia
Ed il ragazzo lo ascoltò molto attentamente, pur picchiettando il bastone tra le gambe del tavolo come per non avere ostacoli tra di loro
Si conobbero quel giorno e si videro ancora nei seguenti
In un susseguirsi di storie di vita e di mare
Di porti e di amore per i propri cari
Ai limiti dell’incredibile in alcun e di esse
Ed il ragazzo sempre più coinvolto e fiducioso di una possibilità che gli frullava nella testa da un po'
Aveva visitato quel peschereccio diverse volte ma senza mai prendere il largo
Ne conosceva quasi tutto
Dalla passarella cigolante per salirci, alla sala motori che sapeva di grasso e gasolio
Quel giorno, accarezzò il timone di legno antico, ruotandolo come fanno i bambini quando imitano la guida
Ecco li, la voce del capitano arrivò alle sue spalle
Potente e decisa
Ferma e convinta
Ma soprattutto inaspettata e anticipando il suo desiderio sommesso
-Aspettami- gli disse, e sparì sotto barca
Pochi minuti dopo risalì con stivaloni di gomma, ed una tuta blu impermeabile
-Indossala- gli disse, porgendola tra le mani del ragazzo, che la fece passare più volte anche sotto il proprio naso, incredulo del gesto ed attratto da quell’odore salmastro
-Oggi guiderai tu, usciremo lentamente dal piccolo porto e ti darò tutte e indicazioni necessarie
Hai imparato molto nei tuoi silenzi e nel tuo attento ascolto. Ed io da te
-Ho un po' di paura- disse il ragazzo
-Non sarà necessario averne- disse il capitano
-Oggi il capitano di questa barca sei tu. Indossa il mio berretto-
-Grazie. Grazie davvero. Ma ti ricordo che sono cieco-
-Bene. Allora vuol dire che tu sarai il primo capitano cieco alla guida di un peschereccio. Ora accendi i motori, sai dove. Bene. Lentamente vira a destra e mantieni il motore al minimo-
-Così va bene? –
-Si. In maniera egregia-
-Ma quando saremo in alto mare, me lo dirai? –
-Lo siamo già- rispose
-Ora ascolta. Cosa senti? –
-Sento scuotere le acque molto fortemente-
-Questi sono delfini. Una famiglia intera, Ed ora volta il viso, una volta a Nord ed un'altra a Sud. Cosa senti? –
-Il vento cambia intensità e anche la sua temperatura-
-Senti il sole?
-Si-
-Batte sul tuo viso sempre nello stesso punto? –
-No no. Ora ne sento il calore sulla destra. Ho capito cosa mi stai chiedendo. Può farmi capire anche gli orari della giornata, senza necessariamente avere il mio orologio-
-Si. E’ proprio cosi- Hai davvero imparato tante cose. E sono fiero di te-
-Sai capitano lo sono anche io. E tu sei un grande amico-
-Ehi. Ricorda che oggi il capitano sei tu. E domani forse parleranno di te al molo-
-Hai saputo? Ho sentito di quel cieco! –
-Beh sappi che tu sei il migliore capitano cieco che abbia mai conosciuto. Ed ora torniamo a casa. Si sta facendo buio
-Ok cap… Amico mio