Stamattina mi sono svegliata strana. Anzi, non ho proprio dormito perché fino alle tre di notte ho raccolto acqua. Tubo della lavatrice kaput, inondazione..
Insomma quando mi sono buttata sul letto ero così a pezzi, ma così a pezzi che ogni pezzo stava per conto suo e il resto della notte l’ho passato a raccoglierli sul materasso. E giravo e mi rigiravo e di sopra e di sotto e da capo e da piedi. Niente. Non riuscivo a trovare la posizione. Ho provato a leggere.
Quei mamozzi che ti regalano per odio a Natale, non so se capita anche a voi. Insomma una persona normale alle prime dieci righe va già in coma. Io a pagina 50 bestemmiavo e basta. Mollato il mamozzo sono passata alle pecore. Avrò contato tutte quelle della Barbagia. A un certo punto giuro che ce l’avevo proprio attorno al letto, sull’armadio, i comodini. La pazzia comincia così, non ci piove. Stop, basta pecore. Cambio bestia ho pensato. Hai visto mai. E ho cominciato a contare galline. Devo dire che la cosa funzionava, m’ero tutta rilassata, l’occhietto calava giù….ronf ronf…ma mi sono svegliata di colpo perché nel sogno è arrivata la gallina di guerra!!! Il fantasma della gallina di mamma piccola! Giallo vero a fosche tinte. Omicidio premeditato consumato da nonna durante la guerra, in quel di Vizzini dov’era sfollata con i figli perché a Palermo, (malgrado una presunta seminobiltà già decaduta ma comunque vissuta in svariati metri quadri a soffitti affrescati), mangiavano tre mele in cinque e o a pranzo o a cena. Tutto quello che poteva esser venduto era già sparito da un pezzo e non era solo questione di soldi, perché anche ad averceli, dice mamma, non si trovava un’ala di pollo nel raggio di chilometri e il pollo, solo a nominarlo provocava mancamenti a catena. Così nonna, vaneggiando di pennuti, aveva monetizzato gli ultimi ori e si era accodata con quattro bambini alla cognata, anche lei con due figli e marito al fronte, che in quel di Vizzini, appunto, aveva conoscenze interessanti ben fornite di animali da cortile e dove, a quanto scritto nell’ultima lettera, sarebbero state accolte a braccia aperte… Ferme restando aperte anche le loro tasche naturalmente. Ma non avrebbero più sofferto la fame. E in fondo era vero. Dice la leggenda che si allocarono in una bicocca ceduta in affitto da una limitrofa signora fornita di aia. Ma nell’aia razzolava una sola gallina e la signora avrebbe forse venduto una coscia di suo marito riformato, ma l’ultima gallina mai! Non per riserva alimentare, no no. Passione! Affetto delirante!
Per lei quella gallina era come una figlia. Già da pulcina era stata eletta a intoccabile membro della famiglia. La signora la lisciava, la ninnava ci parlava….Cococò cococò cococò…Tutto il giorno cococò…E dall’altra parte della rete ciurma di bimbi e nonna e cognata a pelar patate con occhi torvi, perché le patate la contadina le vendeva volentieri insieme ad altri tuberi e ortaggi vari, grano, olio e formaggio che, visti i tempi, erano già una manna. Ma la gallina ormai era un’ossessione perversa che toglieva pace e sonno alle femmine inferocite. Cococò cococò ….. La presunta seminobiltà s’era andata a far friggere. Mia nonna delirava di rapimenti, la cognata ideava piani folli, i bambini perplessi ascoltavano in silenzio rapportando le ragioni di tanto accanimento a scopi canini. Nel senso che, sempre seminobilmente parlando, non collegavano la gallina viva a quella cosa cotta che ai bei tempi arrivava in tavola divisa in petto e cosce e che forse cresceva su appositi alberi, per cui per loro qualunque bestiola in movimento era omologabile a un cagnolino con cui giocare. Dovevano giocare per forza con la gallina? E intanto passavano i giorni e ogni piano criminoso delle due perfide naufragava miseramente per paura di essere beccate nell’aia con la preda sotto la gonna, col rischio di sfratto immediato e ritorno alle mele di Palermo, ammesso che ce ne fossero ancora.
Ma un venerdì di pioggerellina estiva, il miracolo! Sicuramente del demonio perché era giorno vegetariano obbligatorio. Incredibile ma vero, la gallina era passata da un buco della rete sconfinando nel territorio nemico dietro a gustosi lombrichi…..ma non si era fermata al prato…Porte sempre aperte a quei tempi… Dice mamma che quando nonna e cognata, già a cucinar patate, videro entrare trionfalmente la gallina bagnata in casa, persero l’uso della parola. I bambini invece persero definitivamente l’illusione di poterla chiamare Fido e portarla a spasso col guinzaglio.
Porta sbarrata, gallina acchiappata e efferato delitto compiuto dalle due semibaronesse sicuramente inquinate da qualche goccia di sangue di popolana francese che sferruzzava ai piedi della ghigliottina contando teste mozzate.
Tutto ciò sotto gli occhi innocenti dei fanciulli senza il minimo riguardo per traumi psicologici che oggi li avrebbero sbattuti a vita sul lettino dell’analista.
Decisamente altri tempi e i piccini vennero immediatamente resi complici del delitto. Dovevano raccogliere tutte le penne e ficcarle in un sacco. Guai a lasciare in giro la più piccola piumetta. Il corpo del reato doveva sparire integralmente, non solo la parte digeribile. E così fu fatto mentre la malcapitata finiva in tegame. A brodo già pronto……cococò cococò…. Era ormai sera, aveva smesso di piovere e la vicina chiamava a gran voce la sua adorata che dalla pentola non poteva più risponderle.
La voce si avvicinava sempre di più alla porta e pentola e sacco di piume finirono sotto al letto. L’ ultimo rimasuglio del sacro profumo di nonna, conservato per il rientro dal fronte di nonno, venne freneticamente spruzzato e dissipato per cancellare quello appetitoso della defunta.
Giusto in tempo, perché poco dopo la contadina bussava accorata e, dice sempre la leggenda, le due belve aprivano con un sorriso dolcissimo. Sullo sfondo i bimbi attorno alla tavola apparecchiata, ma nei piatti solo patate e formaggio.
La villica, un po’ stordita dal raffinato profumo di nonna, chiedeva però con fondato sospetto se avevano per caso visto di recente la gallina. Le belve negavano con la mano sul cuore, offrendo oltretutto immediato aiuto nella ricerca e anche loro cococò cococò cococò in tondo all’aia e all’orto per allontanare ogni sospetto….che comunque nella villica restava, perché rientrando finalmente nella sua “ala del palazzo” strillava in lacrime. –“ ‘U core mi dici ca accà avi a essere e botta di sangue ci pigghiasse bonu si pi sbagghiu cu dicu iu si la futtìo – Che tradotto significa più o meno:
- “ Io me lo sento che sta da queste parti e gli pigliasse un colpo a chi se l’è fregata!”-
Comunque finalmente la pentola tornò sul tavolo ma zio Franco, il più piccolo dei fratellini di mamma, disse subito che la gallina non l’avrebbe mai mangiata perché era quella che camminava. La cosa evidentemente sensibilizzò molto anche gli altri bambini, perché più o meno tutti si erano fatti la fantasia della gallina bau bau e l’idea di mangiare un cane non era il massimo così, ognuno con una scusa diversa, continuarono a mangiare solo formaggio. Mamma ha rimosso quello che fecero nonna e la cognata ma è certa che in ogni caso l’anatema le aveva impressionate e la gallina andò sicuramente di traverso a tutte e due. Insomma è proprio vero che il delitto non paga e il sacco di piume e ossicini era ancora lì, pericolosissima prova del crimine. Venne deciso all’unanimità che era estremamente rischioso seppellirlo nelle vicinanze. La mattina dopo, all’alba, nonna e cognata uscirono guardinghe col corpo del reato e raggiunsero a piedi il paese vicino. Sepoltura di piume e annessi avvenne finalmente nelle campagne adiacenti. L’anatema della contadina non ebbe fortunatamente esiti infausti. Mia nonna e sua cognata si sono spazzolate beatamente quasi 90 anni cadauna. Ma la storia della gallina ha attraversato tre generazioni e da stanotte ho scoperto che il suo fantasma, passato lo stretto di Messina e razzolando fino a Roma, continua a perseguitare anche le discendenti trapiantate nel Continente, animaliste sfegatate e, pesce a parte, a dieta vegetariana quasi fissa.. Ora diventerà fissa permanente. Giuro gallina. Pace alle tue penne
Versione audio/video: https://youtu.be/Qtq_LS1ebnc