La potente vettura sfrecciava, attraverso la campagna assolata. Una zona interamente coltivata a girasoli, ma agli occupanti la macchina non importava il panorama. Lui era occupato alla guida e non poteva distrarsi, lei se ne stava sdraiata al suo fianco. I due erano in viaggio di nozze, Simona era felice vicino al suo sposo. Federico si voltò a guardarla, i loro sguardi s’incontrarono, si sorrisero; la luna di miele continuava.
- Ho sete
- e allora!
- Come allora, ho sete e fa un caldo tremendo, non possiamo fermarci da qualche parte?
- Hai visto nello zaino? Ci dovrebbe essere un thermos
- Ho visto ed è vuoto, che faccio?
- Come fai! Aspetti, come faccio io, siamo in aperta campagna, nessun posto dove fermarci
- Non sai cosa pagherei per una sorgente, un fiume, un lago, qualsiasi cosa purché sia liquida.
- A proposito di liquidi, Fedino, oltre a bere dovrei anche…
- Cosa! Non capisco
- Insomma mi scappa, è da stamani che non ci vado, dobbiamo fermarci per forza.
- Possiamo fermarci anche subito, le piante sono alte per nasconderti e poi non passa nessuno.
- No, non sono proprio capace così all’aperto, resisterò, però alla prima fattoria ci fermiamo, chiederemo da bere e anche il favore di usare il bagno.
- caro, - disse lei - stavo pensando, tu sei felice?
- Certo amore, molto felice, ma stanco, è da stamattina che guido.
- E io? Ho fame, ho sete, mi scappa e sono distrutta, ma sono felice lo stesso.
Simona aveva preso la cartina e la stava leggendo.
- Senti, c’è una deviazione sulla sinistra, porta ad un’abbazia, possiamo chiedere asilo, so che i monaci accolgono volentieri i forestieri.
- Ti prego, i preti no, non li sopporto, possiamo trovare un autogrill, meglio direi!
- Non credo di poter resistere così a lungo, i monaci sono vicini, e poi non sono preti, non fanno politica! Dai, siamo arrivati, ecco la deviazione. Il cartello era davanti a loro e Federico dovette rallentare per riuscire a fare la stretta curva. Dopo un tornante, la strada saliva tortuosa circondata da un fitta vegetazione che nascondeva la visuale. Dopo una serie di curve, finalmente, apparve la sagoma del convento. L’eco dei colpi sul batacchio risuonò cupo nel silenzio irreale che circondava la costruzione. Lo spioncino si aprì e una voce sottile chiese:
- pace e bene fratelli, cosa vi spinge alla nostra dimora.
- Buongiorno, - rispose Simona, - abbiamo visto l’indicazione e abbiamo pensato che valeva la pena salire, è davvero un posto incantevole, volevamo fare un giro, ma come sempre accade la vita ha le sue necessità, è colpa mia, ho delle necessità fisiologiche che non posso più rimandare.
- oh! Capisco - fece la voce dietro lo spioncino – noi non possiamo accogliere donne, ma credo che nel vostro caso, faremo uno strappo alla regola. La voce, risultò appartenere ad un frate con i capelli bianchi, anziano, che li condusse verso una cella destinata ai pellegrini, pregò di non parlare, vigeva la regola del silenzio.
La stanza era spoglia, ma aveva il necessario per soddisfare i loro bisogni. Poco dopo il frate bussò alla porta, per condurli dal padre superiore. Il suo aspetto colpì i due sposini. era un uomo col viso pieno di verruche e cicatrici, le mani pelose e forti, si alzò dalla sedia per ricevere i due ragazzi, accennò un sorriso che non fece altro che peggiorare il suo aspetto sinistro.
- Benvenuti fratelli, siamo lieti di alleviare le vostre pene, ho già dato disposizioni per il pranzo, una coppia di sposini non era mai capitata. Segno del cielo..
- Veramente non direi padre, - intervenne Federico - si tratta solo di una necessità fisica, la vostra abbazia era l’unica soluzione possibile, in questa zona deserta.
- Capisco, ma nonostante la sua evidente incredulità, non succede nulla che Lui non veda. Ora se permettete vi accompagnerò al refettorio per il pranzo, poi potete ritirarvi per un meritato riposo.
Il pasto fu consumato in un silenzio irreale. Si udiva solo il tintinnio delle posate nei piatti. Subito dopo furono accompagnati nel chiostro per riposare al fresco degli alberi. Al tramonto i frati cominciarono a ritirarsi e anche i due sposi furono costretti a tornare in cella. Erano stanchi e non tardarono a addormentarsi. Simona ebbe un guizzo nel sonno e si ritrovò sveglia seduta nel letto, Federico dormiva, lei, invece, avvertiva una strana sensazione di disagio, perché si era svegliata?si accorse di avere freddo, l’aria nella cella era fresca, decise di prendere un golf, ma mentre apriva la valigia udì degli strani rumori. A quell’ora di notte era strano sentire rumori del genere. Era leggero, ovattato, uno strano fruscio, stava per svegliare il marito, ma ci ripensò, forse, era solo frutto della sua fantasia. Si avvicinò alla porta, ma non sentì nulla, stava per tornare indietro, quando sentì di nuovo quel fruscio. Spense la luce e socchiuse la porta, tutto era buio, ma in fondo al corridoio vide arrivare un fascio di luci che si muoveva in modo quasi sincrono. Impaurita chiuse il più possibile la porta e così li vide sfilare, uno dietro l’altro, ognuno munito di una torcia. Decisa a saperne di più, nonostante la paura, prese un saio, trovato nel cassettone e dopo averlo indossato, si mise a seguirli. Arrivò al refettorio e lo trovò pieno di uomini, alcuni con il saio, altri in borghese. Erano tutti in piedi davanti al tavolo dove avevano mangiato. Da alcuni contenitori posti al centro, prelevavano della polvere bianca per confezionare piccole bustine, grandi come quelle di zucchero. Simona afferrò al volo la situazione e per poco non si tradì con un grido soffocato. Capì che, in quella situazione, la sua vita valeva poco se la trovavano a spiare. Tornò sui suoi passi, con il cuore che batteva all’impazzata. Svegliò il marito e, gli raccontò l'accaduto.
- Dobbiamo andar via subito, se si accorgono che li ho visti, ci uccidono e qua non ci troveranno mai.
- Calmati adesso, sai che non è possibile, siamo chiusi dentro, dobbiamo comportarci con naturalezza, domani mattina ce ne andiamo e al diavolo i loro traffici.
L’alba li colse già pronti, vestiti e con i nervi tesi, quando il frate venne a chiamarli, sobbalzarono. Il priore li attendeva in giardino.
- Buongiorno cari figlioli, spero che avete riposato bene, siete già pronti a partire, non volete fare nemmeno colazione? Qualcosa vi turba, non siete stati accolti bene? Ditemi cosa posso fare per voi.
- Non si preoccupi padre, mi creda, è stato tutto perfetto, ma deve capire, siamo in viaggio di nozze e vogliamo raggiungere la nostra meta il più presto possibile. Non ci resta che ringraziarvi di cuore.
- Non dovete, cari fratelli, è nostro dovere aiutare chi ha bisogno, sono io che ringrazio voi e, per farci ricordare vi dono questa scatola. Contiene un campionario delle nostre specialità a base di erbe medicinali. così vi ricorderete di noi. Andate in pace e buon viaggio, il Signore vi protegga.
I due si guardarono e Federico capì che la moglie era dubbiosa, ancora non si fidava, nonostante la gentilezza che il priore stava dimostrando. Appena partiti, Simona sfogò tutto la sua frustrazione.
- Maledetti ipocriti e delinquenti, erba medica! dice lui, te la do io l’erba, che faccia di bronzo. Andiamo via, alla prima caserma dei carabinieri li denuncio!
- Dai amore! stai calma adesso, siamo fuori pericolo, questo è il necessario e poi, non è detto che hai ragione tu, anche se non mi piacciono, sembra che in fin dei conti si sono comportati in modo impeccabile, forse ti sei fatta suggestionare, ora calmati e godiamoci il viaggio.
Simona ancora scura in volto, si mise seduta e, dopo essersi calmata, spinta dalla curiosità aprì la scatola avuta in regalo. Aveva ragione Federico, poteva essersi impressionata. Nella scatola trovò molte bustine, uguali a quelle che aveva visto confezionare,ognuna aveva le indicazioni per un uso corretto. Si stava rendendo conto che si era sbagliata, si era lasciata suggestionare dalla situazione.
Stava per chiuder la scatola, quando vide un sacchetto che non aveva indicazioni, incuriosita lo aprì e assaggiò con la punta della lingua, aveva un buon sapore, di limone, ne prese ancora e ne offrì anche al marito. Dopo pochi minuti fu presa da una strana euforia e anche Federico si comportò in modo strano. La macchina cominciò a sbandare, il giovane accelerava e frenava di botto, Simona urlava ridendo ad ogni frenata. Ad un tratto apparve in direzione opposta un grosso tir, Federico gli puntò contro correndo, voleva sterzare all’ultimo minuto, ma nel compiere l’operazione sbandò, andando a sbattere contro un albero. I due sposi morirono sul colpo. Lui incastrato nel volante lei sbalzata fuori e schiantata sull’asfalto. Dopo pochi minuti una macchina si fermò per prestare i primi soccorsi. Dalla vettura scesero alcuni uomini, uno di loro aveva il volto, pieno di verruche e cicatrici. Due di loro si occuparono di ricomporre i corpi, un altro si preoccupò di recuperare il cofanetto con le erbe medicinali facendolo scomparire fra le pieghe del saio che indossava.