DOMENICO
Roma 20 maggio 2000
Cara Zaima come stai? Io abbastanza male, grazie e volevo proprio dirtelo, infatti ho chiesto l’indirizzo a tua madre per mandarti questa lettera.
A proposito, la tua non l’ha trovata Mercedes, l’ha trovata Giovanna e non l’ha mangiata e tu lo sai che le mangia tutte, anche le bollette.
Ma è intelligente però. Sicuramente più di me che mi sembrano mille anni che faccio finta di niente.
Non eri invisibile Zaima mia.
Ti vedevo anche troppo e proprio per questo scappavo.
Anima mia, io sono quello di ucci ucci cavallucci , come facevo a dimenticarmelo? Scappavo sì. Con gli occhi e col cuore Zaima mia. Sempre. Ma per una volta ci sei riuscita a fermarmi.
Poi però sono scappato ancora e ce l’ho fatta vero, a farti credere che ero sempre innamorato di Mercedes.
Tu sei proprio sicura, vero, che non me me importa niente di te e di mio…. Ecco vedi, non riesco neanche a scriverlo per quanto mi trema la mano. Ma ti credo anima mia, t’ho sempre creduto e morammazzato il professor Guidarelli.
E anche Mercedes.
E’ vero che ero il coglione della sala d’aspetto. Ma le è andata male anche col coglione giusto e sai perché?
Perché il cozzarolo ha saltato apertamente il fosso ed è passato senza paravento ai “calamari”. E ne aveva già collezionati tanti eh. Certi bei calamaroni palestrati…
Il paravento era Mercedes….
Altrimenti il papà miliardario tagliava i viveri.
Ma adesso il cozzarolo se ne frega perché s’è proprio innamorato di un polipetto striminzito e sono andati a vivere insieme e la mia gentile signora è rimasta disoccupata. Ma sai che ti dico. Morammazzata lei e viva il cozzarolo. Evviva. Non si vergogna più.
Neanch’io Zaima. Ho trovato l’oro e sei tu. Mio figlio sarà d’oro perché lo farai tu. L’ho scritto vedi.? FIGLIO.
Non ho più paura. Di niente. Solo del tempo perduto.
Sapessi quanto freddo faceva stamattina alle cinque…
Ma come sempre me la sono fatta a piedi, con Giovanna infilata nel maglione. E come sempre il professor Vincenzi era seduto col pentolino in mano davanti alla Porta Magica. Non era più rame. Il pentolino era d’oro. Oro puro, giuro, non sono pazzo e non ero ubriaco. Oro! E il professore aveva un sorriso così sorriso che non ci sono parole per descrivertelo. Ma era morto.
Ti ho scritto perchè voglio essere vivo. Con te. Con voi. Più che posso, con tutta la vita che posso.
Ti amo pupetta. Vi amo. Decidi tu.
Ps. Ti saluta Giovanna.
Rps. Mercedes è andata a vivere da sua sorella.
Rpps. Ho aggiustato il campanello della porta. Ora suona.
FINE