Stava seduto sul bordo del letto con i gomiti appoggiati alle ginocchia, le mani penzoloni e lo sguardo rivolto verso la finestra. Non che ci fosse granché da vedere: il vetro era sporco come se fosse fatto di fumo di sigaretta, ma nessuno viene al Motel Billy per guardare il panorama.
Chiusi la porta, mi accomodai sulla sedia accanto all’ingresso e lo osservai con attenzione.
Aveva il nodo della cravatta storto, una patacca sul gilet e occhiali da vista fuori moda che avevano bisogno di una ripulita. Due o tre capelli, mossi da chissà quale invisibile spiffero, si agitavano sulla pelata come soldati dispersi su un campo di battaglia.
Dava una certa impressione e gli dissi quale. «Non mi sembri il tipo che dà problemi».
Mi rivolse lo sguardo che mi riservano tutti, sempre.
«Be’, chi ti aspettavi, Max Von Sidow?» feci.
Lui parve pensarci, poi scosse la testa. Sembrava molto triste.
«Non te la devi prendere, questo è un posto fuori mano. Per questo hanno mandato me».
Sguardo numero due. Quello che significa: e tu chi saresti?.
«Prendila come una forma di cortesia. Qualcosa come: “spiacente, signore, ma crediamo proprio che lei dovrebbe lasciare la stanza, perciò se, con comodo...”».
Lui sbuffò.
«Senti, per me non ci sono problemi. Alzo i tacchi, dico che ci ho provato, che non ne vuoi sapere e che devono chiamare gli altri. Credimi, non è piacevole. Tutte quelle giaculatorie in latino, l’acqua santa, le candele, il sale – non hai idea come sia difficile ripulire, dopo: i grani s’intrufolano dappertutto».
Mi fissò dritto in faccia. Non aveva considerato la questione dal punto di vista pratico e adesso avevo tutta la sua attenzione. Era il momento di dirgli chiaro e tondo come sarebbe finita e lo feci. «Alla fine ve ne andate tutti, sempre. Ma non è piacevole. A me fa impressione, vista da questa parte, e non riesco neanche a immaginare com’è dall’altra. E tu non vuoi saperlo, credimi. Te l’ho detto che mi sembri una brava persona?». Non glie l’avevo detto, ma non importava.
Non sei un.... Si era deciso a parlare ed era un buon segno. Aveva una voce sottile, un po’ stridula, incongrua come il frinire di un grillo nel cuore dell’inverno. «No, per la miseria. Mi hanno buttato fuori anni fa. Ero... be’, diciamo che ero troppo indipendente».
Come sempre, quando si arrivava a questo punto, cacciai nei recessi della mente il ricordo di come e perché mi avessero cacciato. Se percepiscono le tue fragilità te le ritorcono contro. Il tizio sul bordo del letto pareva innocuo, ma non valeva la pena correre rischi. «Io vi vedo e basta» conclusi.
Niente...? Agitò una mano come se cercasse le parole, non le trovò e la lasciò cadere.
«Te l’ho detto. Preferisco convincervi con le buone maniere».
Lui girò la testa dall’altra parte. Vedrò anche i fantasmi, ma non sono capace di leggere i pensieri. Tuttavia sapevo che cosa gli frullava per la testa. Per tutta la vita, usando le buone maniere, gli avevano fatto fare cose che non gli andavano. Che gli succedesse anche dopo non gli andava giù. Un po’ lo capivo.
«Be’, qualche trucco le conosco. Come si dice: “tu eris sacerdos in aeternum”... però... ».
Pensavo che se uno non da’ troppo fastidio…
Feci un cenno di diniego. «Rumori inspiegabili, temperatura che si abbassa, oggetti che si muovono da soli, odori strani. Per voi è come andare al cesso: è inevitabile».
Si alzò in piedi e indicò la stanza. Alzò la voce in quella che, da vivo, doveva essere stata per lui una vibrata protesta. La luce di un abat-jour sfarfallò. Ma insomma, è un posto fuori mano, lo ha detto anche lei. A chi vuole importi che…
Lo interruppi: «È come nei film western. Vivo o morto, niente vie di mezzo».
E a lei che cosa interessa? È una questione di principio?.
«Mi pagano. Mi pare una ragione sufficiente».
E la pagano bene? colsi un bel po’ di sarcasmo, ma non ci feci caso. Non aveva tutti i torti.
«No, ma mi chiama un sacco di gente. Gente che non vuol percorrere i canali ufficiali. Come ha detto un tale, quando si smette di credere in Dio, si crede in qualunque cosa».
Mi guardò come colto da un’illuminazione. Ecco in arrivo un’altra delle solite domande. La prevenni. «No, non chiedermi di luci in fondo al tunnel e comitati di benvenuto. Come ho detto, mi hanno buttato fuori».
Il ricordo rimbalzò su come una palla di gomma. Io seduto sul letto e lei sdraiata che mi dava la schiena. Mi venne in mente come quelli della Commissione avevano guardato la foto. Al solito, mi chiesi cosa avrebbero deciso se il vestito di lei non fosse risalito fino a scoprirle il culo. Se fosse quella la ragione per cui mi avevano cacciato e non quello che avevo fatto con lei.
Scacciai di nuovo il pensiero e piantai gli occhi in faccia al fantasma che infestava il Motel Billy.
Si afflosciò sul letto, letteralmente. Se fosse stato vivo le molle avrebbero cigolato. Potrei provare a resistere, disse, ma si capiva che non ci credeva. Avrebbe dovuto andarsene e lo sapeva: era solo questione di tempo.
Controllai l’orologio. «Be’, tu avrai l’eternità a disposizione, ma io no. Non ancora».
Lui assunse la stessa posizione in cui l’avevo visto all’inizio.
Non ho un posto dove andare.
Osservai la stanza. Rammentai le ultime parole di Oscar Wilde: o se ne va quella tappezzeria o me ne vado io. «Nessuno ce l’ha» dissi.
Quando lo guardai di nuovo, stava svanendo.
Attesi, poi mi sedetti nello stesso punto. Il copriletto non era nemmeno freddo. Mi sdraiai, incrociando le mani dietro la nuca.
«E non è nemmeno la stanza numero tredici» dissi ad alta voce. Nessuno rispose.
Come sempre, mi chiesi che cosa sarebbe successo se avessi fatto fiasco. Avrebbero detto che la stanza era maledetta e chi ci entrava faceva una brutta fine? No, questo succedeva solo nelle storie di fantasmi. Più probabile che la tenessero chiusa con qualche scusa. O magari l’avrebbero trasformata in un'attrazione. Oggi come oggi, dipende dal web. @Il Motel Billy fa c**, ma sapete che c’è? Hanno una stanza infestata dagli#spettri# e se ci passate anche solo una notte...@.
«Funziona così, amico. Vaghiamo da un motel all’altro. Qualcuno passa di suite in suite, ad altri toccano solo bettole come questa, ma, prima o poi, arriva il momento in cui il conto diventa troppo salato».
Mi resi conto di aver detto una frase melodrammatica, ma, per fortuna, non c’era nessuno a sentirla.
Misi una mano nella tasca della giacca ed estrassi il flacone delle pillole.
Se ne andavano tutti, sempre, avevo detto.
Chissà quanto sarei riuscito a resistere io.