Più passavo il mio tempo con Emma, più ero convinto che fossimo nati nell'era sbagliata. Era comunque un pensiero non plausibile dato che sognavamo il futuro senza ovviamente sapere come sarebbe cambiata la vita tra cento o mille anni. D'altronde era un discorso che valeva per tutte le epoche.
Nei nostri momenti però ci piaceva dedicare il tempo a questi assurdi pensieri.
Ero maggiormente concentrato sul mio lavoro poiché stavo avanzando di giorno in giorno, risultato che ci dava modo oltretutto di vivere una vita assai dignitosa.
Io ed Emma, comunque sia, volevamo fare molto di più e passavamo il tempo buttando giù progetti, grazie ai quali riuscivo a conoscere sempre più in profondità quella donna che aveva infine deciso di accompagnarmi durante questo lungo viaggio.
Emma era sensibile, ma anche forte e molto intelligente. Non me la sarei fatta scappare neppure per tutto l'oro del mondo.
Ormai la mia iniziale sorpresa nei confronti del mio cambiamento verso tutto ciò che riguardava matrimoni e compromessi era sparita, portandomi addirittura a sognare un futuro in cui vedevo dei bambini in braccio a me e alla mia amata.
In definitiva, dunque, non ci mancava assolutamente nulla.
Emma aveva del talento da vendere, sebbene credo che talvolta non ne fosse così consapevole; per me era uno di quegli angeli scesi dal paradiso che si dedicava al mestiere più bello.
Mi disse sempre che ritraeva ciò che amava ma che il suo soggetto più complicato e particolare ero proprio io, sebbene non capii mai cosa volesse veramente dire. Forse oggi l'avrei saputo.
Emma non si limitava solo a questo; riusciva a riproporre tutto ciò che sentiva, anche quello che non avrebbe desiderato vedere. Era nel suo mondo e non sempre mi era consentito l'accesso.
Io e lei non eravamo perfetti, ma con la principessa c'era magia. È probabile che ogni tanto ci sia capitato di discutere: Emma era molto testarda, e io non ero da meno.
Potrei scrivere di più sulla mia vita, su quella passata con Emma (lei era comunque più brava di me anche a scrivere), ma la mia mente gioca brutti scherzi e non riesco a ricordare tutto con precisione.
Credo che sia io che la principessa avevamo delle paure che non sempre riuscivamo a vincere.
A volte, mentre Emma era intenta nei suoi lavori, mi ritrovavo a guardarla pensando quanta forza vitale possedesse, unita a quella magnifica sensibilità che si rifletteva in ogni sua minima parte e che all'esterno, per chi non la conoscesse, poteva sembrare una debolezza, e non solo della nostra epoca.
Mi ritrovavo così a vedere ciò che amavo, ignorandone la stessa esistenza dentro di me.
Non credo di averlo mai visto poiché, anche nella mia maturità, la mia anima era rimasta sempre giovane.
A me però non importava, mi bastava vederlo in lei.
La rivedo ancora seduta su un giardino di fiori - nei momenti in cui lavorava e non voleva essere disturbata -, in quelle interminabili passeggiate, la sera facendola ridere con i miei baci sul suo morbidissimo collo col profumo della sua pelle mentre l'aiutavo a togliersi quei pesanti vestiti.
E ancora, ricordo me costruendo la vita che avevo scelto e che in parte mi era stata data, gli avvertimenti di mio padre, la frenesia di Parigi e quel giorno in cui tutto è cambiato per me, per Alexis, ed infine il grigio di una città che stava passando per uno dei momenti più importanti della sua storia. Quel grigio che non terminava mai, la spessa pioggia e le strade umide.
Vedo tanti e diversi momenti, molti dei quali frammentati; eppure lì sento e, come diceva Emma, questo è proprio ciò che non posso e non potrò mai evitare.
E se potessi tornare indietro nel tempo, ribadirei un'altra volta che io ed Emma saremmo dovuti nascere in un'altra epoca, consapevoli della nostra ignoranza su tutto ciò che sarebbe potuto avvenire, ma so soprattutto che non avrei mai compiuto quella scelta.
So che quella notte non l'avrei mai e poi mai lasciata sola, e che forse un giorno sarei riuscito a perdonare quella mia decisione che ora reputo così inutile lasciando andare finalmente il dolore che mi ha attanagliato per tutta la rimanenza di questa vita.
Il mio essere un eterno bambino è una di quella caratteristiche che ho dovuto imparare a ringraziare poiché è una di quelle parti di me a cui devo la speranza nel credere ancora che io e la principessa un giorno, seppur lontano, ci saremmo rivisti.
Era una promessa.
Alexis ed Emma, Emma ed Alexis l'avrebbero rispettata.
Io lo sapevo, e anche lei.
Non in quel momento ma col proseguire delle nostre consapevolezze ci saremmo infine arrivati.
Alexis.
Fine