Esistono tante versioni della storia dell’Olandese volante, del corsaro incatenato da una maledizione invincibile a un vascello fantasma insieme a una ciurma di spettri, costretto a solcare in eterno i sette mari alla ricerca di una Selda capace di salvargli anima e cuore.
Quella che preferisco narra di un pirata costretto a cavarsi il cuore, a chiuderlo in uno scrigno e a metterlo nelle mani della sua Selda, sperando che lei non decida di spaccarlo con un colpo di pugnale, nell’attesa dell’ennesimo ritorno dal suo viaggio senza fine.
Un solo giorno a terra, ogni cento anni: la sua maledizione.
Il pirata sorride: “dipende da come vivo quel giorno”. E dominando il mare dal ponte del vascello fantasma, tiene gli occhi piantati sull’orizzonte. Aspettando di rivedere la striscia bruna della costa ricomparire tra le onde. Aspettando di poter riabbracciare Selda: almeno una volta ogni cento anni.
Questa storia può trovare delle varianti, perché in fondo una storia appartiene solo a chi la racconta.
E allora possiamo immaginare che la maledizione del pirata sia rimanere incatenato a una striscia di terra, ad aspettare che Selda ritorni, da uno dei mille viaggi che il vascello su cui passa la vita compie nell’arco di cento anni.
Per un solo giorno: ma tanto, dipende da come lo vivi.
E il pirata la aspetta, con passione, con dolcezza, e con un po' di paura: perché si è cavato il cuore, lo ha chiuso in uno scrigno e lo ha messo in mano a Selda. E lei potrebbe distruggerlo, quando vuole, con un colpo di pugnale. Lui aspetta, piange e sorride: con gli occhi piantati sull’orizzonte.
Un giorno ogni cento anni, e lui lo aspetta: perché dipende da come lo vivi.
Un giorno ogni cento anni, e lui lo aspetta: la sua vera maledizione.
Un giorno ogni cento anni, e lui lo aspetta, senza alternative: perché lei ha in pugno il suo cuore, nel chiuso segreto di uno scrigno, e lei, solo lei può salvargli anima, almeno per poche ore.
Un giorno ogni cento anni, e lui aspetta, piange e sorride: con gli occhi piantati sull’orizzonte.