Mi chiedevo se quella ragazza già da tempo mi guardasse e come mai non mi fossi mai accorto di lei, mi chiedevo se ci sarebbe stato un prosieguo, e soprattutto se quel suo sguardo significasse qualcosa o meno. Noi maschi ammiratori della femminilità, siamo famosi per cadere facilmente in equivoci.
Non sarebbero comunque mancate le occasioni di ripassare da lì, a parte il baretto uscivo spesso per altre commissioni, tutte collocate vicino al nostro ufficio e sarei dovuto passare per forza davanti a quella vetrina.
La mattina seguente come da copione andai a prendere la colazione, mi venne un piacevole batticuore.
Una volta giunto davanti al negozio, per mia fortuna la ritrovai e come il giorno prima mi guardò, a mio parere più intensamente, oserei dire anche ammiccante.
Quel suo sguardo risultò troppo penetrante, non riuscii a sostenerlo e dovetti, ad un certo punto, abbassare gli occhi e puntarli, poi, da un’altra parte, con un atteggiamento visibilmente insicuro. Stessa e identica scena si ripresentò al ritorno dal bar.
L’episodio, ancor più del giorno precedente, mi riempì la giornata, mi sentivo così vivo, così pieno di energia, così desiderato.
Marta in quei giorni era assente per un corso fuori città e ne avrebbe avuto per settimane, ragion per cui la sera stessa ci limitammo a sentirci telefonicamente, ma con le sue tipiche oscillazioni d’umore, sfociammo infine in un immancabile litigio. Chiusi la telefonata e lanciai rabbiosamente il telefonino sul divano urlando un “vaffanculo!”
Mi calmai ascoltando della musica, accompagnando il tutto con un bel calice di vino rosso e soprattutto con il pensiero di LEI.
Misi su le canzoni di Marco Armani, le strofe di una canzone in particolare sembravano essere state scritte per quei suoi occhi che erano diventati la mia ossessione:
Per i tuoi occhi che cosa non farei… per i tuoi occhi potrei spaccare il cielo come un tuono… per i tuoi occhi io come un’aquila cerco nel buio e resto senza fiato qui nel vuoto qui….senza fiato qui… senza fiato qui…
Per i tuoi occhi che cosa non farei… per i tuoi occhi potrei rubare al giorno il suo mattino… per i tuoi occhi…non mi è difficile sfondare la notte…correndo senza fiato contro il buio... sì senza fiato sì… senza fiato qui…
Inizialmente mi sentii in colpa nei confronti di Marta ma quella sensazione di disagio mi fece solo una semplice “visita” per poi andarsene senza troppi problemi per la sua strada.
Pensai che in fondo non stavo combinando nulla di male, in primis perché, dato il momento che stavo attraversando, quella ragazza rappresentava per la mia vita una sorta di ventata d’aria fresca, e poi riaffiorò nella mia mente e nel mio cuore il tradimento di Marta e le sue numerose “coltellate” che sferrava senza troppi complimenti nei miei confronti.
Impostai il repeat del brano e, con volume basso, mi addormentai serenamente.
I giorni che seguirono, furono ancora costellati da altri sguardi tra me e LEI, provocandomi emozioni ancora più prorompenti.
Il suo sguardo era troppo magnetico e solo col tempo imparai a sostenerlo e a “godermelo” ogni qualvolta lo incrociavo.
Cercai di cogliere in lei nuove sfumature e scoprirla il più possibile. Certo attraverso un vetro non potevo pretendere più di tanto, ma perlomeno ciò che si era creato mi faceva stare bene e mi rendeva appagato ed anche euforico.
Ogni scusa era buona per percorrere quel tratto di strada, e non solo per la questione colazione o commissioni d’ufficio, ma anche per banalità del tipo: chiedevo un attimo di permesso per andarmi a comprare dei chewing-gum oppure per farmi una ricarica telefonica al solito baretto.
Disgraziatamente confidai di LEI a Riccardo che pensò bene di spiattellare la cosa ai colleghi, questi cominciarono insolentemente a deridermi e Giannutri soprannominò la commessa “La ragazza della vetrina”.
È proprio vero ciò che mi diceva e mi dice sempre mia sorella: «Peppe, è controproducente condividere le cose con altri, più te le tieni per te, più aumentano di valore!»
Maledettamente vero.
Decisi di cercare la commessa su Facebook, e immaginai subito che non sarebbe stato affatto facile cercare qualcuno di cui non si sa nemmeno il nome e non si ha nemmeno un indizio.
È come cercare un ago in un pagliaio e ci si può affidare solo alla fortuna o più semplicemente alla cosiddetta “botta di culo”.
Mi ero rassegnato a non trovarla quando pensai a Evaristo, un mio compagno di liceo che aveva oltre tremila amici su Facebook. Iniziai a spulciare le loro facce una per una, quando finalmente la vidi. Non avevo impiegato più di una ventina di minuti: la fortuna, quella sera, fu dalla mia parte.
L’esultanza fu grande, la stessa di quando si vince un bel gruzzoletto di soldi con una schedina azzeccata.
«Ti ho trovata, sei senz’altro tu….Valeria Bianchi!!!» dissi ad alta voce.
E lo era! L’immagine del profilo Facebook non ammetteva repliche, un selfie perfetto che metteva in risalto quei suoi bellissimi occhioni marroni e un sorriso con denti bianchissimi e perfetti, mentre per immagine di copertina aveva dei graziosi tulipani di colore giallo.
Si dice che le persone nate con gli occhi marroni siano state baciate dal proprio angelo custode 5 secondi prima di nascere. Sono persone dolci, simpatiche e intelligenti… lei però mi sembrò molto di più.
«Mi piacerebbe ringraziare e abbracciare il tuo angelo custode e dirgli di proteggerti sempre e in ogni instante» pensai romanticamente.
Guardai minuziosamente il suo profilo, risultava davvero ermetico, nel diario postava pochissime cose e c’erano sì e no una decina di foto, tutte bellissime. Spulciai tra le informazioni personali scoprendo che aveva 23 anni, poi l’occhio mi cadde su “Relazione” ma la casella risultò vuota, quindi non potevo stabilire se era fidanzata o meno… seguendo un mio intuito pensai fosse single.
Quella sera andai a letto felicissimo, almeno sapevo finalmente il suo nome e quando avvertivo il desiderio di “vederla” con calma, mi bastava andare sul suo profilo. Dal vivo era comunque tutt’altra cosa, le foto a mio avviso non rendono mai giustizia, specie nel suo caso.
Mandarle una richiesta di amicizia era impensabile e poi Marta monitorava frequentemente il mio profilo e aggiungere Valeria agli amici avrebbe scatenato un vespaio dalle proporzioni bibliche, ammesso e concesso che avesse accettato l’amicizia.
I giorni che seguirono furono tempestati da altri sguardi intensi e travolgenti, a volte capitava di non vederla perché era assente o perché impegnata a lavorare e mi dava le spalle e quando accadeva ci rimanevo male. Ad ogni modo sembravo interessarle, ma volevo sincerarmi fino a che punto lo fosse.
Le prove non tardarono ad arrivare, e tre furono degne di nota:
1) Un pomeriggio si stava cimentando a pulire la vetrina con movimenti circolari e lenti. Durante il mio passaggio si bloccò di colpo per guardarmi.
2) Un’altra volta ancora, stava rivestendo un manichino, e anche quella volta si bloccò per fissarmi.
3) Avevo posteggiato la macchina in posizione strategica, vicino al baretto. Verso l’ora della pausa pranzo, mentre si accingeva a chiudere a chiave la porta della boutique, non si accorse subito che stavo sopraggiungendo alle sue spalle, e per la prima volta sentii la sua voce: «Anna, oggi c’è da sistemare un mare di vestiti, mi sa che ne avremo per tutto il pomeriggio... » Appena mi vide si interruppe di colpo. Le passai accanto e, a causa dello stretto marciapiede, involontariamente ci sfiorammo il braccio. Visibilmente imbarazzato le chiesi scusa a voce bassissima e proseguii verso l’auto.
Coraggiosamente mi voltai indietro e notai che sia Anna che Valeria sorridevano ambedue con fare complice.
Pensavo e ripensavo continuamente all’accaduto, per quel poco che avevo sentito la sua voce era da annoverarsi meravigliosa e molto femminile, nulla a che vedere con quella di Marta.
Il giorno seguente accadde un altro episodio, un episodio dolcissimo, che mi fece sentire molto vicino a Dio e al suo Paradiso.
Dovevo dirigermi alle poste per sbrigare alcune raccomandate, aveva da poco smesso di piovere, e uscendo dall’ufficio mi scordai di prendere l’ombrello, speravo che non ricominciasse, anche se la cosa che più mi importava era di vedere quella ragazza.
Proprio quando passai davanti al suo negozio, accadde la cosiddetta “pioggia a ciel sereno”: fui invaso da innumerevoli e piacevolissime goccioline in pieno viso, prima puntai lo sguardo al cielo e poi verso la vetrina, e Valeria oltre ad esserci, per la prima volta azzardò un radioso sorriso e uno sguardo mai così travolgente e impetuoso.
Superato il negozio alzai nuovamente lo sguardo e notai con stupore il sole che splendeva, le goccioline diradarsi ed infine un arcobaleno mozzafiato.
Sensibile come sono, mi scesero alcune lacrime che si confusero con le goccioline di pioggia e ringraziai Dio per il bellissimo regalo che si sposava alla perfezione con lo sguardo e il sorriso di quell’angelo.
Quella notte sognai di me e Valeria danzanti sotto una pioggia torrenziale, sotto un cielo stellato e con “I’m singing in the rain” in sottofondo. Eravamo bagnati fradici, ma felici, stretti in un abbraccio d’amore e alla fine ci baciammo.