Persi la mia ombra

Una mattina 
Il mio controllo svanì
E scivolai nel mondo
DI quelli sommersi
Dove hai come nome una matricola
Ed il sole è sempre pallido
Dove non hai alberi intorno
Ma muri di cemento molto alti
Con chiome elettriche tutto arrotolate tra di loro
E manca l’aria
Te ne danno una al giorno
Dove cammini lungo il perimetro del muro
E ti sembra di poter essere più vivo e libero
Non vedi bambini o signore ben vestite
Ma solo visi segnati 
Di giovani
Di vecchi
DI chi è lì da molto tempo e comanda 
Di chi è appena arrivato e lo vedi smarrito
E tra quelle mura che ho perso la mia ombra
Come si fosse staccata da me per un motivo, solo a lei noto
Un netto rifiuto di potermi vedere proiettato verso il domani
Eliminare la mia speranza di cancellare tutto quello 
Privarmi della luce che mi rendeva visibile
Ne provai dolore
Tra quelli già in corso
Mi domandavo anche come la potessi ritrovare
Ma le risposte erano sempre vuote
Anche chi girava con me intorno a quel muro, mi dava del matto
Non capivano
Loro non ne erano stati privati
Quella sorta era toccata solo a me
Fortuna
Sfortuna
Continuo a non sapere rispondere
E cosi
Continuo a girare
A volte faccio anche dei cerchi
Altre, saltello
Piombando a terra con fragore
Voglio che non sia tutto uguale in quel luogo
Tra i libri della biblioteca ho cercato 
E la parola “ombra” la citano spesso
Ma che possa scomparire 
Quello no
Dopo molto tempo, preparai la mia roba sulla brandina
E una chiave aprì la porta della mia cella
Mi accompagnarono fine a quel grande portone metallico
Che stridendo, si aprì lentamente
E così ne uscii
Camminai per un po'
Senza sapere dove andare
Stanco 
Mi sedetti su una panchina
Da li si vedeva il fiume
Era bello 
Libero
Il sole era spuntato dagli enormi palazzoni
Facendomi abbassare gli occhi
Mi rialzai
E la rividi
Era proprio dietro di me
Era tornata
Andata via per punirmi
Ritornata per non volermi lasciare mai più
Ero anche io libero come quell’acqua
Non potevo perdere quell’occasione
 

Tutti i racconti

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La scala scultorea

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