Anno 2085. Una domenica mattina alla base spaziale di Marte 2 in Arizona. Una versione aggiornata e rinnovata di Shuttle era pronta per intraprendere l’ennesimo viaggio verso il pianeta Marte. Dai risultati ottenuti dalle prime sonde lanciate verso il pianeta rosso, nei primi anni del terzo millennio, gli scienziati avevano trovato il modo di rendere possibile la colonizzazione del pianeta. Così erano cominciati i primi trasferimenti di gruppi di lavoro sul pianeta. In breve tempo avevano costruito una città sotterranea, sulla falsariga di quella di Montreal in Canada. Negli anni precedenti al duemila e anche prima, vista la situazione metereologica del paese le autorità canadesi avevano avviato i lavori per ricreare nel sottosuolo una copia quasi identica della città in superficie. Sotto c’erano uffici, scuole, centri commerciali, la metro che effettuava diverse fermate. Sopra c’erano in pieno inverno anche 40/45 gradi sottozero, sotto si viveva normalmente. Allora gli scienziati avevano pensato di ricreare la stessa struttura nel sottosuolo di Marte. Un luogo isolato dall’esterno dove era possibile vivere. Nel corso degli anni le navette spaziali avevano fatto la spola ininterrottamente fra la Terra e il pianeta rosso. Dopo tanto lavoro la stazione sotterranea marziana era stata inaugurata e messa in piena attività. Per i primi anni tutto aveva funzionato a dovere e si pensava addirittura di estendere questa tecnologia a tanti altri pianeti compresa la luna che con il suo territorio deserto e libero poteva essere sfruttata per ogni necessità. Qualcuno addirittura ipotizzava, viste le dimensioni modeste di farne una sorta di casinò cosmico, dove le navi spaziali, durante i viaggi, potevano fare sosta per rifornimenti e, nello stesso tempo, approfittare delle offerte davvero allettanti; un po’ come Las Vegas in America. Un soggiorno gratuito e tante, tante attrazioni dove i malcapitati turisti venivano spogliati dei loro averi.
Erano trascorsi anni dal primo insediamento su Marte e tutto filava liscio fino a, quando all’improvviso non giunsero più notizie dal pianeta. Non si riusciva a mettersi in contatto. Sembrava di parlare al vento. Dopo una settimana senza nessuna risposta, né un segno di vita, si decise di mandare una navetta con una squadra investigativa per rendersi conto dell’accaduto. Quella domenica di settembre nella base in Arizona, uno Skydriver già era pronto a partire. La squadra incaricata delle indagini era composta da sei uomini e due donne, tutti astronauti; ricercatori esperti anche d’indagini di polizia. Una intera città che non rispondeva era un segnale preoccupante.
Alle ore 9,40 del mattino il centro diede l’ok per la partenza. Si accesero i motori ormai non si usava più il propellente liquido, ma energia atomica. Non ci furono le consuete fiammate e fumo che fuoriuscivano dal retro del velivolo, solo un intenso rumore e poi lentamente la navicella prese la via del cielo. Dopo una settimana esatta, doveva atterrare sul suolo di Marte. Una piattaforma metallica opportunamente istallata lo avrebbe fatto scendere giù negli hangar per poi chiudere ermeticamente la parte superiore. Un po’ come il criterio delle portaerei. Solo più sofisticato. Una volta scesi dalla nave gli otto componenti la squadra dovevano sottoporsi alla decontaminazione dalle polveri cosmiche dopo di che, sarebbero stati pronti per mettersi al lavoro. Espletate le pratiche fisiologiche, per precauzione, indossarono tute protettive nuove non sapendo a cosa potessero andare incontro. Si divisero in due gruppi, quattro avrebbero esplorato la base vera e propria per determinare se le apparecchiature funzionassero bene, gli altri quattro invece sarebbero andati in giro per la città in cerca di notizie e per capire perché nessuno aveva risposto alle ripetute richieste provenienti dalla terra.
Non ci fu bisogno di camminare molto, le strade della città sotterranea erano deserte, si resero subito conto che qualcosa non andava. Tutti i negozi che si trovavano là sotto erano aperti, le luci accese, la merce esposta, ma di persone, nemmeno l’ombra. Auto e mezzi di locomozione fermi e in perfetta efficienza. Non videro un essere umano in tutte le strade. Via radio si misero in contatto con quelli che dovevano trovarsi nella base operativa della città, ma non ebbero risposta, non c’era nessuno! Loro avevano provato a contattare la Terra per controllare il funzionamento dei sistemi di comunicazione. Tutto era in regola, perfettamente funzionante, quello che mancava era la gente. Una colonia con mille persone dislocate sotto la superficie che avevano vissuto per anni ora improvvisamente erano tutte scomparse. Possibile che non ci fosse anima viva, potevano essere tutti morti? Dove erano i corpi. Non c’era traccia di violenze, di battaglie, tutto era perfetto come se si fossero allontanati un attimo per poi ritornare. La visione di quelle strade deserte, sotto la luce artificiale, fece rabbrividire gli uomini della pattuglia.
«Allora ragazzi che ne pensate di questa storia, qui deve essere successo qualcosa di terribile, non stiamo parlando di qualche morto, ma di un’intera città, più di mille elementi fra uomini e donne, dove sono?»
«Certo che è strano, se ci fosse stato qualche problema magari una rottura dei condotti d’aria avremmo dovuto trovare centinaia di cadaveri invece, non c’è niente, nemmeno un ferito. Uno salvato per miracolo, niente, solo strade deserte e tutto perfettamente funzionante.»
«Ehi Eddie, hai fatto i rilievi per la tossicità dell’aria, per fortuna non abbiamo ancora tolto le tute, se fossero stati uccisi dalla mancanza di aria?»
«È possibile, ma i corpi dove sono?»
«Allora che dicono gli strumenti.»
«Mah, non ci capisco niente, da una parte sembra che sia tutto a posto, poi gli strumenti dicono che qui l’atmosfera è satura di polvere, ma non è nociva per l’uomo; ragazzi stiamo attenti, qualcosa non va. L’unico mistero è, che fine hanno fatto più di mille persone, come se fossero state volatizzate tutte insieme.»
«Restate uniti e non vi allontanate, cerchiamo di capirci qualcosa, giù sulla terra confidano in noi. Tu Jim hai rilevato anomalie nei tuoi strumenti?»
«Ancora nulla di importante, solo che sulle pareti ho notato una strana polverina rossa. Se ci fate caso tutte le pareti delle costruzioni sono appena velate da questa polverina rossastra, ci vorrà tempo per capire l’origine, intanto vi esorto a non togliervi le tute, se siete a corto di ossigeno torniamo tutti indietro. Torneremo con più attrezzature, a bordo abbiamo tutto quello che ci serve.»
«Certo, questa è una buona idea, ma prima di andare vorrei controllare la sezione motori, quella che fornisce aria a tutto il complesso.»
«Allora sbrigati, il mio erogatore d’ossigeno segnala già riserva.»
Tom, che aveva chiesto di vedere la centrale motori, si avviò verso la stazione ed entrò da una porticina laterale, uscì dopo pochi minuti e si affrettò a tornare dai compagni.»