L’altra squadra con Tom, l’altra donna e due compagni erano in giro per il centro della città. Si trovarono davanti una piazza con dei punti di distribuzione, materiali e anche cibo per la comunità che fino a poco tempo fa viveva in quelle case.
Dopo i primi giri di perlustrazione si sentirono al telefono per confermare l’assenza di vita e dell’assenza di anomalie. Il tempo trascorreva e nessuno dei due gruppi aveva trovato nulla, erano scoraggiati e preoccupati. Eddie, che era il capo spedizione, fermò la macchina per fare il punto della situazione. Erano davanti alla sala motori, attese l’arrivo della seconda auto e allora parlò a tutti.
«Ragazzi, come avete potuto vedere anche voi, abbiamo setacciato l’intera base e non abbiamo trovato guasti visibili, nessun motivo logico che abbia potuto procurare questa tragedia. Io non so cosa altro fare e dispero di riuscire a trovare la soluzione. Se qualcuno ha un’idea per quanta pazza possa essere la dica, siamo fermi a niente e ogni cosa può essere utile. Li avete sentiti quelli della base, non vogliono un ritorno senza spiegazioni utili.»
«Tu Jim che sei quello più preparato fra noi hai almeno un’ipotesi di cosa sia potuto succedere?»
«Mentre tu parlavi Eddie io stavo continuando a misurare il livello di respirabilità dell’aria, stamattina era negativo ora sembra che i valori stiano cambiando, io non mi azzardo a togliere la tuta, ma questo cambiamento è quanto meno sospetto non è successo nulla che possa giustificare queste variazioni. Secondo me tutto si potrebbe collegare a un malfunzionamento della sala motore, se non funziona quella il resto va a farsi friggere. Direi di entrare dentro e controllare pezzo per pezzo, dobbiamo cercare qualche falla nel sistema di areazione o qualcosa di simile, solo che per verificare la veridicità della cosa bisognerebbe che uno di noi togliesse la tuta. Dalla reazione del suo corpo si potrebbe stabilire almeno un dato certo, chi è disposto a sacrificarsi?»
Un silenzio di gelo scese fra i presenti, nessuno parlò, nessuno si mosse, solo si guardavano negli occhi per trovare un accenno di reazione. Alla fine dopo un lungo silenzio, si fece avanti una delle due donne, Annette, che al centro del gruppo si disse disposta al sacrificio. Per lei era importante stabilire le cause della morte di tutte quelle persone, lei era nubile non aveva legami e nessuno l’aspettava a casa. Quando si era iscritta al programma spaziale era cosciente che metteva in gioco la sua vita, ora era il momento di sacrificarla per il bene comune, meglio che morire in circostanze diverse e inutili. Gli uomini si fecero sentire, non approvavano, ne andava di mezzo il loro orgoglio di maschi, non potevano permettere che una ragazza sacrificasse la sua vita in mezzo a tanti uomini, preparati e allenati a questi momenti.
Il primo fu proprio Eddie, il capo, che fece la voce grossa zittendo tutti.
«Uomini, anche se lodevole e coraggiosa, non posso permettere questa iniziativa. Io sono il capo spedizione ed è compito mio stabilire e decidere chi può affrontare determinati pericoli. Sarò io e solo io che farò quello che va fatto, voi dovete solo prendere nota di quello che succede e riferire alla base, non ammetto repliche. Intesi?»
«Non sono d’accordo capo, rispose uno dei ricercatori, tu sei sposato anche se divorziato, una moglie ce l’hai, io sono scapolo e potrei farlo tranquillamente, tanto da qua non torna nessuno, moriremo tutti, forse non nello stesso modo di questa povera gente, ma la fine sarà sicura. Comunque comandi tu e se dici che vuoi essere tu il primo fai pure, dopo però toccherà a me, sperando che bastino due corpi per stabilire l’accaduto.»
«Bene se nessun altro ha obiezioni sulla mia decisione procediamo pure. Di cosa hai bisogno Jim per i tuoi rilievi, hai tutta la strumentazione a portata di mano, voi ragazzi non state con le mani in mano, fate anche voi il vostro lavoro con precisione non possiamo permetterci tante prove, una deve bastare.»
«Bene capo noi siamo pronti, appena vuoi possiamo procedere.»
Mentre Eddy stava cominciando a svitare i bulloni di fissaggio della sua tuta, una voce risuonò sinistra nello spazio davanti alla sala motore.
« Basta! così può bastare. Ben fatto e ben detto ragazzi, adesso potete uscire, la prova è terminata.»
Di fianco alla sala motori si aprì una porticina blindata e un raggio di luce bianca penetrò nella penombra dell’ambiente dove si trovava la squadra al completo. Entrò un uomo in divisa militare che si diresse deciso verso Eddie per stringergli la mano.
«Bravo Eddie, sapevo che eri l’uomo giusto per questa prova. Ti sei comportato da vero capitano e, gli uomini si sono dimostrati all’altezza del compito che gli dovremo affidare. Naturalmente abbiamo esagerato con la criticità dell’operazione, ma ci è sembrata abbastanza veritiera e di difficile soluzione. Capirai mille morti non capita tutti i giorni e la trovata della polvere di sangue poi, bravo! Sono soddisfatto esclamò d’istinto il generale Ellroy, ora so che posso affidarti tutte le missioni più difficili, sei un gran comandante caro Eddie.»
Salutato il generale, che prima di andare volle stringere la mano a tutti i componenti la squadra, Eddy si scosse da una specie di immobilismo che lo aveva bloccato davanti al generale. Uscì dalla porticina aperta e cercò un telefono, voleva chiamare un ristorante per prenotare un tavolo per otto. Voleva invitare tutta la squadra a cena fuori, l’esercitazione era stata dura e impegnativa. Sperava solo che la conquista di Marte avvenisse il più tardi possibile.